Mai mettere un freno alla propria immaginazione, perché con le moderne tecnologie oggi si possono ottenere risultati a dir poco sorprendenti e – un tempo – assolutamente impensabili. Lo dimostra l’ultimo esperimento di TankArchives: una fotocamera vintage è stata modificata per accogliere al suo interno un… computer. Un Raspeberry Pi, a voler essere più precisi.
Cosa ci fa un Raspberry Pi in una fotocamera degli anni ’40?
La persona nota con lo pseudonimo TankArchives, quasi sicuramente un appassionato di prodotti dei tempi che furono, ha ottenuto un risultato eccezionale. Usando un Raspberry Pi Zero, ha reso digitale una fotocamera vintage Argust A degli anni ’40. È perfettamente funzionante, e no, il gadget con oltre 80 primavere non è stato danneggiato, anzi.
Certo, il tutto è stato reso più facile dal fatto che la Argust A, per quanto sia un oggetto vintage, non è poi così costosa come fotocamera. Il prezzo medio è di circa 50 dollari, secondo TankArchives. Il valore storico della Argust andava però tutelato e quindi l’esperto in fatto di aggiornamenti in chiave moderna di articoli datati si è impegnato per preservare la fotocamera il più possibile.
Volevo una fotocamera degli anni ’40 così da poter scattare foto senza perdere quel senso di autenticità, ma le pellicole sono costose e le fotocamere funzionanti di quegli anni lo sono ancora di più. Così ho pensato al Raspberry Pi. E non ho apportato modifiche alla fotocamera originale.
TankArchives ha spiegato di aver utilizzato un Raspberry Pi Zero W e un modulo Raspberry Pi HQ Camera. Del progetto fanno parte anche un Adafruit Joy Bonnet (per i controlli), un convertitore da 5V, una batteria LiPo da 450mAh e un obiettivo M12 intermedio da 16mm.
Per quanto riguarda invece il software per l’acquisizione delle immagini, è stato creato utilizzando Python 3 e libcamera2. Le alternative non mancano (ci sarebbe Picamera2, ad esempio), ma il risultato finale sarebbe sempre lo stesso: accettabile, per dirla sinteticamente. Bisogna infatti accettare qualche compromesso, ovvero che l’acquisizione delle immagini è piuttosto lenta e che l’unità impiega circa un minuto per avviarsi completamente.
In ogni caso, l’esperimento è andato a buon fine e conferma quanto i mini computer Raspberry Pi siano versatili e adatti a (quasi) tutte le situazioni, anche le più assurde. Come in questo caso. Per saperne di più sul processo di assemblaggio, è tutto scritto qui.