Tra i primi fortunati tester degli occhiali per la realtà aumentata di Google c’è anche Lester Victor Marks, un giornalista esperto di tecnologia che è da sempre molto vicino ad Apple ed ai suoi prodotti. Eppure Marks ha ammesso che “il packaging dei Google Glass è stato eseguito in modo magnifico“.
Si tratta di un giudizio positivo che appare estremamente incoraggiante per Google, dopo i dubbi sul possibile successo del progetto Glass esplicitamente avanzati dal CEO di Apple Tim Cook.
Ricordando che l’accesso al piano di testing dei Google Glass è per il momento piuttosto difficoltoso ed oneroso (ci vogliono 1.600 dollari per accaparrarsi in anteprima uno dei primi modelli degli innovativi occhiali), Marks spiega che il pacchetto contenente gli occhiali è davvero completo e ben realizzato. La confezione include un paio di lenti che possono essere eventualmente applicate sulla montatura dei Google Glass: le prime sono completamente trasparenti mentre le altre somigliano da vicino a quelle che contraddistinguono i normali occhiali da sole.
Il funzionamento dei Glass viene particolarmente apprezzato da parte di Marks che ha confermato come il riconoscimento vocale operi in modo praticamente perfetto. Il software di Google è infatti in grado di interpretare le domande poste dall’utente e fornire sempre risposte immediate e pertinenti. “Quanto è alta la Torre Eiffel?“, “Quando è stata costruita?“, si può ad esempio chiedere all’assistente digitale dei Google Glass per ottenere istantaneamente indicazioni precise.
Viene positivamente valutato anche il meccanismo di navigazione che, mostrando una mappa tridimensionale, offre i suggerimenti stradali per raggiungere la destinazione impostata.
L’unico problema, ha aggiunto Marks, è che gli occhiali per la realtà aumentata di Google non funzionano correttamente quando si è di fronte alla luce diretta del sole. Il giornalista, ad esempio, è stato costretto ad abbassare il parasole in automobile per poter interagire con gli occhiali.
Le chiamate telefoniche funzionano molto bene. Gli occhiali di Google non integrano alcuna cuffia o speaker ma utilizzano un sistema di conduzione ossea del suono. L’audio viene infatti trasmesso all’orecchio interno attraverso le ossa del cranio grazie al meccanismo posto sulla montatura dei Google Glass, all’altezza della tempia.
Le uniche difficoltà rilevate da Marks sono quelle sperimentate in fase di configurazione del prodotto. Secondo il fan dei device a marchio Apple, infatti, l’installazione dei Google Glass richiede la connessione ad un sito web di riferimento, la scelta di un account utente Google, l’impostazione della connettività Wi-Fi. La pagina web di Google restituirà uno speciale codice QR che dovrà essere “fotografato” coi Glasses.
Per Marks non è ancora semplicissimo scattare una foto con gli occhiali di Google perché parte di ciò che si vuole acquisire potrebbe apparire fuori dall’angolo visivo. Inoltre, avviando la procedura di registrazione su alcuni dispositivi mobili (come gli stessi Nexus di Google), il codice QR restituito potrebbe apparire illeggibile.
Si tratta di problematiche, comunque, che dovrebbero essere risolte prima del lancio della versione definitiva degli occhiali.
Il problema di fondo, secondo Marks, sarà capire le reazioni delle persone dinanzi ai Google Glass o a soluzioni similari. Nel corso di “una prova sul campo”, Marks ha potuto registrare il fastidio espresso da alcune persone che avevano riconosciuto gli occhiali “made-in-Mountain View“. L’averli sempre indosso è stata fonte di disturbo per alcuni soggetti che hanno manifestato non poche perplessità.
C’è però anche l’altro lato della medaglia. Chris Barret, consulente della comunicazione e documentarista, si è dichiarato soddisfattissimo dei Google Glass sottolineando come il dispositivo della società di Page e Brin possa cambiare il mondo del giornalismo. Mentre passeggiava per una città del New Jersey, Barret ha infatti documentato una rissa e il successivo arresto, proprio mentre veniva effettuato. Nella sua analisi, Barret ha giudicato i Google Glass come un’importantissima risorsa che rivoluzionerà il cosiddetto citizen journalism rendendo le persone comuni in grado di veicolare un’informazione nuova, sempre “sul pezzo”.
In Italia un progetto simile ai Google Glass è sviluppato da GlassUp (GlassUp, occhiali per la realtà aumentata made in Italy): nonostante le asserzioni di Tim Cook, numero uno di Apple, infatti, gli occhiali per la realtà aumentata vengono da più parti considerati come una nuova ed importante opportunità di business (Google Glass: immensa opportunità di business).