“Potreste domandarci perché, ultimamente, la qualità dei link presentati nelle SERP di Google si sia ridotta“, ha esordito Matt Cutts (nella foto) in un suo articolo pubblicato sul blog ufficiale del colosso di Mountain View. Cutts è uno degli ingegneri più esperti e più in vista della società fondata da Larry Page e Sergey Brin: nella sua nota, ha spiegato che il motore di ricerca si comporta in modo nettamente migliore rispetto a quanto avveniva sino a qualche anno fa. Negli ultimi mesi, però, si è registrata una leggera “escalation” dello spam. Parlando del motore di ricerca, con il termine “spam” Cutts fa riferimento alla pratica che alcuni pongono in essere per “avvelenare” le SERP e far salire “in classifica” siti web che non si meriterebbero affatto una visibilità di primo piano.
L’ingegnere di Google ha aggiunto che i tecnici dell’azienda stanno implementando nuovi meccanismi per bloccare in modo ancor più efficace la diffusione di link di spam. Inoltre, ricorda che tutti i “trucchetti” impiegati per scalare gli indici del motore vengono prima o poi scoperti e “puniti” in termini di visibilità dal momento che essi violano le linee guida fissate da Google.
Per rispondere alla nuova ondata di spam, Google ha risidegnato il meccanismo che si occupa di classificare il contenuto dei documenti via a via indicizzati. Il nuovo sistema è molto abile nell’individuare pagine web di spam a carattere individuale (ad esempio, quelle che contengono ripetute molte volte le medesime parole): “l’approccio applicato“, spiega Cutts “nei commenti inviati per esempio sui blog che mirano a porre in atto delle autopromozioni. Abbiamo anche migliorato gli algoritmi capaci di riconoscere i siti compromessi, fonte della maggior parte dello spam nel corso del 2010“.
L’ingegnere di Google ha poi aggiunto che la società si sta adoperando per rilevare e “trattare adeguatamente” quei siti web che copiano contenuti altrui o che ospitano ben poco materiale originale.
Il “webspam” puro è infatti diminuito nel corso del tempo mentre ad essersi notevolmente irrobustito è il fenomeno delle cosiddette “content farms“, siti web che ospitano “contenuti-civetta” creati con il solo scopo di far salire un insieme di pagine nelle SERP del motore di ricerca.
Nel suo post, Cutts ha voluto liberare il campo anche da alcune “idee sbagliate” che sono iniziate a circolare in Rete già da qualche tempo: Google, innanzi tutto, si attiva nei confronti di tutti quei siti web che violino le linee guida del servizio indipendentemente dal fatto che essi espongano o meno l’advertising (AdSense) della società. L’ingegnere del colosso statunitense ha voluto poi rimarcare come l’utilizzo dei banner pubblicitari AdSense non aiuti a scalare le SERP così come non è d’ausilio l’acquisto di inserzioni pubblicitarie Google.