Intorno alle ore 21 italiane Google – in contemporanea con una conferenza stampa tenuta dagli ingegneri della società fondata da Larry Page e Sergey Brin – ha reso disponibile Chrome, versione di anteprima del suo browser web. Prelevabile gratuitamente da questa pagina e compatibile con Windows XP e Windows Vista, appare immediato come le schede (“tabs”) siano l’elemento sul quale gli sviluppatori del colosso di Mountain View hanno deciso di puntare. Le schede di Google Chrome possono essere liberamente ridisposte (così come avviene in Apple Safari) e possono essere addirittura trascinate fuori dalla finestra di lavoro in modo tale da generarne un’altra.
Chrome non propone alcuna casella di ricerca. Al suo posto c’è quella che viene chiamata “omnibox”: si tratta di un’area all’interno della quale l’utente può inserire sia l’indirizzo di un qualunque sito web, sia avviare delle ricerche. “Omnibox” è in grado di rilevare un nuovo motore di ricerca nel momento in cui l’utente vi faccia accesso. Ad esempio, se si accede ad Amazon, la funzione “omnibox” aggiungerà automaticamente il motore tra quelli proposti.
La homepage di default diventa ora una pagina ricca graficamente che contiene non solo un elenco dei siti web preferiti ma anche uno screenshot raffigurante ciascuno di essi.
Il nuovo browser offre anche la possibilità di utilizzare una modalità “incognito”: un’apposita icona rammenta all’utente quando stia navigando utilizzando questa speciale finestra. Una funzionalità molto simile a quella che Microsoft ha inserito in Internet Explorer 8.0. Attivando la modalità “incognito”, infatti, tutte le attività espletate durante la navigazione in Rete non saranno registrate. Interessante osservare che è permesso aprire alcune finestre in modalità “incognito” mentre altre nella modalità tradizionale.
Tutti i file prelevati dalla Rete verranno elencati, da parte di Google Chrome, in un’apposita area in calce allo schermo. Gli elementi qui visualizzati possono essere trascinati in cartelle specifiche: peculiarità utile per gli utenti che non riescono a realizzare in quale directory sia stato memorizzato un file.
E’ però il motore di rendering delle pagine web la vera novità. Le pagine web sono infatti piazzate in delle “sandbox” che consentono di “isolare” ogni sito web in corso di visita. L’unico modo per un aggressore per uscire dalla “sandbox” potrebbe essere quello di sfruttare una eventuale vulnerabilità insita nel motore di rendering stesso.
Una sorta di “task manager”, accessibile facendo clic con il tasto destro del mouse sul pulsante di Google Chrome visualizzato nella barra delle applicazioni di Windows, in basso, consente di stabilire – in tempo reale – quale sia il carico sulla CPU generato dai vari siti web visitati ed, in particolare, dai contenuti in formato Flash. In caso di problemi, il task manager di Chrome permette di chiudere la singola scheda senza mandare in crash l’intero browser web.
La novità di Chrome è infatti quella di essere un browser che utilizza processi multipli per gestire le varie schede. Se un sito web dovesse causare problemi di stabilità al browser, “crollerebbe” la singola scheda e non tutto il browser, come invece generalmente accade con altri prodotti.
Chrome viene rilasciato sotto forma di prodotto opensource, basato su WebKit. Nel corso della conferenza, lo stesso Larry Page si augura che le funzionalità innovative introdotte in Google Chrome siano adottate anche da altri, facendo esplicitamente il nome di Mozilla. Il browser di Google pesa all’incirca 7 MB ed è già disponibile in lingua italiana (ved. questa pagina).