In una risposta che Google aveva fornito a settembre 2018 al Congresso degli Stati Uniti d’America, l’azienda aveva dichiarato di non effettuare più la scansione del contenuto delle email degli utenti: Google non scansiona più le email dei suoi utenti ma altri soggetti possono farlo.
E ciò nonostante i Termini di servizio di Google, anche in versione italiana, riportino chiaramente quanto segue: “I nostri sistemi automatizzati analizzano i contenuti dell’utente (incluse le email) al fine di offrire funzionalità dei prodotti rilevanti a livello personale, come risultati di ricerca personalizzati, pubblicità su misura e rilevamento di spam e malware. Questa analisi si verifica nel momento in cui i contenuti vengono trasmessi, ricevuti e memorizzati“. Ne abbiamo parlato, nel dettaglio, nell’articolo Posta Gmail più sicura con la crittografia dei messaggi.
In molti nostri articoli abbiamo ricordato che è sempre bene controllare attentamente e su base periodica quali applicazioni di terze parti possono accedere al contenuto degli account Google, email comprese: Promemoria: le app di terze parti possono accedere ai messaggi Gmail e al contenuto dell’account Google.
Sempre più siti e applicazioni web offrono la possibilità di effettuare il login con il proprio account Google: si tratta di uno strumento molto comodo da usare perché le credenziali d’accesso Google non vengono mai condivise con la terza parte.
Ciò che però si può condividere sono informazioni, spesso anche molto personali, che vengono trasferite ad altri soggetti.
Se si decidesse di autorizzare un’applicazione ad accedere al proprio account Google è quindi fondamentale controllare con attenzione quali permessi vengono richiesti.
In ogni caso, è cruciale accedere periodicamente a questa pagina Google e verificare quali applicazioni possono accedere alle informazioni contenute nel proprio account e quali sono i dati condivisi.
Google ha annunciato quest’oggi che seguendo un po’ quanto già fatto su Android a partire dal rilascio di Marshmallow, a breve gli utenti potranno scegliere quali permessi fornire e quali non accordare alle applicazioni di terze perti.
Anziché mostrare un’unica schermata “tutto o niente” come avviene oggi, Google mostrerà una serie di richieste successive spiegando nel dettaglio ogni singolo permesso che l’applicazione di terze parti sta chiedendo. Le singole autorizzazioni potranno essere concesse o negate.
L’importante è che gli utenti riflettano bene prima di concedere un permesso evitando di premere rapidamente i pulsanti Avanti, Avanti, Avanti,….