GlobalFoundries, terzo produttore di semiconduttori al mondo, ha fatto registrare un clamoroso fallimento nello sviluppo del processo litografico a 7 nm. Avrebbe potuto essere la prima azienda a presentarlo ma esattamente un anno fa “aveva dato forfait” costringendo AMD a ritardare un po’ i suoi piani di produzione dei nuovi chip. La situazione era stata comunque prevista dalla società di Sunnyvale e il ritardo non fu significativo.
Adesso GlobalFoundries ha deciso di promuovere un’azione legale nei confronti della rivale TSMC per presunta violazione di 16 dei suoi brevetti che si riferiscono al modo con cui si assemblano e si pongono in comunicazione i componenti hardware dei chip.
Le vertenze, per il momento avviate negli Stati Uniti e in Germania, mirano a vietare l’importazione dei prodotti tecnologici che utilizzano i brevetti oggetto di contestazione. TSMC non importa direttamente i suoi prodotti mentre lo fanno i vari clienti dell’azienda taiwanese.
Ecco quindi che l’azione di GlobalFoundries andrà a interessare aziende quali Apple, Broadcom, Mediatek, Nvidia, Qualcomm, Xilinx, Avnet/EBV, Digi-key, Mouser, Arista, ASUS, BLU, Cisco, Google, HiSense, Lenovo, Motorola, TCL e OnePlus.
Se le lamentele avanzate dai legali di GlobalFoundries dovessero essere accolte, Stati Uniti e Germania potrebbero essere (temporaneamente) privati di alcuni importanti prodotti elettronici. Inoltre, se i giudici tedeschi dovessero optare per il bando, GlobalFoundries potrebbe cercare di estendere la sua azione al resto dell’Unione Europea.
Purtuttavia, in questi casi di solito prevale l’interesse pubblico ed è improbabile che possa essere attuato un divieto preventivo. Più verosimile un accordo stragiudiziale con TSMC che permetta a GlobalFoundries di acquisire nuova linfa dopo i recenti insuccessi.