La prossima versione di Google Chrome permetterà agli utenti una semplice eliminazione dei cosiddetti “Flash cookies“, conosciuti anche come Local Shared Objects o LSO. A partire dalla dodicesima versione del browser web, che può essere provata scaricando la release “developer” 12.0.742.9, i cookie Flash potranno essere rimossi cliccando sul pulsante a forma di chiave inglese (“Personalizza e controlla Google Chrome“), su Strumenti, sulla voce Cancella dati di navigazione quindi spuntando l’apposita casella. In alternativa, basterà digitare nella barra degli indirizzi chrome://settings/clearBrowserData
e premere Invio.
Rispetto ai classici cookie HTTP, i Flash cookie possono gestire un notevole quantitativo di dati: si passa dai 4 KB dei primi ai 100 KB dei secondi. I “Flash cookies“, inoltre, non hanno una data di scadenza impostata di default e sono memorizzati in più locazioni, sulla medesima macchina: anche andando alla ricerca dei file con estensione .SOL, sarà piuttosto difficoltoso individuarli (in questo articolo abbiamo approfondito il tema dal punto di vista tecnico). In queste pagine, invece, abbiamo illustrato come i Flash cookie possano potenzialmente rappresentare una minaccia per la privacy.
Come spiegano i tecnici di Google, Chrome è il primo browser web a far uso delle API NPAPI ClearSiteData, rilasciate da Adobe all’inizio dell’anno. Si tratta di un meccanismo figlio degli studi condotti dalla società guidata da Shantanu Narayen con Google, Mozilla ed Apple che permette la gestione dei cookie Flash – e quindi la loro cancellazione – direttamente dalla finestra delle impostazioni del browser. La nuova API consente anche l’eliminazione di tutti i dati memorizzati anche da parte di altri plugin, e non solo quindi quelli relativi a Flash Player.
Con il rilascio dell’API NPAPI ClearSiteData, Adobe ha voluto reagire alla ridda di critiche che nei mesi scorsi le sono state rivolte. La stessa Federal Trade Commission (FTC) statunitense, aveva osservato come la difficoltosa gestione dei Flash cookie favorisca di fatto l’uso di questo strumento da parte di organizzazioni interessate a tracciare le abitudini di navigazione degli utenti.