Amazon, Facebook, Microsoft, Tesla, Baidu e Alibaba sono tutte aziende che stanno lavorando per realizzare propri processori e SoC destinati a prodotti elettronici e sistemi utilizzati per l’erogazione di servizi cloud.
Sapevamo già che Google si sta preparando all’inserimento nei nuovi smartphone Pixel 6 di un SoC ARM interamente progettato dai tecnici della società di Mountain View.
Google sarebbe però impegnata anche sullo sviluppo in-house di chip ARM per la sua linea di portatili e tablet basati su Chrome OS.
L’obiettivo è quello di differenziarsi dalla concorrenza portando all’estremo il livello di ottimizzazione di tali SoC, un po’ come sta facendo Apple con i chip di derivazione ARM destinati ai suoi sistemi Mac.
Secondo fonti vicine all’azienda guidata da Sundar Pichai, Google potrebbe essere pronta per integrare i suoi SoC ARM nei Chromebook e nei tablet sin dal 2023.
I chip in corso di sviluppo sono ovviamente derivati dalla proprietà intellettuale ARM (utilizzata nel 90% dei dispositivi mobili al mondo). L’azienda è ancora di proprietà di Softbank mentre l’acquisizione di NVidia viene indicata come ancora in forse.
Google ha prodotto più di 7 milioni di smartphone Pixel nel 2019, il numero più elevato di sempre, fermandosi però ad appena 3,7 milioni nel 2020 a causa della pandemia.
L’azienda vede però roseo il futuro tanto che ha chiesto ai fornitori di prepararsi per essere in grado di aumentare la capacità produttiva dei nuovi Pixel 6 del 50%.
Dopo le recenti riunioni con i partner, Google ha affermato di vedere enormi opportunità di crescita nel mercato globale perché l’azienda è l’unico produttore di smartphone statunitense che produce smartphone utilizzando il sistema operativo Android.
Usare i propri chip comporta una migliore integrazione di hardware e software con la possibilità di gestire efficacemente i carichi di lavoro senza limitazioni da parte dei fornitori e di assicurare tecnologie e servizi unici. È questa l’opportunità che Google, come altri giganti dell’industria, cerca di cogliere.
Secondo le stime degli analisti il costo di progettazione di un chip all’avanguardia da realizzare con un processo produttivo a 5 nm sarebbe quantificabile nell’ordine di circa 500 milioni di dollari. Un’enormità rispetto ad esempio ai 50 milioni di dollari da stanziare per sviluppare un chip utilizzando tecnologie di produzione più mature, ad esempio a 28 nm.
Pochissimi player hanno le competenze e le risorse finanziarie per progettare i propri chip: ecco perché a sfidarsi sono realtà di grandi dimensioni come i fornitori di servizi cloud o chi sviluppa applicazioni particolarmente avanzate.
Google ha iniziato a costruire i propri chip chiamati TPU (tensor processing unit) utilizzati per le applicazioni di intelligenza artificiale nei suoi data center sin dal 2016.
Basati su un circuito ASIC, Google ha presentato la quarta generazione dei suoi chip TPU a maggio 2021.
L’azienda sta inoltre assumendo ingegneri specializzati nella progettazione di chip in tutto il mondo, in Israele, India e Taiwan – tutte economie tecnologiche chiave – e a casa sua negli Stati Uniti. Molti nomi provengono da realtà quali Intel, Qualcomm e Mediatek.
Le spedizioni globali di Chromebook sono quasi raddoppiate l’anno scorso e le vendite sono continuate a crescere in modo deciso durante tutta la prima metà del 2021 rallentando però dallo luglio scorso. Ecco perché, complici anche i risultati positivi, Google intende spingere l’acceleratore sui suoi SoC ARM da usare anche nei Chromebook.