Sul sistema operativo Google Fuchsia si sono già spese tante parole nonostante si trattasse di un progetto che non ha mai davvero visto realmente la luce.
Che la piattaforma sarebbe però arrivata presto su qualche dispositivo dell’azienda di Mountain View era apparso chiaro a dicembre 2020 quando Google permise di provare Fuchsia OS con un emulatore agli sviluppatori interessati.
Da oggi invece Fuchsia OS comincia a diventare realtà andando a sostituire Cast OS sulla prima versione di Nest Hub, il display smart lanciato sul mercato da Google nel 2018.
Le funzionalità del dispositivo restano le stesse ma gli utenti che hanno acquistato il primo Nest Hub vedranno prossimamente arrivare un aggiornamento con Fuchsia OS.
Alcuni di loro potrebbero non accorgersi di nulla perché l’interfaccia e l’esperienza rimarranno invariate.
E allora? Qual è il motivo di tutto ciò? Il debutto sui Nest Hub va considerato come una vera e propria pietra miliare per Fuchsia OS che diventerà in futuro un sistema operativo utilizzabile da parte di chiunque.
Testandolo sul campo su dispositivi reali già immessi in passato sul mercato Google può dimostrare che il suo sistema operativo “non Linux” è pronto per essere utilizzato su larga scala e viene rilasciato con grandi ambizioni.
Diversamente rispetto ad altri sistemi operativi Google di successo come Android e Chrome OS basati su kernel Linux, Fuchsia OS sfrutta un nuovo microkernel chiamato Magenta (derivato dal progetto Little Kernel) e pensato per funzionare su qualsiasi dispositivo.
Fuchsia OS sbarca sui dispositivi di Google per la smart home ma è destinato a poter funzionare su smartphone e desktop consentendo anche l’utilizzo delle app Android. I dispositivi smart sono quindi soltanto un punto di partenza perché Fuchsia OS è candidato a ritagliarsi ampio spazio, almeno nelle mire di Google, nel mondo dell’Internet delle Cose (IoT).