Google Bard è arrivato in Italia e in molte altre parti del mondo in questi giorni grazie alla spinta della Grande G e al raggiungimento degli accordi con esperti, legislatori ed enti regolatori. I dubbi relativamente alla tutela della privacy restano ancora, ma la società di Mountain View ha fatto del suo meglio per convincere le autorità della bontà del chatbot proprietario. L’intelligenza artificiale resta però ancora nel mirino dell’Unione Europea, e non si tratta soltanto del servizio di Google.
IA ancora nel mirino dell’Unione Europea
Il principale regolatore per la protezione dei dati di Google nella regione, la Commissione irlandese per la protezione dei dati (DPC), ha infatti comunicato a TechCrunch che continuerà a mantenere vivo il collegamento con la società dopo il lancio di Bard sul mercato del Vecchio Continente, preparandosi a prendere eventuali decisioni importanti al fine di tutelare la popolazione. Google ha già accettato una revisione delle performance che verrà effettuata in questi mesi e durerà fino a metà ottobre. Non si tratta di una indagine, ma di un report utile al fine di inquadrare l’operato dell’azienda.
Al contempo, il Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB) continuerà ad esaminare la conformità del chatbot al GDPR tramite la sua task force, precedentemente focalizzata su ChatGPT di OpenAI.
Il vice commissario del DPC Graham Doyle ha già chiarito che Google Bard ha ricevuto modifiche importanti prima del lancio in Europa, tra cui il cambiamento ai controlli accessibili agli utenti cosicché la trasparenza nei loro confronti diventi massima. Il Bard Privacy Hub consentirà quindi ai consumatori di eliminare la propria attività su Bard e la cronologia di utilizzo, opponendosi eventualmente al trattamento dei propri dati mediante un modulo web dedicato. In più, gli utenti possono scegliere per quanto tempo Bard archivia i propri dati con il proprio account Google, per tempistiche tra 3 e 36 mesi.
Per quanto concerne le altre IA, l’Unione Europea adotterà un approccio simile a quello del Garante italiano: non si parla di un blocco a posteriori dei chatbot, bensì di un controllo precedente al loro lancio in Europa affinché ci si accerti della loro sicurezza.