Quando si parla di smart home c’è davvero l’imbarazzo della scelta quando si parla di dispositivi tra i quali è possibile scegliere. Alcuni, però, utilizzano tecnologie che non sono direttamente compatibili con le altre e l’integrazione di prodotti diversi può rivelarsi problematica se non ci si documenta con attenzione sulle caratteristiche di ciascun device.
ZigBee, Z-Wave e WiFi sono le tecnologie più utilizzate nell’ambito della smart home e della domotica in generale. I dispositivi ZigBee e Z-Wave necessitano di un hub per colloquiare tra loro e dialogare in rete mentre i prodotti WiFi generalmente si collegano al router e non necessitano di alcun “intermediario”.
ZigBee è un protocollo aperto, nessuno ne detiene in alcun modo il controllo. Il vantaggio è che il codice può essere controllato e che quindi non si rischiano “sorprese”. Ovviamente chiunque ha la possibilità di intervenirvi: nel caso dei prodotti Hue, gli ingegneri di Philips hanno ad esempio modificato ampiamente il funzionamento del protocollo ed è per questo motivo che è necessario usare l’hub di Philips anche nel caso in cui si adoperassero hub ZigBee di terze parti.
Z-Wave, invece, è uno standard chiuso i cui diritti intellettuali sono detenuti da Silicon Labs: funziona e in Europa può scambiare dati sulla banda degli 868,4 MHz. Le caratteristiche di Z-Wave sono cambiate più volte nel corso del tempo ed è un aspetto questo da non tralasciare.
Con gli assistenti digitali Google Assistant e Amazon Alexa, le due aziende hanno voluto dare una scossa al mercato smart home offrendo le basi per gestire, attraverso un’unica interfaccia e anche con i comandi vocali, i dispositivi di molteplici produttori: Assistente vocale: come funziona e a cosa serve.
Va detto che la stragrande maggioranza dei dispositivi WiFi si appoggia ai servizi cloud dei vari produttori: ciò significa che in assenza della connessione di rete, anche temporaneamente, i device non possono essere controllati. Con i dispositivi ZigBee e Z-Wave di solito questo non accade e possono essere gestiti in ambito locale anche in assenza della connessione Internet.
Mentre i dispositivi ZigBee e Z-Wave, come detto in precedenza non riescono a colloquiare con qualunque hub, i prodotti WiFi generalmente si adattano a qualunque configurazione hardware e software: per questo possono essere più facilmente integrati con altri prodotti. Ed è possibile, come visto in altri nostri articoli, creare routine per attivare i vari prodotti per la smart home a seguito di eventi rilevati su altri device: si può fare con l’assistente Google, con quello di Alexa, con IFTTT, con Yonomi.
Gli utenti più esperti possono addirittura valutare la modifica del firmware originale di molti dispositivi WiFi estendendone le funzionalità e addirittura svincolandoli dalla piattaforma cloud di ciascun produttore.
Per immergersi in quest'”avventura”, si può ricorrere a software come ESPHome.
Ci sono poi diversi strumenti a costo zero che permettono di integrare dispositivi completamente differenti l’uno dall’altro e gestirli anche a distanza attraverso un’interfaccia unica. Due esempi sono ioBroker (vedere il nostro articolo Smart home: integrare tutti i dispositivi con un’unica piattaforma) e openHAB.