Tutti noi utilizziamo oggi dispositivi WiFi: in attesa della rivoluzione WiFi 7, l’ultima “incarnazione” della tecnologia per le reti wireless senza fili è WiFi 6 (802.11 ax).
In un altro articolo abbiamo visto cos’è WiFi 6 e come permette di trasferire i dati alla velocità (teorica) di 9,6 Gbps in modalità wireless.
C’è poi WiFi 6E che per la prima volta dopo 12 anni introduce l’utilizzo di una terza banda di frequenza sui 6 GHz accanto a quelle già ampiamente utilizzate (2,4 e 5 GHz). In un nostro articolo abbiamo visto quali frequenze WiFi 6E sono state autorizzate in Europa per ampliare ulteriormente larghezza di banda, ridurre la latenza e interferenze.
La prima iterazione del WiFi risale al 1997 con la pubblicazione delle specifiche del protocollo 802.11, in grado di permettere il trasferimento dati fino a 2 Mbps.
Nel 1999 venne formata l’organizzazione Wi-Fi Alliance per gestire il marchio commerciale Wi-Fi e seguire gli sviluppi della tecnologia. Lo stesso anno debuttò il protocollo 802.11b che portò le velocità massime di trasferimento dati a 11 Mbps teorici.
A detta degli stessi fondatori della Wi-Fi Alliance, WiFi non è un acronimo: è un nome senza significato che fu scelto solo perché orecchiabile e perché in qualche modo faceva il paio con Hi-Fi (High Fidelity). La stessa Wi-Fi Alliance usò un claim pubblicitario “The Standard for Wireless Fidelity” per presentare la tecnologia wireless.
La nascita del WiFi viene spesso ricondotta all’attrice austriaca naturalizzata statunitense Hedy Lamarr, pseudonimo di Hedwig Eva Maria Kiesler.
Considerata una delle donne più belle al mondo e una grande diva di Hollywood, la Lamarr era un’ingegnere di spicco. Sostenuta dal compositore George Antheil, Lamarr sviluppò un sistema di guida a distanza per siluri registrando un brevetto e donandolo alla Marina statunitense.
L’obiettivo era quello di mettere a punto un sistema che grazie a una rapida variazione delle frequenze permettesse di sottrarre le comunicazioni alle interferenze del nemico durante la Seconda Guerra Mondiale. Lamarr e Antheil presentarono il loro lavoro il 10 giugno 1941 e l’11 agosto 1942 venne concesso il brevetto n. 2.292.387 per l’invenzione in seguito denominata frequency-hopping spread spectrum (FHSS).
Nelle telecomunicazioni FHSS è appunto una tecnica di trasmissione radio usata per aumentare la larghezza di banda di un segnale. Essa consiste nel variare la frequenza di trasmissione a intervalli regolari in maniera pseudocasuale attraverso un codice prestabilito.
Il Bluetooth usa FHSS mentre per il WiFi si preferì Direct Sequence Spread Spectrum (DSSS).
La proposta di Lamarr fu ignorata durante la Seconda Guerra Mondiale e solo successivamente l’invenzione ricevette la giusta consacrazione. Pur essendo alla base della tecnologia di trasmissione dei segnali nella telefonia e nelle reti wireless, solamente nel 2014 l’invenzione fu inserita fu inserita nel National Inventors Hall of Fame.
Solo nel 1992 John Sullivan, Terence Percival, Graham Daniels, Diethelem Ostry, John Deane crearono un chip in grado di captare i segnali radio più deboli e diedero così l’impulso alla nascita della tecnologia che sarebbe poi stata chiamata WiFi.
Con la creazione della Wi-Fi Alliance nel 1999 si è innescata una corsa per realizzare dispositivi wireless sempre più performanti e allo stesso tempo in grado di sopperire alla presenza di ostacoli. Con un router WiFi e un’antenna direzionale è oggi possibile coprire anche decine di chilometri, anche usando le frequenze sui 5 GHz.
Abbiamo comunque sempre invitato i nostri lettori a ragionare su “numeri” e specifiche. Nel mondo del WiFi c’è molto marketing ed è importante riflettere su alcuni dati del router e sulle velocità realisticamente raggiungibili in modalità wireless.