Google fa scegliere il motore di ricerca predefinito su Android

Entra ufficialmente in vigore da domani il meccanismo che permette di scegliere il motore di ricerca predefinito sui dispositivi Android. Qualche critica per le modalità basate sull'utilizzo di un'asta che favorisce sempre i tre migliori offerenti.

La Commissione Europea aveva imposto a Google di implementare un sistema che permettesse agli utenti di scegliere il motore di ricerca da configurare come predefinito su Android (che di default è quello dell’azienda di Mountain View).
La novità entrerà ufficialmente in vigore da domani 1 ottobre con la schermata di scelta del motore di ricerca che apparirà al momento della prima configurazione del dispositivo Android o dei servizi Google.

Gli utenti che sceglieranno un motore di ricerca alternativo a Google se lo ritroveranno come punto di riferimento nella casella di Chrome e in quella mostrata nella schermata Home di Android.

Come avevamo spiegato nell’articolo Google lancerà un’asta per decidere quali motori di ricerca saranno selezionabili su Android, l’azienda guidata da Sundar Pichai non farà nulla a costo zero.
Nei mesi scorsi è stata infatti indetta un’asta per selezionare quali concorrenti verranno proposti come alternativa al motore di ricerca Google.

Oggi si sa che in Italia i provider alternativi mostrati nel ballot screen di Google saranno Microsoft Bing, info.com e PrivacyWall. Escluso il noto DuckDuckGo che l’ha spuntata soltanto in alcuni Paesi.

Per le aste riferite a ciascuna nazione, infatti, i provider di servizi di ricerca sul web hanno indicato il prezzo che erano disposti a pagare ogni volta che un utente li seleziona nella schermata di scelta sul singolo dispositivo Android. I tre migliori offerenti, da affiancare a Google Search, sono stati quindi già selezionati per ciascun Paese.
Le cose non cambieranno fino al 31 dicembre 2020: dal 1° gennaio i motori di ricerca alternativi proposti sui device Android potranno essere rivisti a seconda dell’andamento della prossima asta indetta da Google.

A farsi sentire con un commento piuttosto critico è stato il motore DuckDuckGo, impostato come predefinito in Tor Browser (Tor Browser, cos’è e come funziona la nuova versione del programma).
Gli sviluppatori di questo strumento, che si dichiara espressamente vocato alla tutela della privacy degli utenti, hanno osservato come un’asta non sia necessariamente l’approccio migliore.

Il problema centrale è che si tratta di un’asta a pagamento a cui possono partecipare solo i migliori offerenti. Questo formato incoraggia gli offerenti a fare offerte tenendo presente i vantaggi derivanti dalla scelta di ogni utente“, si fa presente da DuckDuckGo. “L’asta di Google incoraggia i motori di ricerca a peggiorare la gestione della privacy e ad aumentare gli annunci pubblicitari per far cassa“.

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