Lo scorso anno i tecnici di Google avevano dichiarato di essere al lavoro su un sistema per la stampa dei dati “in-the-cloud“. L’obiettivo era quello di permettere ai dispositivi basati su Chrome OS, sistema operativo che ha sì un cuore Linux ma che è stato concepito per fornire solamente l’architettura di base per la fruizione di servizi online (ved. la notizia del lancio di CR-48), di inviare documenti alla stampante senza dover installare alcun driver di periferica.
Il meccanismo, battezzato “cloud printing“, è stato già oggetto di test da parte di coloro che hanno avuto occasione di provare il primo netbook di Google (CR-48) interamente basato su Chrome OS. Adesso arriva la notizia che il medesimo sistema diventa utilizzabile anche da parte di coloro che dispongono di uno smartphone Android 2.1 (o versioni successive) oppure di un device basato su Apple iOS.
La funzionalità di “cloud printing” dovrebbe quindi permettere di inviare un documento, dal proprio smartphone ad un sistema – connesso alla rete Internet – al quale sia collegata una stampante. “Immaginate di poter inviare in stampa un documento importante dal proprio smartphone e di trovarlo pronto ad aspettarvi, in versione cartacea, al rientro in ufficio“, hanno osservato i portavoce del colosso di Mountain View.
Se la stampante alla quale è inviato il documento risulta spenta od il sistema al quale è collegata disconnesso dalla Rete, il meccanismo presentato da Google manterrà una “coda di stampa” provvedendo a trasmettere le pagine non appena possibile.
Non è dato sapere quanto la funzionalità di “cloud printing” possa avere successo e quanto possa essere ritenuta utile da parte degli utenti. Il servizio messo a disposizione da Google, tra l’altro, tiene traccia – lato server – di tutti i processi di stampa, del titolo dei documenti e della stampante ai quali vengono indirizzati.
Come confermato da Google, il “cloud printing” (maggiori informazioni sono reperibili clicando qui) è compatibile per il momento solo con i sistemi Windows ma il supporto sarà presto esteso a Linux e Mac OS X.