Una delle maggiori preoccupazioni legate alla diffusione di ChatGPT è stata quella dell’eventuale abuso da parte degli studenti.
Nonostante questi timori, a quanto pare, il chatbot non è così frequentemente sfruttato per ingannare gli insegnanti. A rivelarlo sarebbero alcuni studi, con dati raccolti ancor prima del prepotente emergere dell’Intelligenza Artificiale.
Una ricerca portata avanti dall’Università di Stanford, che raccoglie dati anonimi da 15 anni rispetto agli studenti che “copiano” a scuola. Se è vero che circa il 70% ha dichiarato di aver in qualche modo imbrogliato il sistema scolastico, ChatGPT non sembra aver influenzato più di tanto questi episodi.
A dispetto delle enormi preoccupazioni degli insegnanti, la maggior parte degli studenti non sfrutta chatbot di nessun tipo per i propri compiti a casa.
Studenti e ChatGPT: la piattaforma non è sfruttata per copiare, ma i rischi possono essere altri
L’introduzione di ChatGPT nel mondo scolastico potrebbe essere qualcosa di molto meno impattante del previsto.
Il paragone più logico che viene in mente può essere quello delle calcolatrici. Queste sono ormai divenute una presenza costante nelle lezioni di matematica e, in tal senso, i chatbot potrebbero diventare presto integrati in contesti simili, dove ai numeri vengono sostituite le parole.
Tutto ciò, però, lascia intuire anche un potenziale rischio legato all’atrofia creativa. Così come il non fare i conti porta a uno scarso allenamento nel calcolo matematico, anche il delegare la scrittura a ChatGPT e sistemi simili potrebbe limitare le capacità mentali dello studente sul medio-lungo termine.
Sebbene il rischio del semplice “copiare” non sembra così grande come molte persone vogliono far credere, resta il problema di un potenziale abuso dell’IA. Una tecnologia così avanzata ha colto di sorpresa molti e gli abusi (così come avviene per la creazione di malware) sono e saranno comunque tutt’altro che rari.