Di recente avevamo dato notizia degli esperimenti condotti da Google nei suoi laboratori e che erano incentrati sulla costruzione di reti neurali artificiali per l’elaborazione automatizzata di contenuti digitali imitando, quanto più possibile, i processi svolti dal cervello umano (vedere l’articolo La rete neurale di Google riconosce gatti e volti umani). La piattaforma allestita dai tecnici del colosso di Mountain View è riuscita a riconoscere le immagini di gatti presenti nei video pubblicati su YouTube senza che la rete neurale fosse stata precedentemente istruita sull’identità dei felini.
Sulla stessa lunghezza d’onda si pone la registrazione di un brevetto che è stata appena accordata a Google dall’ufficio competente negli Stati Uniti. Con “Automatic large scale video object recognition“, i tecnici della società fondata dal duo Larry Page-Sergey Brin hanno descritto un nuovo algoritmo che permetterà di riconoscere automaticamente gli oggetti (ed eventualmente le persone, aggiungiamo) presenti nei video, ad esempio quelli che compongono lo sconfinato archivio di YouTube.
Impiegando il sistema dettagliato in questo documento vidimato dall’ufficio brevetti statunitense, Google può esaminare il contenuto di ogni singola immagine che compone ciascun video, andare alla ricerca di oggetti particolari e stilare una sorta di catalogo di tali elementi.
Si supponga di aver caricato su YouTube un video che vi ritrae, insieme con alcuni amici, presso Piazza di Spagna, a Roma. Google, ricorrendo alla sua tecnologia brevettata, analizzerà l’intero contenuto della sequenza filmata ed abbinerà alcune etichetta (“tag”) al video: sicuramente specificherà, quanto meno, “Roma“, “Piazza di Spagna” e “Trinità dei Monti“, la chiesa prospiciente la celeberrima scalinata.
Grande peso assumerà tuttavia le modalità con cui Google deciderà di implementare il nuovo algoritmo: i tecnici della società dovranno muoversi coi piedi di piombo per evitare di scatenare le ire dei garanti della privacy.