Google ha ottenuto, in territorio francese, quella che viene considerata una grande vittoria legale. La società fondata dal duo Page-Brin è stata assolta dalle accuse di aver facilitato la diffusione di materiale protetto dalle leggi sul diritto d’autore e pubblicato sul web, da parte di terzi, senza averne l’autorizzazione.
La vertenza fu avviata ad aprile 2010 da parte di SNEP, organizzazione che si occupa della tutela del copyright, che sosteneva come Google fosse tenuta ad effettuare un’attività di filtraggio su termini quali “torrent“, “RapidShare” e “MegaUpload“, all’interno del proprio motore di ricerca. La tesi di SNEP si basava sull’osservazione che tali servizi e siti web sono spesso utilizzati, oggi, per veicolare – in modo illecito – materiale protetto dalla normativa a tutela del diritto d’autore.
Una corte d’appello parigina, dopo il parere avverso a SNEP già emesso in primo grado, ha sentenziato che Google non può essere forzata a mettere in campo un’attività di filtraggio dei contenuti. I giudici d’Oltralpe hanno stabilito che la mera presentazione di alcuni termini nelle pagine che espongono all’utente i risultati delle sue ricerche non implica che, necessariamente, possa seguire un’infrazione delle leggi sul copyright. Inoltre, ha spiegato la corte, siti web come RapidShare o MegaUpload possono essere sì sfruttati per distribuire materiale informatico od audiovisivo senza averne i diritti. Purtuttavia, tali servizi sono impiegati anche per scambiare oggetti software assolutamente legittimi. Ne consegue che RapidShare, MegaUpload e simili non possono essere ritenuti, di per sé, illegali.
La sentenza da poco emessa, inoltre, vuole rimarcare come SNEP non possa ritenere Google responsabile per le attività eventualmente poste in essere, in tempi successivi, da parte degli utenti del motore di ricerca.
Il giudice ha poi osservato come Google abbia, di sua sponte, iniziato a filtrare alcuni suggerimenti proposti automaticamente dagli utenti per mezzo della funzionalità “Suggest” (ved. anche questi nostri articoli in merito). Tale operazione, tuttavia, sempre secondo il giudice, non rappresenta una sorta di ammissione di responsabilità.
Il caso si è quindi chiuso con una vittoria per Google mentre SNEP è stata condannata a versione una somma pari a 5.000 Euro a risarcimento delle spese legali sostenute.