I costi associati al trasferimento dei dati e all’abbandono di un servizio cloud sono chiamati “costi di uscita” o “costi di migrazione”. I responsabili della piattaforma Google Cloud hanno comunicato uno storico “cambio di rotta”, con l’obiettivo di promuovere la creazione di un ecosistema cloud aperto, sicuro e interoperabile. Il servizio dell’azienda di Mountain View elimina le tariffe di trasferimento dati al momento del cambio di provider facilitando la migrazione dei dati degli utenti verso altri fornitori, compresi i diretti concorrenti.
Google Cloud abbatte il vendor lock-in: cos’è
L’espressione “vendor lock-in” si riferisce alla situazione in cui un cliente diventa fortemente dipendente da un fornitore specifico di prodotti o servizi e incontra difficoltà nel cambiare o spostarsi verso un altro provider senza affrontare costi elevati o complessità significative. Il concetto è rilevante in vari settori, cloud computing compreso, e se non opportunamente valutato può causare problemi per qualsiasi realtà aziendale che decida di rivedere, aggiornare e far evolvere la sua infrastruttura.
L’eliminazione dei costi di uscita da Google Cloud può sembrare controproducente per l’azienda fondata da Larry Page e Sergey Brin. In realtà, è esattamente l’inverso: professionisti e aziende sono più inclini a stipulare contratti con provider cloud che non mettono paletti e che anzi favoriscono la circolarità dei dati, con la possibilità di muoverli facilmente da una piattaforma all’altra.
Google Cloud sceglie quindi di assicurare alla clientela maggiore flessibilità, caratteristica davvero apprezzata da parte di tutte quelle realtà il cui business richiede cambiamenti evolutivi.
Come funziona la migrazione da Google Cloud ad altri servizi
A partire da oggi, i clienti Google Cloud che desiderano interrompere l’uso dei servizi intendendo migrare i loro dati verso un altro provider cloud e/o on-premises, possono beneficiare di un trasferimento dati gratuito. L’iniziativa di Google, promossa a livello globale, è dettagliata in questa pagina di supporto: basta fare clic sul pulsante Request data transfer per avviare la procedura.
Google aggiunge, tuttavia, che la rimozione delle tariffe di trasferimento dati in vista del cambio di provider cloud è soltanto un primo passo nella giusta direzione. Osserva che alcuni fornitori fanno leva sulla loro condizione di monopolio on-premises per creare monopoli sul cloud, utilizzando licenze restrittive che “imprigionano” i clienti, i loro dati e danneggiano la libera concorrenza.
Alcune condizioni di licenza, ricorda Google, investono il fornitore di “poteri” troppo estesi che possono penalizzare il business degli utenti. Basti pensare che alcune restrizioni stabiliscono con quali provider cloud ciascun cliente può interfacciarsi, prevedono l’applicazione di tariffe 5 volte superiori quando gli utenti decidessero di utilizzare i servizi cloud di determinati concorrenti; sono talvolta previste limitazioni in termini di interoperabilità per software indispensabili quando collegati con le infrastrutture cloud concorrenti. Queste e altre restrizioni non hanno alcuna base tecnica e potrebbero comportare un aumento del 300% dei costi.
Aumenta la pressione sui rivali come AWS e Microsoft Azure
La piattaforma italiana Cubbit, che tra l’altro permette di creare backup immutabili sul cloud, non prevede costi di uscita fin dalla nascita. L’espressione zero egress fee è importante si riferisce all’assenza di costi associati al trasferimento o all’invio di dati da una piattaforma o servizio cloud a una destinazione esterna al sistema cloud stesso.
Le egress fee possono influenzare le decisioni sull’architettura delle applicazioni e la gestione dei dati, specialmente quando si considera la possibilità di spostare grandi quantità di dati tra servizi cloud o verso infrastrutture locali. Gli utenti devono quindi prestare attenzione ai dettagli delle politiche tariffarie del provider cloud utilizzato per comprendere come e quando verranno applicate le egress fee così da svolgere un’attenta pianificazione.
Con la sua mossa, Google Cloud mette pressione su concorrenti quali AWS ed Azure, che applicano costi di uscita, e prova a sottrarre quote di mercato provando ad attrarre nuovi clienti in cerca di “maggiore libertà” e costi inferiori.
Nel mondo altamente competitivo del cloud computing, che a poco a poco sta divenendo sempre più aperto, fidelizzare i clienti è compito molto complesso. Rendendo gratuiti i trasferimenti, Google potrebbe fare pressione sui rivali affinché seguano il suo esempio, evitando di perdere opportunità di business. D’altra parte, sotto la guida di Thomas Kurian, le attività di Google Cloud si sono fatte più redditizie e l’azienda mira a scalare la classifica che vede in prima posizione assoluta AWS, seguita da Azure. Google Cloud è al terzo posto nel mercato cloud.
L’immagine in apertura è tratta dal blog di Google.