Google Drive, l’hard disk virtuale da 5 GB offerto gratuitamente dal colosso di Mountain View è stato lanciato, come noto, martedì scorso nel tardo pomeriggio. E se molti utenti account utente dovrebbero essere già in grado di accedere al nuovo servizio di Google (i nostri account italiani già consentono di utilizzare lo spazio messo a disposizione “in the cloud“), permangono alcuni dubbi circa le piattaforme ed i dispositivi mobili supportati.
Come abbiamo riportato nella nostra presentazione, gli utenti possono caricare online file di qualunque tipo e dimensione servendosi del browser web oppure di uno dei software client sviluppati dai tecnici di Google. I software client hanno un indubbio vantaggio ossia quello di integrarsi strettamente con il sistema operativo e fare in modo che il disco fisso remoto sia considerato come una sorta di unità “fisica”, direttamente accessibile anche dalle applicazioni installate.
Presto compatibile con i sistemi Linux
Al momento, sul versante “mobile”, Google ha pubblicato solamente il client per i dispositivi a cuore Android ma si sa già che dovrebbe essere imminente il rilascio di una versione dedicata ai possessori di iPhone ed iPad. Gli utenti di Windows e Mac OS X, inoltre, possono già scaricare il loro software client mentre mancano all’appello i sistemi Linux.
Ed è proprio al malcontento diffusosi tra chi ha preferito orientarsi sul “pinguino” che Google ha voluto immediatamente porre rimedio: la notizia di oggi, infatti, è che i tecnici della società fondata da Larry Page e Sergey Brin stanno lavorando per ultimare lo sviluppo di un client Google Drive per Linux.
L’argomento “#DriveforLinux” è infatti velocemente divenuto, nelle scorse ore, un “trending topic” sul social network Google+: moltissime le critiche da parte degli utenti di Linux che si sono sentiti esclusi. “Stiamo lavorando sul supporto Linux, tenete duro“, ha assicurato Teresa Wu, community manager del progetto Google Docs.
Essendo sprovvisti dell’apposito client, infatti, gli utenti Linux non possono sincronizzare automaticamente file e cartelle personali come già possono fare, invece, gli utenti di Windows e Mac OS X. La buona notizia è che Google non intende dimenticare i fan “del pinguino” proponendosi quindi come una valida alternativa al servizio “Ubuntu One” di Canonical. Anch’esso mette a disposizione degli utenti di Ubuntu 5 GB di spazio “cloud” a titolo gratuito ed è assai probabile che venga ulteriormente aggiornato con l’odierno rilascio della versione 12.04 “Precise Pangolin” della distribuzione.
Google Drive diventerà un hard disk aggiuntivo per Chrome OS
L’altra novità relativa a Google Drive è che il servizio si integrerà presto con il sistema operativo Chrome OS. Interamente basato sui servizi fruibili sul web, il sistema operativo di Google (che per il momento non ha riscosso un grande successo) considererà Drive come una porzione del proprio file system.
L’azienda statunitense continua a credere molto su Chrome OS: di recente ne è stata svelata la rinnovata interfaccia utente “Aura” e presto il sistema operativo dovrebbe poter funzionare sui dispositivi dotati di processore ARM (ved. questi articoli).
Qualche dubbio sulle condizioni di licenza
Alcuni esperti, in primis Eric Goldman dell’High Tech Law Institute, hanno espresso qualche dubbio circa il linguaggio utilizzato per descrivere le condizioni di licenza d’uso del servizio Google Drive. Goldman spiega che la situazione è figlia di quella modifica della politica sulla privacy introdotta da Google il 1° marzo scorso e che ha sollevato dubbi anche in Europa (ved., ad esempio, questa notizia).
L’esperto ritiene che le condizioni generali di licenza utilizzate da Google per i suoi servizi siano troppo vaghe, almeno nel caso di Drive. Una frase come la seguente sembra cozzare con quelle che sono le specificità, le caratteristiche e gli obiettivi di un servizio come Google Drive: “quando carica o invia in altro modo dei contenuti ai nostri Servizi, l’utente concede a Google (e a coloro che lavorano con Google) una licenza mondiale per utilizzare, ospitare, memorizzare, riprodurre, modificare, creare opere derivate (come quelle derivanti da traduzioni, adattamenti o modifiche che apportiamo in modo che i contenuti dell’utente si adattino meglio ai nostri Servizi), comunicare, pubblicare, rappresentare pubblicamente, visualizzare pubblicamente e distribuire tali contenuti“. Goldman ipotizza che Google non farà mai nulla di simile mantenendo “privati” i dati degli utenti del servizio Drive ma, sempre secondo l’esperto, sarebbe opportuno che l’azienda risolvesse il problema legale.
Per maggiori informazioni su Google Drive vi suggeriamo la lettura di questo nostro articolo.
– Una recensione completa del software client di Google Drive è disponibile in questa pagina.