Microsoft ha presentato alla Commissione Europea una denuncia nei confronti di Google facendo sentire il suo peso su una vicenda a proposito della quale l’istituzione aveva già iniziato ad indagare. A fine novembre scorso, la Commissione aveva dichiarato di aver promosso una serie di approfondimenti su alcune lamentele pervenute da società “rivali” del colosso di Mountain View con l’intento di verificare se Google, con un disegno ben preciso, abbia abbassato il ranking dei siti web che offrono servizi potenzialmente concorrenziali (ved. questo precedente articolo).
“Google ha fatto molto per progredire nella lodevole missione di organizzare tutte le informazioni disponibili a livello mondiale“, ha commentato Brad Smith (Microsoft). “Siamo però preoccupati a proposito di una condotta vocata a bloccare altre realtà dallo sviluppare alternative competitive. Per questo abbiamo deciso di unirci ad una vasta schiera di aziende esponendo i propri timori riguardo il mercato delle ricerche“.
Smith cita la Commissione Europea che ha confermato come Google, nel Vecchio Continente, detenga il 95% del mercato delle ricerche online mentre, si spiega da Microsoft, Bing e Yahoo! – negli Stati Uniti – verrebbero utilizzati, complessivamente, da un quarto degli utenti.
Secondo il gigante di Redmond, Google avrebbe poi costruito un muro attorno ai contenuti ed ai dati gestiti dalla società impedendo alle aziende concorrenti di fornire risultati agli utenti e di attrarre inserzionisti.
Microsoft ha fatto sei esempi per illustrare il suo punto di vista. Si parte col citare YouTube, il servizio di video sharing acquisito da Google nel 2006. Secondo Smith, la società fondata da Larry Page e Sergey Brin avrebbe messo in atto numerosi espedienti tecnici per impedire ai motori di ricerca rivali l’indicizzazione dei contenuti pubblicati sul servizio.
Nel 2010, sempre secondo Microsoft, Google avrebbe bloccato l’accesso ai contenuti YouTube da parte di tutti i possessori di telefoni Windows Phone offrendo la possibilità di consultare il servizio di video sharing solamente agli utenti Android. “L’applicazione YouTube che viene offerta sui dispositivi Windows Phone si comporta semplicemente come un normale browser web e non può integrare le funzionalità più evolute messe a disposizione sugli altri telefoni (Android, n.d.r.)”.
Nel lungo commento pubblicato da Smith a questo indirizzo, si fa riferimento al presunto tentativo di Google di bloccare l’accesso ai contenuti di proprietà di editori o dei rispettivi autori (con riferimento al servizio “Books“). Stando a quanto affermato dalla società di Redmond, inoltre, Google impedirebbe ad alcuni siti web che pubblicano la sua casella di ricerca l’utilizzo dei “search box” di altre aziende.
In Google, frattanto, si resta ottimisti circa i risultati che emergeranno a conclusione delle indagini avviate dalla Commissione Europea. “Noi continueremo a discutere il caso in sede europea e saremo ben lieti di spiegare a tutti come funziona il nostro business“.