Facebook non paga le tasse che dovrebbe al Regno Unito. È l’accusa lanciata dal quotidiano inglese “The Independent” che punta il dito direttamente contro i vertici del social network accusandolo apertamente di pratiche scorrette ed immorali. In un articolo dal titolo “Antisocialnetwork” si riferisce che lo scorso anno, un colosso come Facebook, avrebbe versato nelle casse del fisco inglese solamente 238.000 sterline. Spiccioli se confrontati con gli incassi, pari a 175 milioni di sterline, che Facebook avrebbe introitato – nello stesso periodo – grazie alle attività svolte nel Regno Unito. La strategia utilizzata per pagare meno tasse è sempre la solita ed accomuna molti altri colossi dell’IT: Facebook avrebbe spostato le proprie sedi in Paesi dove la tassazione è inferiore (si citano l’Irlanda od altri stati europei più convenienti dal punto di vista fiscale).
La pratica seguita da Facebook (vi ricordate le accuse che, sullo stesso tema, furono mosse anche ad Apple? Vedere l’articolo Apple paga poche tasse: l’accusa e la difesa dell’azienda), va detto, è assolutamente legale ma ha comunque fatto sollevare un vespaio di polemiche.
Ad usare le parole più taglienti è il deputato laburista John Mann: “è immorale per questa aziende capaci di generare elvatissimi profitti l’evitare di pagare le tasse in quelle nazioni dove generano i loro incassi“, ha commentato. “Esse beneficiano enormemente dalle infrastrutture di rete della nazione in cui operano ma non fanno nulla per contribuire alla loro crescita. È come guidare un’autovettura senza pagare bolli ed altre tasse. Potremmo circolare se non versassimo tali contributi?“.
Mann ha quindi suggerito l’applicazione di una tassa sul traffico generato dai vari siti web di grandi dimensioni, un “obolo” che consente di ottenere un risarcimento per l’utilizzo delle infrastrutture di rete inglesi.