Con i prezzi delle memorie NAND notevolmente scesi rispetto al passato, i produttori stanno sempre più concentrando la produzione sui modelli di SSD più costosi, quelli basati su interfaccia PCIe anziché SATA3. D’altra parte la domanda di SSD PCIe è cresciuta enormemente e gli utenti finali guardano alle unità a stato solido più moderne – a patto di disporre di una scheda madre compatibile – per velocizzare drasticamente il caricamento del sistema operativo e delle applicazioni, oltre che le attività quotidiane.
Gli SSD SATA3 soffrono del collo di bottiglia ormai rappresentato dall’interfaccia (databile 2009) ed è proprio per questo motivo che le unità PCIe M.2 sono divenute sempre più popolari. Nell’articolo Come verificare se il PC è compatibile PCIe NVMe abbiamo spiegato come verificare la compatibilità della scheda madre installata nel proprio PC con gli SSD di nuova generazione.
Per quanto riguarda i costi, gli SSD SATA3 risultano deprezzati del 50% rispetto soltanto a un anno fa: alcuni modelli sono venduti a un prezzo a gigabyte che si attesta intorno ai 13 centesimi di euro. Gli SSD PCIe stanno scendendo invece fino a 16 centesimi a gigabyte (vedere anche il nostro articolo Costi e velocità di SSD e hard disk a confronto).
In generale gli SSD PCIe hanno subìto un “taglio di prezzo” dell’11% circa nel primo trimestre di quest’anno; gli SSD SATA3 hanno evidenziato un -9% in termini di prezzo.
ADATA Gammix S5 e Crucial P1 (vedere SSD: le migliori unità a stato solido del momento) sono adesso tra le unità più economiche disponibili sul mercato.
I benefici sono notevoli: gli SSD M.2 con interfaccia PCIe 3.0 2x o 4x permettono di raggiungere 1 GB/s oppure 3 GB/s durante il trasferimento dati; un bel balzo in avanti se si considera che nel migliore dei casi le unità a stato solido SATA3 non possono spingersi oltre i 560 MB/s.
Secondo gli analisti, gli SSD PCIe diventeranno una tecnologia mainstream entro la fine di quest’anno, con una quota di mercato pari al 50%.