Chi è un consumatore abituale di musica su Spotify si sarà certamente accorto della presenza di uno strumento il cui funzionamento ricorda un po’ quello di un codice QR.
Per ogni brano musicale, album, artista e playlist pubblicati Spotify crea una sorta di codice a barre personalizzato che permette di accedere rapidamente a quel contenuto. Quel codice a barre si chiama Spotify code e può essere generato da chiunque, per ascoltare una selezione di brani musicali, per condividerla con altre persone o con finalità di marketing per promuovere una canzone o un podcast eventualmente autoprodotti.
Come generare uno Spotify code
Per creare uno Spotify code dall’app per Android o iOS basta selezionare il contenuto di proprio interesse quindi toccare i tre puntini in colonna. Apparirà una schermata simile a quella riprodotta in figura: lo Spotify code è già visualizzabile nella parte superiore sotto la creatività di forma quadrata.
Premendo Condividi quindi toccando Copia link si ottiene un link diretto al contenuto selezionato che può essere incollato altrove.
Incollando il link ottenuto nella casella Enter a Spotify URI to get started di questa pagina quindi cliccando su Get Spotify code si otterrà il codice a barre copiabile e incollabile altrove.
Con un clic su Download lo Spotify Code può essere scaricato e salvato in locale sotto forma di file JPG, PNG o SVG.
Il codice può essere generato ad esempio anche da Spotify Web facendo clic sui puntini quindi su Condividi, Copia link a….
Come visto in precedenza, basta visitare il sito di Spotify Code e incollarvi (CTRL+V
) l’indirizzo copiato in memoria.
Come scansionare Spotify code
Per acquisire un codice Spotify e accedere al contenuto corrispondente basta avviare l’app sul dispositivo mobile, toccare l’icona Cerca in basso, la casella di ricerca quindi l’icona della fotocamera in alto a destra.
Inquadrando lo Spotify Code si verrà subito catapultati in corrispondenza del contenuto a cui punta il codice.
Come funzionano gli Spotify code
Ci siamo incuriositi e abbiamo voluto studiare come funzionano gli Spotify code.
Un tipico codice Spotify contiene 23 barre e ognuno di essi espone il logo Spotify: secondo il sito ufficiale è indispensabile che il logo sia presente perché lo scanner possa riconoscerli correttamente.
L’altezza di ogni barra (nel loro complesso ricordano un’onda sonora) viene misurata e registrata con l’algoritmo di decodifica che provvede a effettuare una conversione in gray code.
Nel caso degli Spotify code l’altezza delle linee può essere una delle 8 possibili che sono state definite dai tecnici dell’azienda: i dati sono codificati in ottale.
A questo proposito suggeriamo la lettura del nostro articolo su codice binario, bit e byte.
Gli Spotify code usano quindi un gray code a 8 bit che si costruisce attraverso un algoritmo ricorsivo.
Dopo aver esaminato alcuni codici a barre è facile accorgersi che la prima e l’ultima barra sono sempre a 0 come altezza mentre la dodicesima barra è sempre un 7 ovvero il massimo valore. Si tratta quasi sicuramente di una scelta fatta per verificare che lo Spotify code sia effettivamente valido.
Avere la dodicesima barra alla massima altezza aiuta anche a calcolare i rapporti tra le varie altezze.
Dal momento che il codice a barre di Spotify si compone di 23 linee di cui solo 20 contengono effettivamente informazioni, ne consegue che la soluzione ideata dall’azienda di Daniel Ek può codificare fino a un massimo di 820 combinazioni diverse.
Perché Spotify usa i gray code? Perché non ricorrere alla classica rappresentazione binaria?
La differenza tra numeri come 3 e 4 nel gray code è solo 1 bit (010 -> 110); nella normale rappresentazione binaria la stessa differenza è pari a 3 bit (100 -> 011).
Nel passaggio dalla rappresentazione analogica (altezza di una data barra) a quella binaria l’utilizzo del gray code riduce il numero di bit “sbagliati” nel caso in cui l’altezza delle barra fosse calcolata in modo errato. In questo modo è possibile applicare una correzione dell’errore efficace.
Ci ha davvero sorpreso in positivo come Spotify usi tecniche informatiche della “vecchia scuola”: il gray code è stato ideato e brevettato da Frank Gray nel 1953 presso i laboratori Bell e il fisico aveva iniziato a lavorarci già da metà anni ’40. Davvero incredibile.
Per chi volesse approfondire in questa pagina si possono trovare le informazioni sull’algoritmo di correzione dell’errore insieme con altri interessanti dettagli tecnici, alcuni dei quali condivisi direttamente dall’inventore degli Spotify code, Ludvig Strigeus.
In un altro articolo abbiamo visto cosa offre di più Spotify Premium e come usarlo al meglio.