Ancora pressoché sconosciuti, gli RCS (Rich Communication Services) sono considerati come l’evoluzione degli SMS.
Sviluppati nel 2012 per volontà della GSM Associations, gli RCS offrono le funzionalità di base previste per gli SMS a cui si aggiunge la possibilità di inviare file (multimediali e non), emoticons, informazioni sulla localizzazione geografica e di avviare chat di gruppo.
RCS restituisce informazioni sulla presenza, sullo stato e sulle capacità di comunicazione degli utenti: per ogni contatto della rubrica, ad esempio, l’utente può sapere anche se questo è disponibile e se può ricevere file.
Di fatto RCS abilita un sistema di messaggistica istantanea supportato direttamente dalla rete mobile e dagli operatori.
Fino ad oggi se ne è parlato poco, almeno in Italia. TIM, Vodafone e Wind, comunque, hanno svolto alcuni test di interoperabilità anche all’inizio del 2016. L’obiettivo era quello di verificare il pieno funzionamento della connessione IP stabilita tra gli operatori di telefonia mobile e, oltre a RCS, provare anche il funzionamento di VoLTE (tecnologia, quest’ultima, che permette di stabilire chiamate vocali su rete 4G/LTE con una qualità nettamente superiore rispetto alle chiamate tradizionali, grazie proprio al fatto di usare l’architettura IP).
Per dare un impulso allo sviluppo di RCS, Google ha rilasciato una nuova versione della sua app Messenger per Android che supporta pienamente i servizi successori degli SMS.
La novità nasce da un accordo con l’operatore telefonico USA Sprint che già supporta in toto RCS.
A partire dal prossimo anno, inoltre, tutti i dispositivi Nexus e LG commercializzati da Sprint godranno del supporto “nativo” per RCS.
In un mondo ormai dominato da applicazioni di messaggistica come WhatsApp, Telegram, Skype e Facebook, una eventuale adozione di RCS è ancora tutta da verificare.