Terribili eventi come il violentissimo sisma con epicentro a poca distanza dalle coste orientali del Giappone e l’ancor più devastante tsunami che si è ingenerato dopo il terremoto, portano a riflettere su quanto, nonostante gli enormi passi avanti compiuti dalla tecnologia, sia debole la condizione umana. “Tsunami” è, guarda caso, proprio un termine giapponese la cui traduzione italiana corrisponde ad “onda contro il porto“. Quella nipponica è quindi una popolazione abituata a confrontarsi con le forze della natura, risiedendo in un’area della superficie terrestre che è spesso “in movimento”: il Giappone è posto proprio sopra a due placche tettoniche che collidono tra loro.
Solo le solide costruzioni del Paese orientale hanno potuto evitare un bilancio delle vittime che, assai probabilmente, in assenza dello tsunami, sarebbe stato molto più contenuto. Lo stesso Vittorio Zucconi ha scritto oggi: “i grattacieli di Shinjuko e di Shibuya sono costruiti su fondamenta elastiche, capaci di oscillazioni che agli ultimi piani lanciano tra le pareti impiegati come palline da flipper, e fecero ruzzolare anche il presidente Pertini, quando li visitò e fu sorpreso da una scossa, come ogni giorno si avvertono. Ma non cadono“.
I giapponesi hanno dato un’ulteriore prova al mondo interno, in questi giorni drammatici, di essere un popolo capace di affrontare, con grandissima organizzazione e massima compostezza, anche le situazioni più difficili. Quando ci si è difesi al meglio dalla terra che trema ma non è possibile proteggersi da un muro d’acqua che avanza distruggendo tutto ciò che trova lungo il suo cammino.
Le immagini dell’apocalisse sono negli occhi e nei cuori di tutti: Google ha comunque da poco deciso di aggiornare la propria raccolta di immagini sui servizi Earth e Maps. Scaricando il software “stand alone” Google Earth e caricando l’apposito file KML preparato dai tecnici di Mounatin View, si potrà esaminare la “topografia” dei luoghi interessati dal terremoto prima e dopo la scossa tellurica di venerdì.
Analoga operazione può essere effettuata ricorrendo semplicemente a Google Maps: basterà portarsi in questa pagina, cliccare sui link esposti nella colonna di sinistra quindi su “Click here to view high resolution imagery…“. Per visualizzare l’archivio di immagini ad alta risoluzione si dovrà tuttavia installare, nel proprio browser web, il plugin “Google Earth” (ved. questa pagina). Chi non volesse installare nulla, può consultare le foto pubblicate su Google Picasa, a questo indirizzo.
Il colosso di Mountain View ha allestito anche un sito web dedicato alla tragedia nipponica, tradotto in inglese ed in giapponese. Raggiungibile cliccando qui, offre una serie di risorse per informarsi sull’accaduto e per offrire il proprio aiuto. In particolare, si possono inviare contributi alla Croce Rossa giapponese e cercare informazioni circa persone disperse. Il servizio Person Finder attivato da Google ha proprio l’obiettivo di fungere da tramite tra coloro che stanno cercando i propri cari o conoscenti e coloro che sono in possesso di notizie. Mentre la rete telefonica ha dato forfait, in un Paese tecnologico come il Giappone la rete Internet ha continuato a funzionare: ecco perché iniziative come Google Person Finder sono estremamente utili ed importanti.
Donazioni possono essere inviate anche alla Croce Rossa Italiana indicando, come causale, “Pro Emergenza Giappone” (ved. questo modulo online).
E mentre i danni registrati agli impianti delle centrali nucleari disseminate lungo il territorio giapponese destano sempre più crescente preoccupazione, anche il mondo IT farà presto i conti con quanto successo nelle scorse ore.
Le società che producono e commercializzano i componenti ampiamente utilizzati nei tablet e negli smartphone, secondo quanto riferito, potrebbero sospendere momentaneamente le proprie attività. Le aziende che realizzano memorie flash sono comunque dislocate nella zona meriodionale del Giappone: queste, quindi, non dovrebbero quindi essere costrette a modificare il proprio business.
Secondo uno studio elaborato da Objective Analysis, circa il 15% delle memorie DRAM arriverebbe dal Giappone mentre il 40% delle memoria flash NAND verrebbe prodotto nel Paese dell’imperatore Akihito.