Quando si parla di archiviazione dei dati, il confronto tra SSD e hard disk è inevitabile, soprattutto nell’ottica di migliorare le prestazioni dei propri dispositivi. Gli SSD (Solid State Drive) e gli hard disk (HDD) si differenziano profondamente per struttura, velocità e utilizzo pratico. Che cosa scegliere, quindi, in vista del 2025 per dare nuova vita ai propri PC ed estenderne le capacità di memorizzazione?
Gli SSD offrono una marcia in più su più fronti, in particolare per prestazioni, silenziosità e consumi energetici, grazie all’assenza di parti meccaniche e all’uso di memorie flash. Questa differenza si riflette in tempi di avvio, caricamento delle applicazioni e trasferimento dei dati notevolmente ridotti.
Diamo solo un paio di numeri: l’hard disk più veloce di livello consumer oggi non supera i 160 MB/s come velocità di trasferimento dati; gli SSD più economici e tecnicamente meno evoluti si attestano sui 500-550 MB/s. Oltre tre volte le prestazioni dei dischi fissi tradizionali.
Mentre nel caso degli hard disk la “soglia limite” è raggiunta da tempo, le migliori unità SSD hanno e continueranno ad avere in futuro ampi margini di crescita in termini prestazionali. Così da soddisfare le crescenti esigenze in ambito consumer, business, server e data center. Il motivo? Lo spieghiamo più avanti.
Perché scegliere un SSD rispetto a un hard disk
Un’interfaccia ha il compito di abilitare la comunicazione tra diversi componenti di un computer, come ad esempio tra la scheda madre, i dispositivi di archiviazione, la scheda grafica dedicata, le periferiche esterne e così via. SATA (Serial ATA) è la storica interfaccia introdotta nei primi anni 2000, ampiamente utilizzata nell’ambito dello storage dei dati.
Nel tempo ne sono state presentate diverse versioni ma la più evoluta, utilizzata ancora oggi, è SATA III (o SATA 3.0). Risalente al 2009, permette di trasferire dati fino alla velocità teorica di 6 Gbps (600 MB/s). L’asticella è posta proprio qui: gli hard disk magnetomeccanici, proprio per la loro struttura interna, neppure riescono ad avvicinarsi a questo limite. Basti pensare che soltanto alcuni (costosi) hard disk di classe enterprise riescono a sfiorare i 300 MB/s. Di contro, gli SSD da poche decine di euro riescono a saturare “sotto gamba” il canale offerto dall’interfaccia SATA.
Trasferire dati a 7.450 MB/s con un SSD Samsung: ecco com’è possibile
Le unità SSD non utilizzano parti meccaniche, continuamente in movimento, come avviene nel caso degli hard disk. Si servono invece di memorie flash NAND per immagazzinare i dati, e l’accesso è interamente elettronico. Gli SSD possono quindi leggere e scrivere dati quasi istantaneamente, senza dover attendere che sia un componente fisico a doversi spostare sopra la parte corretta del disco, come nel caso della testina sui piatti che compongono l’hard disk.
Com’è possibile che l’attuale SSD top di gamma Samsung 990 PRO permetta di raggiungere ben 7.450 MB/s in fase di trasferimento dati? È un valore incredibile, 46 volte superiore alle performance di un hard disk; 15 volte meglio di un SSD SATA entry-level.
Il “segreto” risiede nella scelta di una nuova interfaccia. L’interfaccia SATA, utilizzata nel caso degli hard disk tradizionali, è apparsa subito eccessivamente limitante per le potenzialità degli SSD, un vero e proprio collo di bottiglia. Quindi ecco l’idea geniale: perché non sfruttare la già esistente interfaccia PCIe (Peripheral Component Interconnect Express), progettata all’inizio per schede grafiche e altri dispositivi ad alte prestazioni, anche per collegare le unità di memorizzazione dati?
A differenza di SATA, PCIe offre corsie di trasferimento dati indipendenti, permettendo velocità significativamente più elevate. Ecco come l’SSD Samsung 990 PRO assicura fino a 7.450 MB/s in lettura e 6.900 MB/s nelle operazioni di scrittura sequenziali. Quando il limite massimo teorico dell’interfaccia PCIe Gen 4.0 x4 è di 8.000 MB/s. Al palo resta qualsiasi hard disk tradizionale, che è mediamente 50 volte più lento.
Passare da un hard disk SATA a un SSD PCIe NVMe: una differenza abissale
L’interfaccia SATA, che ci ha accompagnato per tanti anni e che in molti usano ancora oggi, è sempre andata a braccetto con gli hard disk. Perché, come spiegato in precedenza, gli hard disk tradizionali non saturano mai la banda disponibile sull’interfaccia SATA. In altre parole, il canale di comunicazione SATA III, largo al massimo 6 Gbps (750 MB/s teorici) è più che sufficiente per trasferire i dati da e verso un hard disk che, anche nei modelli destinati al mercato business, non superano i 300 MB/s.
Scegliere un SSD PCIe NVMe rispetto a un hard disk SATA permette di sgretolare qualunque limite precedentemente imposto dalla tecnologia. Tanto che oggi l’uso di PCIe NVMe è diventato fondamentale nell’ambito dello storage, a tutti i livelli. Ed è oggi cruciale evitare l’utilizzo di unità SATA, sia hard disk SATA che SSD SATA, quando possibile.
PCIe è un’interfaccia di connessione ad alta velocità che consente la comunicazione tra scheda madre e dispositivi periferici. Utilizza un’architettura in cui ciascun dispositivo ha una connessione diretta con la CPU attraverso le linee dedicate, riducendo la latenza e aumentando la larghezza di banda.
Il legame tra PCIe e NVMe
Ogni linea PCIe può trasferire dati a una velocità che varia a seconda della generazione: PCIe 3.0 offre circa 1 GB/s per linea in una direzione, mentre PCIe 4.0, ad esempio, 2 GB/s per linea. Le unità SSD sfruttano questa larghezza di banda per massimizzare le prestazioni. Grazie all’utilizzo di memorie flash NAND di ultime generazione, gli SSD PCIe NVMe possono sfruttare al meglio il canale di comunicazione e farci passare un volume di informazioni molto più ampio.
Il Samsung 990 PRO è un’unità PCIe Gen 4.0 x4. Parlando di interfaccia PCIe, il termine “Gen” si riferisce alla generazione dello standard. Ogni nuova generazione porta miglioramenti significativi in termini di velocità e larghezza di banda. Di solito tra una generazione e quella successiva si registra un raddoppio della banda disponibile e, di conseguenza, della velocità di trasferimento dati. Il prefisso “x” indica il numero di corsie disponibili in uno slot PCIe: nel caso degli SSD, che usano appunto quattro corsie, troverete x4.
Proprio da qui derivano gli 8.000 MB/s (8 GB/s) raggiungibili con PCIe Gen 4.0 x4 (il Samsung 990 PRO permette di arrivare a 7.450 MB/s in lettura): i 2 GB/s disponibili per linea diventano 8 GB/s servendosi di 4 corsie (x4).
NVMe (NVM Express) è il protocollo nato nel 2013 e progettato specificamente per gli SSD PCIe con l’obiettivo di sfruttare appieno le potenzialità del canale di comunicazione, riducendo la latenza e migliorando le prestazioni attraverso un accesso simultaneo a più code di comandi.
Non c’è quindi alcuna ragione per rimanere ancorati agli hard disk e alla obsoleta interfaccia SATA!
Confronto tra SSD PCIe NVME, SSD e hard disk SATA
Caratteristica | SSD PCIe NVMe | SSD SATA | Hard Disk SATA |
---|---|---|---|
Velocità di trasferimento | Fino a 7000 MB/s | Fino a 550 MB/s | Fino a 160 MB/s |
Latenza | Molto bassa (≤ 0,01 ms) | Bassa (0,1-0,5 ms) | Alta (> 10 ms) |
Operazioni I/O simultanee | Eccellente (anche oltre 1M IOPS) | Buona (fino a 100K IOPS) | Limitata (fino a 100 IOPS) |
Efficienza energetica | Alta (consumo ridotto) | Media | Bassa (maggiore consumo) |
Durabilità | Alta (senza parti mobili) | Alta (senza parti mobili) | Media (parti mobili) |
Dimensioni | Compatte (M.2, U.2) | Standard (2.5”) | Standard (3.5” o 2.5”) |
Tempo di avvio del sistema * | Molto veloce (secondi) | Veloce (alcuni secondi) | Lento (fino a 1 minuto) |
Caricamento delle applicazioni | Immediato | Veloce | Lento |
* in caso di configurazioni ottimali
Samsung 990 PRO con e senza dissipatore di calore: le differenze
Samsung è leader indiscussa nel settore dello storage SSD, grazie a diversi fattori chiave che ne confermano la posizione come player ai vertici nella progettazione e produzione di memorie flash. L’azienda investe costantemente in ricerca e sviluppo, portando sul mercato tecnologie all’avanguardia come la sua V-NAND di più recente generazione. La tecnologia, che ottimizza la struttura delle celle di memoria sviluppandole in verticale, consente di migliorare le prestazioni e l’efficienza energetica delle unità SSD.
Le unità SSD Samsung 990 PRO sono i dispositivi più aggiornati e veloci a fare uso della tecnologia V-NAND. Disponibili in due versioni, con e senza dissipatore, vengono incontro alle esigenze di un’ampia platea di utenti.
Le differenze tra il Samsung 990 PRO con e senza dissipatore di calore riguardano principalmente la gestione termica e le prestazioni sostenute durante l’uso intensivo. Ecco un riepilogo delle principali differenze:
- Il modello 990 PRO con dissipatore di calore è progettato per mantenere temperature ottimali durante l’uso prolungato. L’obiettivo è ridurre il rischio di surriscaldamento, che può compromettere le prestazioni e la longevità dell’unità. Il dissipatore aiuta a smaltire il calore in modo più efficiente, consentendo all’SSD di funzionare sempre a pieno regime, senza manifestare fenomeni di thermal throttling (riduzione automatica delle prestazioni durante carichi di lavoro particolarmente impegnativi). L’unità dotata di dissipatore è raccomandata per i professionisti, i gamer e chi utilizza applicazioni ad alta intensità di dati.
- La versione 990 PRO senza dissipatore è consigliata per la maggior parte degli utenti, ovvero per tutti colori che, di solito, non pongono sotto stress l’unità SSD con continue e voluminose operazioni di lettura e scrittura (I/O).
Confronto fra gli hard disk esterni e l’unità SSD portable Samsung T9: prestazioni fino a 2.000 MB/s
Se si parla di hard disk esterni, allora il confronto diventa ancora più impietoso. In questo caso non c’è soltanto il problema delle performance inadeguate (il tetto dei 160 MB/s permane) ma anche il tema della scarsa robustezza dei dischi fissi per l’utilizzo in mobilità.
Gli hard disk sono composti da dischi rotanti e testine di lettura/scrittura che viaggiano sulla superficie dei piatti a una distanza di pochi micrometri. Questa meccanica complessa è vulnerabile a urti e vibrazioni. Gli hard disk possono essere influenzati da temperature estreme e umidità: queste condizioni possono causare malfunzionamenti o perdite di dati.
Il Samsung Portable SSD T9 USB 3.2 è un dispositivo di archiviazione portatile che combina velocità elevate, compatibilità universale e affidabilità in un design compatto. Con un peso di soli 122 grammi e dimensioni ridotte (88 x 60 x 14 mm), il T9 offre una capacità di archiviazione fino a 4 TB, rendendolo ideale per professionisti e creativi in movimento.
L’unità brilla, oltre che per il design, per le prestazioni velocistiche insuperabili. La velocità di trasferimento dati assicurata dal Samsung T9 arriva fino a 2.000 MB/s in lettura e 1.950 MB/s in scrittura grazie al supporto dell’interfaccia USB 3.2 Gen 2×2 e al protocollo NVMe.
L’unità supporta dispositivi Windows, macOS, Android, console di gioco e fotocamere 12K. Include cavi di collegamento da USB-C a USB-C e da USB-C a USB-A per una connettività versatile.
Estremamente affidabile, il Samsung T9 mantiene la temperatura sotto controllo durante trasferimenti ad alta velocità, garantendo prestazioni costanti (tecnologia Dynamic Thermal Guard). È inoltre resistente a cadute fino a 3 metri, offre crittografia AES a 256 bit in hardware e gode di una garanzia di 5 anni.
NVMe anche per le unità di memorizzazione USB più veloci di casa Samsung
A questo punto la domanda sorge spontanea. Come abbiamo visto in precedenza, gli SSD NVMe non sono progettati per funzionare esclusivamente su interfaccia PCIe? Come fa il Samsung T9 a portare prestazioni da “primo della classe” su USB, interfaccia notoriamente utilizzata per collegare dispositivi rimovibili?
Anche se l’interfaccia USB non è direttamente compatibile con PCIe, gli SSD NVMe integrano un bridge controller USB-to-PCIe che non solo rende possibile la comunicazione ma permette appunto di adottare il protocollo NVMe per massimizzare le prestazioni.
Se da un lato il Samsung T9 offre l’incredibile opportunità di trasferire dati fino a 2.000 MB/s, da e verso il dispositivo di memorizzazione esterno, sono gli stessi utenti a dover preparare bene il “campo da gioco”. Ne parliamo al paragrafo che segue.
Evitare i colli di bottiglia sull’interfaccia USB per sfruttare appieno le prestazioni degli SSD NVMe esterni
Collegare un’unità esterna è semplice: il cavo e il connettore USB da utilizzare sono stra-conosciuti. Peraltro, la storia dell’invenzione di USB è certamente curiosa.
USB è ormai sinonimo di massima interoperabilità e retrocompatibilità: significa che i dispositivi più vecchi, anche quelli preistorici, compatibili con le prime versioni delle specifiche, riescono ancora oggi ad accedere al contenuto delle unità di memorizzazione più moderne ed evolute. Sì, anche ai preziosi file che ospita un SSD esterno Samsung T9. Lentamente, ma riescono comunque a farlo.
Il punto focale è proprio questo: il Samsung T9 offre massime prestazioni utilizzando un’interfaccia USB 3.2 Gen 2×2. Collegando l’unità a PC e altri dispositivi che si servono di un’interfaccia USB di generazione precedente, le performance in fase di lettura e scrittura ne risentono. In negativo.
Differenze tra porte USB
È quindi bene verificare sempre le specifiche del dispositivo in uso e accertare quali porte USB offrono le prestazioni migliori: perché le porte USB non sono tutte uguali. Un tempo bastava osservare il colore della porta: le blu (USB 3.x) permettevano di raggiungere fino a 5 Gbps, quelle nere non superavano i 480 Mbps (USB 2.0). Oggi la situazione è diventata oggettivamente più complessa per l’utente finale che deve districarsi tra mille sigle e numeri di versione.
Il nostro consiglio? Cancellate tutto e guardate solo l’indicazione “Gen” accanto a USB: se si parla di Gen 2×2 significa che la porta USB può trasferire rispettivamente fino a 20 Gbps (poco più dei 2.000 MB/s del T9). Guardate infatti quante versioni di USB ci sono:
Versione | Anno di nascita | Velocità Teorica | Descrizione |
---|---|---|---|
USB 1.0 | 1996 | 1,5 Mbps, 12 Mbps (Full Speed) | Introduzione della tecnologia USB. |
USB 1.1 | 1998 | 12 Mbps | Aggiornamento del protocollo USB 1.0. |
USB 2.0 / High Speed | 2000 | 480 Mbps | Maggiore velocità e supporto per più dispositivi. |
USB 3.0 Gen 1 | 2008 | 5 Gbps | Conosciuto come SuperSpeed USB. |
USB 3.1 Gen 2 | 2013 | 10 Gbps | Conosciuto come SuperSpeed+ USB. |
USB 3.2 Gen 2×2 | 2017 | 20 Gbps | Utilizza due corsie di dati da 10 Gbps. |
USB4 (*) | 2019 | 40 Gbps | Unificazione delle specifiche USB e Thunderbolt. |
USB4 2.0 | 2022 | 80 Gbps | Si possono avere anche 120 Gbps in una direzione, 40 Gbps nell’altra |
(*) denominata internamente Gen 3×2.
Come beneficiare delle massime prestazioni di un SSD esterno come il Samsung T9
Nel 2022, USB-IF (USB Implementers Forum), organizzazione che si occupa di sviluppare, aggiornare e sostenere gli standard USB, ha di nuovo cambiato i loghi utilizzati per “classificare” le potenzialità di porte e cavi USB. Potete trovarli tutti qui: dateci una scorsa.
Verificate la presenza dell’indicazione “20 Gbps” sulle porte USB lato dispositivo o comunque nelle specifiche tecniche del prodotto. In questo modo, un SSD evoluto e performante come il Samsung T9 non sarà costretto a ripiegare su velocità di trasferimento dati più contenute.
La presenza di una semplice indicazione “SS” (SuperSpeed) sulla porta USB, eventualmente arricchita da un “10”, significa che i trasferimenti dati non potranno superare, rispettivamente, i 5 Gbps (Gen 1) e 10 Gbps (Gen 2) ovvero 625 MB/s e 1.250 MB/s. Per non parlare delle vecchie porte USB 2.0, che farebbero crollare la velocità ad appena 60 MB/s.
Samsung Magician: lo strumento migliore per controllare il funzionamento degli SSD
Strumento essenziale per gestire e ottimizzare le unità SSD interne ed esterne presentate in quest’articolo è Samsung Magician. Si tratta di un software che offre funzionalità avanzate per mantenere in salute i dispositivi di storage e migliorare le loro prestazioni. Grazie al supporto per più sistemi operativi (anche mobili), Samsung Magician è una soluzione universale per gli utenti di diverse piattaforme.
Il software Samsung non si limita al monitoraggio: offre strumenti potenti per l’ottimizzazione delle prestazioni. Come la gestione dell’Over-Provisioning, che riserva spazio non allocato per mantenere l’unità efficiente e garantirne una maggiore durata nel tempo.
Sono però inclusi tool che agevolano la migrazione dei dati da vecchie unità (compresi gli hard disk), il supporto per la crittografia dei dati (utilissima per chi porta le unità di memorizzazione sempre con sé…), per la cancellazione sicura e molto altro ancora.
Magician restituisce però anche informazioni dettagliate sulla tipologia di collegamento PCIe o USB che si sta utilizzando, informando l’utente nel caso in cui il dispositivo, per le ragioni descritte in precedenza, soffrisse di qualche collo di bottiglia. Con la conseguente impossibilità di sfruttare al massimo le prestazioni dell’unità USB Samsung.
Samsung T7: un “must-have” più economico che utilizza il protocollo NVMe
Se il modello T9 è la punta di diamante, l’unità SSD portatile Samsung T7 è un dispositivo di storage USB che riesce a coniugare perfettamente prezzo e prestazioni.
Con velocità di trasferimento dati fino a 1.050 MB/s in lettura e 1.000 MB/s in scrittura, il Samsung T7 rappresenta la scelta ideale per chi necessita di prestazioni elevate, sia in ambito professionale che per uso personale. Anch’esso compatibile con PC, smartphone, tablet, laptop e console gaming, può essere utilizzato senza soluzione di continuità tra un device e l’altro. Solido e resistente alle cadute, è un compagno ideale per l’uso in mobilità.
Supportando le specifiche USB 3.2 Gen 2, il T7 è in grado di trasferire file di grandi dimensioni in pochi secondi, rendendolo perfetto anche per il montaggio video e il salvataggio di file multimediali. La sua compattezza, con dimensioni simili a una carta di credito (85 x 57 x 8 mm), lo rende facilmente trasportabile.
Come il fratello maggiore, il T7 si mette in evidenza per il design elegante e per il supporto delle funzionalità evolute che ne garantiscono la sicurezza e la facilità d’uso (crittografia AES a 256 e Dynamic Thermal Guard).
Per chi lavora in ambienti impegnativi, ad esempio a contatto con polveri, umidità, pioggia, rischi di cadute, Samsung propone l’SSD T7 Shield che rafforza l’involucro protettivo esterno in modo da proteggere al meglio i dati, anche nelle condizioni più estreme.
Opzione ancora più economica resta l’unità SSD portatile Samsung T5 che supporta comunque le specifiche USB 3.1 Gen 2, è dotato di una struttura monoscocca in metallo, è resistente agli urti e facile da trasportare.
Conclusioni
In sintesi, il confronto tra hard disk e SSD è chiaro: gli SSD dominano in fatto di prestazioni grazie alla loro architettura senza parti mobili e all’uso di memorie flash. Con velocità di trasferimento che superano di gran lunga quelle dei dischi rigidi tradizionali, gli SSD non solo migliorano i tempi di avvio e caricamento dei sistemi operativi e delle applicazioni, ma rispondono anche alle crescenti esigenze di memorizzazione dati in ambito consumer e professionale.
L’interfaccia PCIe, insieme al protocollo NVMe, hanno rivoluzionato il modo con cui vengono gestiti i dati, aprendo all’uso degli SSD in un ventaglio di campi applicativi davvero sconfinato.
Le unità SSD più moderne come il Samsung 990 PRO, con velocità che sfiorano i 7.450 MB/s, rappresentano l’avanguardia della tecnologia di memorizzazione e sono progettate per soddisfare anche i carichi di lavoro più intensivi.
Infine, nel contesto delle soluzioni di archiviazione portatili, il Samsung T9 dimostra come anche i dispositivi esterni possano offrire prestazioni elevate, a patto di utilizzare le giuste interfacce. Con una gestione attenta delle specifiche e delle connessioni, gli utenti possono massimizzare le prestazioni dei loro SSD e sfruttare appieno le potenzialità delle tecnologie moderne.