La Free Software Foundation (FSF), fondazione per lo sviluppo del software libero creata da Richard Stallman nel 1985, ha lanciato il suo monito: secondo i membri dell’organizzazione, il trasferimento di OpenOffice.org all’Apache Software Foundation renderà più semplice lo sfruttamento del codice, da parte di soggetti terzi, che potranno commercializzarlo così come se si trattasse di software proprietario.
Gli esponenti dell’Apache Software Foundation stanno ultimando in queste ore le operazioni di voto attraverso le quali si stabilirà se OpenOffice.org debba essere o meno accettato come parte del progetto Incubator. Qualora la suite per l’ufficio, sinora nel “paniere” di Oracle (ved. questi nostri articoli), dovesse essere accolta dall’Apache Software Foundation, essa verrà messa a disposizione sotto licenza Apache License 2.0. Le condizioni di tale licenza permettono ad utenti e realtà aziendali di modificare e ridistribuire il codice senza rilasciare pubblicamente le modifiche applicate.
In una nota di FSF, pubblicata sul sito web ufficiale, la fondazione ritiene come l’applicazione della poco restrittiva Apache License 2.0 non sia adeguata nel caso di OpenOffice.org. Tale approccio, secondo FSF, può essere utile in molteplici casi – ad esempio quando gli sviluppatori hanno la necessità di guardare alla più ampia adozione degli standard utilizzati nella realizzazione del codice – ma non per OpenOffice.org. E l’attenzione viene spostata su LibreOffice, suite che è stata derivata dal codice di OpenOffice.org e che è distribuita sotto licenza LGPL (chi ne modifica il sorgente deve obbligatoriamente porre “a fattor comune” gli interventi effettuati).
Aggiornamento: Apache Software Foundation ha approvato OpenOffice.org accogliendolo nel suo progetto “Incubator“.