Quando un operatore di telecomunicazioni pubblicizza un’offerta ADSL o fibra, quella che viene presentata è la velocità nominale che può essere raggiunta in linea teorica ma che raramente corrisponde alle prestazioni reali, spesso inferiori.
Da qualche tempo a questa parte non si fa altro che parlare di connettività in fibra (FTTC o FTTH) ma, complessivamente, le zone d’Italia in cui è attivabile solo una connessione ADSL rimangono quelle in numero maggiore.
La sottoscrizione di offerte ADSL resta quindi per una larga fetta di utenti italiani, sia privati che imprese, l’unica possibilità per attivare una connessione Internet a banda larga.
Nel caso della connettività Telecom Italia (TIM), visitando questa pagina e portandosi in corrispondenza del paragrafo Confronta la velocità misurata con il valore minimo per la tua linea si troverà la lista completa delle offerte commercializzate dall’ex monopolista.
Cliccando sull’offerta commerciale attivata sulla propria linea, è possibile verificare le velocità in download e upload garantite da TIM.
I dati più importanti sono quelli riportati accanto alle voci Velocità minima di trasmissione dati (banda minima) e Ritardo di trasmissione dati.
La Velocità minima di trasmissione dati o banda minima) è la velocità di trasferimento dati che TIM si impegna contrattualmente a fornire; ritardo di trasmissione dati è invece la tempo in millisecondi che intercorre tra una richiesta inviata al primo hop di TIM e l’utente abbonato.
Nell’articolo Velocità Internet, come verificarla e cosa fare se non venisse rispettato il contratto abbiamo presentato tutti gli strumenti migliori per verificare il funzionamento della connessione; tutti i tool sono utilizzati per un test delle ADSL TIM.
Eccoli presentati in breve:
– Speed test, verificare la velocità della connessione in modo rapido
– Speed test affidabile: Google porta il suo anche in Italia
– Speedtest Fast.com
– Tra gli strumenti più famosi resta ovviamente sempre in auge lo Speed test di OOKLA.
L’unico strumento software che “fa fede” per avviare un’eventuale contestazione nei confronti del provider è Ne.Me.Sys, realizzato da AGCOM in collaborazione con Fondazione Ugo Bordoni (anch’esso è stato presentato nell’articolo citato in precedenza).
Se, dopo il test ADSL TIM, la connessione fosse più lenta rispetto a quanto dichiarato contrattualmente, l’abbonato ha diritto di recedere dal contratto senza l’applicazione di alcuna penale.
Cosa può rallentare la connessione ADSL
Come abbiamo visto nell’articolo Da ADSL a fibra: cosa cambia e cosa significano VDSL e vectoring, se i risultati del test non fossero incoraggianti, le cause di una connessione ADSL poco performante sono riconducibili a diversi fattori:
– Distanza dalla centrale. Mentre per le connessioni in fibra FTTC si usa uno schema che prevede l’utilizzo della rete secondaria in rame solo nell’ultimo tratto, ovvero tra l’armadio stradale (cabinet) e il modem router dell’utente, nel caso delle ADSL tradizionali il doppino telefonico in rame giunge fino in centrale.
Un cavo particolarmente lungo, oltre all’attenuazione “fisiologica” dovuta alla distanza, è più soggetto agli influssi negativi provocati dalle interferenze lungo il tragitto.
Parametri di linea come attenuazione e SNR influenzano significativamente le prestazioni: all’aumentare dell’attenuazione del segnale e all’abbassarsi dell’SNR, le velocità in download e upload si ridurranno.
– Rapporto segnale/rumore (SNR). SNR mette in relazione la potenza del segnale utile rispetto al rumore presente sul mezzo trasmissivo, come abbiamo visto nell’articolo SNR: cos’è, come aumentarlo e perché si abbassa su ADSL e VDSL.
I provider di telecomunicazioni generalmente usano un target SNR pari a 6 dB: ciò significa che si tenterà di stabilire una connessione a banda larga il più veloce possibile agganciando portanti più elevate.
In molti casi il fornitore Internet preferisce attivare profili più conservativi a 12 dB: l’idea è quella di evitare che la diafonia o altre interferenze di carattere impulsivo, quindi non continuamente presenti sul cavo, possano causare disconnessioni dovute a un’improvvisa riduzione del SNR.
Se, esaminando i parametri del modem router (di solito si trovano nella pagina Status del pannello di configurazione), si rilevasse un SNR stabile a 12 dB, si può provare a richiedere all’operatore l’abilitazione del profilo a 6 dB in modo tale da provare la connessione con una portante migliore.
Nel caso delle ADSL TIM 20 Mbps, ad esempio, i profili detti i141 e F141 consentono di configurare la linea (ADSL2+ 22240/1215 kbps) con target SNR 6 dB, rispettivamente, in interleaved e fastpath.
L’attivazione deve essere richiesta all’assistenza dell’operatore di telefonia tenendo presente che il profilo fastpath viene utilizzato quasi esclusivamente da coloro che sono amanti dei videogiochi online e in particolare dei titoli multiplayer.
– Impianto di scarsa qualità. Per verificare i parametri reali della linea ADSL si dovrebbe sempre usare un modem router collegato direttamente al doppino che arriva dalla centrale telefonica.
Effettuando un test dell’ADSL TIM e paragonando i valori rilevati a monte con quelli riscontrati a valle dell’impianto, si potrà verificare quanto il cablaggio e le connessioni interne all’edificio contribuiscano a rallentare la connessione.
La presenza di rumore introdotto localmente sul proprio impianto, obbligherà il modem router a negoziare una portante inferiore con il DSLAM dell’operatore.
E quali sono i primi “indiziati”? Certamente cavi telefonici di bassa qualità, prese telefoniche scadenti, cavi elettrici non schermati nelle vicinanze, utilizzo di elettrodomestici che interferiscono con il segnale trasmesso sul cavo telefonico.
Tutti elementi che contribuiscono a ridurre, spesso anche drasticamente, il valore SNR rilevato sulla linea.
– Congestione sul nodo di uscita. Se la rete locale fosse “scarica” (gli utenti collegati non stanno effettuando trasferimenti di dati né in download né in upload; nessun processo in esecuzione sta occupando la banda di rete) ma si rilevassero evidenti rallentamenti, specie in alcuni orari del giorno (di notte sembra invece tutto velocissimo…), è probabile che il nodo di uscita dell’operatore di telecomunicazioni sia particolarmente congestionato.
Purtroppo TIM ha recentemente disabilitato la possibilità di lanciare il comando ping
sui suoi IP 192.168.100.1 e 192.168.200.1.
Anche se non formalmente corretto, suggeriamo di aprire il prompt dei comandi di Windows (premere la combinazione di tasti Windows+R
quindi digitare cmd
) quindi scrivere:
Il primo hop corrisponde al modem router in uso mentre la Richiesta scaduta all’IP 192.168.100.1 o 192.168.200.1 che non risponde più alle richieste ICMP (né Ping né Traceroute). Anche gli altri IP interni alla rete TIM (172.x.x.x) non risponderanno al comando ping. L’unica soluzione è interrogare il primo host fuori dalla rete Telecom: ad esempio il Seabone, il primo nodo presso il MIX italiano o comunque il primo indirizzo IP non ricompreso nei seguenti intervalli:
10.0.0.0 – 10.255.255.255
100.64.0.0 – 100.127.255.255
172.16.0.0 – 172.31.255.255
192.0.0.0 – 192.0.0.255
192.168.0.0 – 192.168.255.255
198.18.0.0 – 198.19.255.255
Digitando ping -t
seguito dall’IP annotato in precedenza, si potrà verificarne il tempo di risposta. Se questo fosse stabilmente superiore a 100 ms (soprattutto se mediamente oltre i 300 ms) in assenza di altri trasferimenti di dati, è altamente ipotizzabile una congestione a livello di nodo di uscita.
Il consiglio è quello di contattare l’operatore di telecomunicazioni riferendo di un’elevata latenza in assenza di trasferimenti di dati.
A supporto delle proprie asserzioni, è possibile utilizzare il tool Ne.Me.Sys già citato in precedenza così da certificare in maniera inequivocabile le prestazioni della propria connessione ADSL.