È entrata in vigore ieri la legge europea sui mercati digitali, altrimenti nota come DMA, acronimo di Digital Markets Act.
Si tratta di un nuovo regolamento che, secondo il legislatore, porrà fine alle pratiche sleali delle imprese che operano da gatekeeper nell’economia delle piattaforme online.
Ma chi è un gatekeeper e cosa cambia per le aziende e per gli utenti?
Tradotto dall’inglese, il gatekeeper è un “guardiano”, un “custode”. Nel caso del DMA europeo, il gatekeeper è un soggetto che funge da importante punto di accesso tra utenti commerciali e consumatori ma allo stesso tempo gode di una posizione dalla quale può dettare regole e creare eventualmente delle distorsioni nell’economia digitale.
Negozi di applicazioni software, motori di ricerca, social network, alcuni servizi di messaggistica, piattaforme per la condivisione video, assistenti virtuali, browser Web, servizi di cloud computing, sistemi operativi, marketplace online e servizi pubblicitari sono tutti esempi di gatekeeper stando alle definizioni contenute nel DMA.
Rientrando nelle categorie di attività elencate in precedenza, un gatekeeper è considerato tale se e solo se fornisce il suo servizio ad almeno 45 milioni di utenti finali attivi su base mensile e può contare su almeno 10.000 utenti commerciali attivi su base annua (in entrambi i numeri vanno riferiti a utenti-clienti stabiliti nell’Unione Europea).
La normativa contiene un elenco di obblighi e divieti ai quali i gatekeeper devono attenersi per evitare sanzioni e garantire un mercato equo e aperto. L’idea è quella di incentivare la concorrenza ampliando lo spazio per l’innovazione e, allo stesso tempo, evitare una contrazione dei diritti degli utenti a vantaggio degli interessi del singolo gatekeeper. A concorrere per la determinazione dello status di gatekeeper vi sono poi il riferimento al fatturato annuo nello Spazio economico europeo (SEE) e il consolidato business pluriennale dei Paesi dell’Unione.
“Quando un gatekeeper adotta pratiche sleali, ad esempio imponendo condizioni inique per l’accesso al proprio store o impedendo l’installazione di applicazioni provenienti da altre fonti, è probabile che i consumatori paghino di più o siano privati dei benefici che i servizi alternativi avrebbero potuto apportare“, si legge in una nota diramata dalla Commissione Europea.
Come abbiamo visto in un altro nostro articolo, con DMA cambia il ruolo di aziende quali Google, Apple, Meta-Facebook, Amazon e Microsoft che, tra gli altri gatekeeper, saranno ad esempio chiamati a:
- rendere i propri servizi interoperabili con le piattaforme di soggetti terzi
- consentire agli utenti commerciali di accedere ai dati che generano utilizzando la piattaforma
- fornire alle imprese che fanno pubblicità sulla piattaforma gli strumenti e le informazioni necessarie per consentire agli inserzionisti e agli editori di effettuare verifiche indipendenti
- consentire agli utenti commerciali di promuovere la loro offerta e concludere contratti con i clienti anche al di fuori della piattaforma
- evitare di riservare ai propri servizi e prodotti un trattamento favorevole in termini di classificazione rispetto a servizi o prodotti analoghi offerti da terzi
- non impedire agli utenti di mettersi in contatto con le imprese al di fuori della piattaforma
- non impedire agli utenti di disinstallare software o applicazioni preinstallati
- non tracciare gli utenti al di fuori dei servizi essenziali della piattaforma senza previo consenso dei diretti interessati
La nuova legge sarà applicata a partire dal 2 maggio 2023 e a partire da tale data, sempre secondo quanto stabilito nel DMA, spetta proprio ai gatekeeper dichiarare alla Commissione il loro stato (entro e non oltre i successivi due mesi).
L’adeguamento alle nuove disposizioni potrà essere concretizzato entro il 6 marzo 2024, a meno di proroghe.