Google Chrome: raccolti dati senza il consenso degli utenti?

Ribaltata una sentenza del 2022 relativa ad un class action contro Google: l'azienda statunitense avrebbe raccolto dati senza consenso.
Google Chrome: raccolti dati senza il consenso degli utenti?

Cogliendo sicuramente di sorpresa i diretti interessati, una corte d’appello federale ha ribaltato una sentenza del dicembre 2022 che aveva archiviato una class action contro Google. L’accusa rivolta al gigante di Mountain View è di aver raccolto dati sui sugli utenti tramite Chrome senza il loro consenso.

Google Chrome e la raccolta di dati senza consenso: riaperto un caso archiviato nel 2022

Presentata nel 2020, la class action sostiene che Big G abbia illecitamente fatto incetta di dati indipendentemente dallo stato di attivazione della sincronizzazione di Chrome. Questa funzione, quando abilitata, consente il salvataggio di preferiti, password, schede aperte e altri dati sul proprio account Google così da potervi accedere su più dispositivi (sempre tramite Chrome, ovviamente).

Ebbene, secondo i querelanti, Chrome ha inviato “intenzionalmente e illegalmente” a Google dati come cronologia di navigazione e indirizzi IP senza la loro esplicita autorizzazione. All’epoca la società statunitense si difese sostenendo che gli utenti avevano dato il loro consenso accettando l’informativa sulla privacy dell’azienda, e il giudice Yvonne Gonzalez Rogers concordò dichiarando nel suo ordine di archiviazione che Google aveva divulgato in modo adeguato tutte le informazioni.

Il giudice Milan D. Smith Jr non sembra però pensarla allo stesso modo e ha infatti deciso di riaprire il caso. E per un motivo ben preciso: secondo lui, il sopracitato giudice Rogers al tempo non considerò se gli utenti avessero effettivamente compreso i termini dell’accordo. «Google aveva un’informativa generale sulla privacy, ma promosse Chrome suggerendo che alcune informazioni non sarebbero state inviate all’azienda a meno che un utente non avesse attivato la sincronizzazione», scrive Smith Jr.

A distanza di poche ore è arrivata anche la risposta di Google, attraverso le parole del portavoce José Castaneda rilasciate a The Verge: «Non siamo d’accordo con questa sentenza e siamo certi che i fatti de caso siano dalla nostra parte. Chrome Sync aiuta le persone ad usare Chrome senza problemi sui loro dispositivi e ha chiari controlli sulla privacy».

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