Avere a disposizione un motore di ricerca personale capace di trovare all’istante ciò che serve all’interno della propria vita digitale può essere davvero utile. Rewind AI fa proprio questo: si tratta di un chatbot che sa tutto sulle attività dell’utente, tiene traccia della cronologia del browser Web, della posta elettronica inviata e ricevuta, di quanto detto e scritto durante le riunioni online, dei documenti sui quali si è lavorato e molto altro ancora.
In un’epoca in cui il monitoraggio degli utenti e la sorveglianza dei singoli individui è in preoccupante crescita, in un’era in cui la monetizzazione dei dati personali è purtroppo sempre al primo posto, l’idea di un assistente come Rewind AI suona talmente terrificante da assumere anche caratteri distopici.
E invece Rewind AI parla intelligentemente di privacy, mettendo l’argomento in bella evidenza. L’applicazione non invia alcun dato verso server remoti: tutte le informazioni raccolte sui dispositivi degli utenti restano sempre e comunque memorizzati sugli stessi. L’unica “chiamata esterna” che Rewind AI effettua è quella volta a verificare l’eventuale disponibilità di aggiornamenti. L’invito è quello di bloccare da firewall tutti i tentativi di connessione verso gli host remoti: Rewind AI continua a funzionare senza problemi.
Come funziona Rewind AI
Abbiamo già riassunto i principi generali alla base del funzionamento di Rewind AI. Disponibile al momento solo per i sistemi macOS basati su SoC Apple Silicon (SoC M1 e M2 di derivazione ARM) e per iOS, l’applicazione registra tutto quando compare sullo schermo e, contemporaneamente, tiene traccia del contenuto di tutti i flussi audio. Rewind AI, inoltre, effettua attività speech-to-text trasformando in testo ogni frase e ogni singola parola pronunciata, compresi di dialoghi durante le videoconferenze. In questo modo gli utenti di Rewind AI possono eseguire ricerche full-text su tutto ciò che è stato visualizzato sul display di ciascun dispositivo.
L’appellativo Rewind deriva dal termine inglese traducibile come “riavvolgimento”. Sì, perché Rewind AI presenta una timeline o “linea temporale” che mostra in forma visuale tutte le operazioni svolte in passato utilizzando il dispositivo. In questo modo è possibile “riavvolgere il nastro” e tornare alle informazioni e ai contenuti elaborati tempo addietro.
Un bel vantaggio se si pensa che recenti studi dimostrano come il 90% dei ricordi venga dimenticato dopo una settimana.
Nel caso dei sistemi macOS basati su Apple Silicon, Rewind AI non “stressa” le risorse del sistema. Su mobile si rileva comunque un marcato consumo della batteria, cosa che contribuisce a ridurne l’autonomia.
All’atto pratico, Rewind AI sfrutta le API di accessibilità per identificare la schermata in primo piano e raccoglie continuamente degli screenshot. Il framework Apple Vision permette l’attivazione del motore OCR per il riconoscimento ottico dei caratteri presenti in ogni schermata via via acquisita. La sequenza degli screenshot catturati viene quindi salvata in locale sotto forma di video H.264 compresso con il tool FFmpeg.
Per quanto riguarda la registrazione audio, Rewind AI sfrutta il motore OpenAI Whisper memorizzando informazioni e trascrizione all’interno di un database SQLite locale.
L’utente ha comunque la possibilità di escludere finestre specifiche da qualunque attività di registrazione. Il contenuto delle finestre di navigazione in incognito gestibili con i vari browser non è mai preso in considerazione da Rewind AI.
Manca la crittografia dei dati
Sebbene Rewind AI sia rispettoso della privacy di ciascun utente, ad oggi manca il supporto per la crittografia dei dati. È vero che tutte le informazioni restano salvate sul sistema locale ma i dati a freddo risultano accessibili con qualsiasi applicazione autorizzata ad accedere senza limitazioni al file system.
Allo stesso modo, quindi, un aggressore che riuscisse a sbloccare il sistema Mac o il dispositivo iOS potrebbe leggere il contenuto delle registrazioni acquisite nel tempo da Rewind AI.
Se un utente malintenzionato o un componente software dannoso riuscissero a farsi largo nei dispositivi dell’utente, il problema sarebbe ovviamente ben più grave. Perché risulterebbero esposte non soltanto le informazioni raccolte da Rewind AI ma anche tutto quanto presente sul singolo device.
Ad ogni modo, l’adozione di una soluzione a chiave pubblica per la protezione dei dati potrebbe avere senso. Rewind AI potrebbe utilizzare una chiave pubblica per crittografare le registrazioni imponendo l’uso della corrispondente chiave privata per qualunque operazione di ricerca. In questo modo gli utenti dovrebbero autenticarsi per sbloccare l’interfaccia di ricerca.
Quando Rewind AI risulta davvero utile
Un’applicazione come quella che abbiamo presentato rappresenta ad oggi un unicum nella sua categoria. Sebbene il mondo open source sia al lavoro per sviluppare qualcosa di simile, al momento non esiste un’alternativa simile a Rewind AI.
L’idea alla base del progetto è quella di rendere i computer e i moderni dispositivi mobili ancora più utili, aiutandoci a svolgere attività che non potremmo fare da soli.
Si supponga di aver partecipato a una videoconferenza nei giorni o nelle settimane precedenti. È stata detta una cosa importante ma non si riesce proprio a ricordare chi l’ha affermata oppure non tornano in mente le parole esatte pronunciate. Con una semplice ricerca testuale, diventa facilissimo risalire al contenuto di proprio interesse che, tra l’altro, grazie al motore OCR diventa immediatamente copiabile e incollabile altrove (ad esempio un word processor).
Con lo stesso approccio, si possono ritrovare documenti e siti Web che trattano un determinato argomento; quelle stesse risorse sulle quali ci si era soffermati con attenzione in passato ritenendole interessanti.
La ricerca di un termine fa inoltre comparire tutte le risorse che hanno una relazione diretta con quella parole o con quella frase. Così si possono collegare idee differenti unendo ad esempio risorse trovate sul Web, argomenti emersi durante chat vocali e video, documenti e white paper esaminati, comunicazioni scambiate con dipendenti, collaboratori e colleghi attraverso la messaggistica istantanea.
Quanto costa Rewind AI e… le conclusioni
L’unico neo è il listino attualmente praticato da Rewind AI. Il vantaggio è che utilizzando la piattaforma in modalità free è comunque possibile mettere alla prova il suo funzionamento su macOS e iOS. È infatti prevista la possibilità di effettuare fino a 50 ricerche gratis attingendo alle informazioni raccolte. I piani a pagamento hanno un costo variabile, strettamente correlato con il numero di “rewind” sfruttabili ogni mese.
L’idea alla base dell’applicazione è senza dubbio eccellente: è un po’ come poter contare su un collega sempre disponibile, su una segretaria ben informata su ogni sfaccettatura delle proprie attività, capaci di rispondere in maniera efficace e pertinente a ogni quesito su ciò che si è fatto in passato, sulle attività pianificate, sui documenti aperti e così via.
Rewind AI non vuole e non deve piacere a tutti. Bloccando tutte le comunicazioni di rete dell’applicazione, tuttavia, si ha un’ulteriore garanzia del fatto che il programma non trasmette altrove alcun dato personale.
Certo, il prezzo non è alla portata di tutti e il piano gratuito è piuttosto scarno per essere davvero di qualche utilità pratica. Tuttavia, l’intuizione degli sviluppatori della piattaforma è vincente. Talmente azzeccata che non era possibile ignorarla. E il post curato dal CEO Dan Siroker descrive le motivazioni principali che hanno portato alla nascita di Rewind AI.