Nuovo giro di vite da parte di Google contro il fenomeno della pirateria online. I tecnici del colosso di Mountain View hanno spiegato di aver apportato una nuova modifica al motore di ricerca attivando una seria penalizzazione per tutte quelle pagine web che hanno ricevuto un elevato numero di contestazioni per possibile violazione delle norme a tutela del diritto d’autore. A partire da quest’oggi, per comporre le pagine SERP – ossia l’elenco dei risultati esposti all’utente che digita uno o più termini nell’apposita casella di ricerca – Google utilizzerà una nuova “indicazione”. Il motore di ricerca più utilizzato al mondo, infatti, tenderà a dare visibilità nulla o comunque molto inferiore rispetto al passato a tutti quegli indirizzi per i quali Google ha ricevuto diverse richieste di rimozione.
Il nuovo indicatore si aggiunge ai 200 circa dei quali, come ha dichiarato Amit Singhal – uno degli ingegneri più in vista della società di Larry Page e Sergey Brin -, il motore di ricerca già si serve.
Google riceve quotidianamente migliaia di segnalazioni dai detentori dei diritti sui contenuti che, attraverso un apposito modulo, possono richiedere alla società statunitense di rimuovere uno o più indirizzi dalle pagine SERP del motore di ricerca. Nell’ultimo mese di attività, ad esempio, Google sostiene di aver preso in consegna oltre 4,4 milioni di URL ritenuti lesivi degli altrui diritti, un valore addirittura più che triplicato rispetto a quanto dichiarato solo a maggio (vedere l’articolo Google: nell’ultimo mese rimossi 1,2 milioni di link illegali).
I dati appena resi pubblici da Google sono liberamente consultabili a questo indirizzo. Il sito web di riferimento è lo stesso che l’azienda utilizza per compilare il cosiddetto “Transparency Report“. Esso si prefigge di evidenziare in quali Paesi del mondo le attività di censura siano più pesanti e frequenti.
È possibile verificare chi ha inviato delle contestazioni a Google e rispetto a quali contenuti?
L’elenco delle contestazioni in materia di copyright, ha spiegato Dorothy Chou, Senior Policy Analyst di Google, viene aggiornato in tempo reale (qui sono disponibili i dati più recenti).
Quando Google accetta una contestazione e rimuove un contenuto dai suoi servizi, fa in modo che in risposta all’interrogazione dell’utente sul motore di ricerca, appaia un messaggio simile al seguente: “In risposta a una lamentela ricevuta ai sensi della legge americana Digital Millennium Copyright Act (Legge sul copyright digitale), abbiamo eliminato N risultato(i) da questa pagina“. In ogni caso viene offerto un link al sito Chilling Effects a cui Google usa inoltrare, per conoscenza, ogni singola contestazione: “ogni notifica legale che riceviamo viene inviata a una terza parte che potrebbe pubblicarla e/o chiosarla. In particolare, la comunicazione (priva dei dati personali) viene altresì inoltrata al sito Chilling Effects per essere pubblicata. (…) Al posto dei contenuti rimossi, nei risultati di ricerca di Google viene visualizzato un link alla comunicazione pubblicata“, chiarisce il colosso di Mountain View.
Facendo una semplice ricerca sul database di Chilling Effects è immediato stabilire quali e quante richieste vengono inviate a Google così come ad altre società che ospitano contenuti pubblicati da parte di terzi.
Una modifica che vuol favorire coloro che distribuiscono contenuti in modo legale
L’intervento sull’algoritmo alla base del motore di ricerca che adesso inizierà a penalizzare in modo pesante tutti i link oggetto di contestazioni, è stato dipinto da Singhal come una modifica pensata per favorire tutti coloro che distribuiscono contenuti in modo legale. Si prendano in considerazione, aggiunge l’ingegnere di Google, “i contenuti musicali riprodotti visitando un sito come NPR, gli show televisivi proposti su Hulu o i nuovi brani diffusi via Spotify“. Bisogna dare la precedenza a questo materiale, veicolato in forma corretta – spiega ancora Singhal – non facilitando la vita a chi non rispetta le regole.