Le elaborazioni software e l’intelligenza artificiale sono diventate sempre più protagoniste nel digital imaging. Sappiamo che il dato relativo ai megapixel non conta quando si tratta di valutare un obiettivo fotografico, tanto più quelli che equipaggiano i moderni smartphone. L’ottimizzazione delle immagini effettuata lato software sta guadagnando un ruolo sempre più centrale. L’abbiamo visto anche nell’articolo in cui parliamo di come evitare foto mosse o sfocate con i dispositivi mobili che utilizziamo ogni giorno.
Con l’espressione fotografia computazionale ci si riferisce alle tecniche di computing e di elaborazione delle immagini che consentono di migliorare, modificare o analizzare gli scatti fotografici. La fotografica computazionale si basa sull’idea che la fotografia digitale possa appunto essere migliorata attraverso l’uso di algoritmi e processi “ad hoc”.
Cos’è la fotografia computazionale e cosa permette di fare
Gli algoritmi alla base del funzionamento della fotografia computazionale possono essere utilizzati per ridurre il rumore nelle immagini, per correggere le aberrazioni cromatiche ottenendo una maggiore fedeltà dei colori, per superare gli effetti distorsivi causati dalla lente della fotocamera.
Nel “raggio d’azione” della fotografia computazionale, è possibile aggiungere attività come la fusione di immagini (ad esempio l’operazione alla base delle foto HDR, che uniscono diverse esposizioni al fine di catturare sia i dettagli nelle aree luminose che quelli nelle zone poco illuminate), l’elaborazione di scatti panoramici, l’utilizzo di effetti speciali e filtri artistici, il riconoscimento di oggetti e l’analisi dei contenuti.
Gli smartphone che abbiamo in tasca utilizzano largamente l’intelligenza artificiale per acquisire più scatti in rapida sequenza e selezionare in tempo reale quello migliore, da proporre poi all’utente.
La stessa tecnica del pixel binning, utilizzata per migliorare le prestazioni in condizioni di scarsa illuminazione o per aumentare la sensibilità alla luce, è annoverabile nel più ampio insieme di soluzioni basate sulla fotografia computazionale. D’altra parte, è lo smartphone che decide quando combinare le informazioni provenienti da più pixel adiacenti per formare un pixel di più grandi dimensioni (ne parliamo nell’articolo citato in apertura).
Apple iPhone produce uno scatto impossibile: una persona ritratta in tre pose differenti nella stessa foto
L’autrice e performer britannica Tessa Coates ha raccontato una vicenda che, al netto di tutti i progressi che l’IA ci ha permesso di compiere, ci riporta con i piedi per terra.
Guardate questa foto che la Coates ha pubblicato sul suo profilo Instagram. Non notate qualcosa di davvero strano? La ragazza, alle prese con un vestito da sposa, è ritratta nella stessa immagine in tre pose differenti. Se al centro tiene un braccio in alto e un altro in basso, nel riflesso allo specchio sulla sinistra ha entrambe le braccia rivolte verso il basso, mentre a destra le braccia si trovano all’altezza della vita.
Coates ha precisato che si tratta di una foto normale, acquisita tramite il suo iPhone. Non si tratta né di una “Live Photo” né di un “Burst”.
Decisa a fare chiarezza sulla questione, la podcaster d’Oltremanica si è recata presso uno store Apple. Lì le è stato confermato che, evidentemente, durante lo scatto aveva mosso le braccia molto velocemente e l’iPhone, nel tentativo di realizzare la foto migliore possibile, ha creato un’immagine composta da più fotogrammi acquisiti in rapida successione. Ah, la fotografia computazionale!
“Signora, un iPhone non è una fotocamera, è un computer“, le ha detto l’incaricato Apple al negozio. “L’intelligenza artificiale ha preso una decisione e ha unito più foto“. La conclusione, insomma, è che bisogna accettare l’accaduto perché è qualcosa che “avviene solo una volta su un milione“.
Stando a quanto emerso, tuttavia, anche sulla scorta di quanto ha fatto Google con i suoi Pixel 8, anche gli iPhone potrebbero presto permettere agli utenti di selezionare la foto che loro considerano migliore.