In Italia, il caso Sangiuliano-Boccia ha visto protagonista un dispositivo tecnologico del quale avevamo parlato spesso nel recente passato. Maria Rosaria Boccia, presunta collaboratrice del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, avrebbe usato i suoi occhiali Ray-Ban Stories per registrare video all’interno di Montecitorio, sede della Camera dei Deputati, e condividerli su Instagram. Le clip, che mostrano momenti all’interno di spazi riservati, hanno sollevato preoccupazioni riguardo alla privacy e al rispetto delle normative vigenti in contesti istituzionali.
I Ray-Ban Stories sono i primi occhiali smart dotati di fotocamere integrate nati nel 2021 dalla collaborazione tra Meta (l’azienda di Mark Zuckerberg proprietaria, tra le altre cose, di Facebook, Instagram e WhatsApp) ed EssilorLuxottica, realtà partorita dalla fusione (anno 2018) della francese Essilor con l’italiana Luxottica, fondata da Leonardo Del Vecchio.
Cosa sono e come funzionano gli occhiali Ray-Ban Stories
I Ray-Ban Stories possono essere sia occhiali da vista che occhiali da sole ma, a differenza dei prodotti tradizionali, integrano una serie di funzionalità tecnologiche avanzate, come la registrazione di video e foto, la possibilità di ascoltare musica e persino servirsi di un assistente vocale. Tutto è fruibile senza mai estrarre lo smartphone dalla tasca, dalla giacca o dalla borsa.
Gli occhiali Ray-Ban Stories sono dotati di due fotocamere da 5 megapixel, una su ciascun lato delle lenti. Le fotocamere consentono di catturare foto e video di breve durata (fino a 30 secondi), trasferite allo smartphone tramite l’app dedicata Meta View, disponibile per Android e per iOS. L’attivazione della fotocamera avviene tramite un piccolo pulsante sull’asta dell’occhiale o tramite comandi vocali.
Altoparlanti miniaturizzati, inseriti nelle aste laterali, permettono di ascoltare musica, podcast ed effettuare chiamate direttamente dagli occhiali senza l’uso di cuffie. La qualità del suono è sorprendentemente buona per la tecnologia utilizzata, anche se non paragonabile all’utilizzo di cuffie dedicate. I tre microfoni integrati, grazie alla tecnologia di riduzione del rumore di fondo, garantiscono una buona qualità delle chiamate.
Le astine degli occhiali sono dotate anche una superficie sensibile al tocco, che permette di controllare la riproduzione della musica, rispondere alle chiamate e regolare il volume, avvalendosi di semplici gesti come il tocco o lo swipe.
Ray-Ban Stories ancora attuali
Si diceva a metà 2023 che i Ray-Ban Stories non sono stati propriamente un successo. D’altra parte, il numero delle vendite è rimasto sempre sotto la soglia inizialmente auspicata da Meta e Luxottica. Inoltre, il numero degli utenti attivi è il dato che impressiona negativamente.
Fino a febbraio 2024, sono stati venduti circa 300.000 Ray-Ban Stories. Tuttavia, soltanto meno del 10% degli acquirenti li utilizzano regolarmente (circa 27.000 persone a livello globale).
Il tasso di reso è significativo (13% circa), probabilmente per via delle problematiche lamentate dagli utenti (difficoltà di connessione, insoddisfazione per la durata della batteria, qualità audio ritenuta non sufficiente).
Boccia deve essere evidentemente tra quegli utenti attivi che non solo hanno apprezzato il prodotto, ma ancora oggi continuano a sfruttarlo su base quotidiana.
Il problema della privacy e la registrazione audio-video in ambienti “sensibili”
Nelle girandole di dichiarazioni che si sono susseguite, Boccia ha sempre dichiarato di aver fatto un uso lecito dei suoi occhiali smart Ray-Ban Stories.
È tuttavia emerso l’utilizzo degli occhiali al fine di registrare video all’interno del Palazzo di Montecitorio e condividerli su Instagram. I brevi filmati, che ritraggono diversi momenti all’interno di spazi riservati, hanno sollevato punti interrogativi riguardo alla privacy e al rispetto delle normative vigenti in contesti istituzionali.
Non essendo così popolari, gli occhiali smart Ray-Ban non sono spesso riconosciuti per quello che sono. La piccola spia luminosa di registrazione, come peraltro sottolineato da Meta ed EssilorLuxottica al momento della presentazione (anche con una serie di campagne promozionali…), attesta che chi indossa il dispositivo sta effettivamente acquisendo un filmato.
In ambienti luminosi, tuttavia, il LED acceso può risultare non immediatamente riconoscibile. Inoltre, potrebbe essere difficile per i presenti accorgersi di quando vi sia effettivamente una registrazione in corso. Un paio di occhiali sono un paio di occhiali: sono ben diversi da smartphone tenuto in mano e puntato o da una videocamera di dimensioni più generose. Il design discreto degli occhiali smart può insomma causare ben più di qualche imbarazzo in molteplici contesti.
Il Garante Privacy e i Ray-Ban Stories
Nel 2021, a breve distanza dal lancio dei Ray-Ban Stories, il Garante Privacy italiano convocò una riunione con i vertici di Meta ed EssilorLuxottica proprio al fine di promuovere iniziative di informazione e sensibilizzazione per un uso responsabile degli smart glasses.
Come accennato al precedente paragrafo, a stretto giro seguirono delle campagne informative per spiegare come funzionano gli occhiali Ray-Ban Stories e per indicare l’importanza di concentrarsi sulla presenza del LED acceso sul dispositivo indossabile.
Da allora non se ne è più parlato e il caso Sangiuliano-Boccia certamente contribuisce a gettare una generosa dose di benzina sul fuoco. Anche perché, nel frattempo, siamo ormai arrivati alla terza generazione di occhiali Ray-Ban smart.
Se da un lato è quindi opportuno, come ricordava il Garante, promuovere campagne di sensibilizzazione efficaci, dall’altro il progresso tecnologico non si è certo fermato. E quello che offre il mercato è già ben superiore al dispositivo che inforcava la Boccia.
Differenze tra Ray-Ban Stories e i nuovi Ray-Ban Meta di ultima generazione
Se fate riferimento al sito Ray-Ban e all’e-commerce Meta, troverete un’ampia scelta di smart glasses immediatamente acquistabili. Sono occhiali intelligenti di ultima generazione che rappresentano un balzo avanti enorme rispetto agli originali Ray-Ban Stories.
La polemica ingeneratasi attorno ai Ray-Ban Stories è quindi già vecchia perché nel frattempo le specifiche di quegli smart glasses sono state notevolmente migliorate. La tabella che segue vi dà un’idea delle principali differenze tra i Ray-Ban Meta più recenti e i precedenti Ray-Ban Stories.
Caratteristica | Ray-Ban Stories | Ray-Ban Meta |
---|---|---|
Fotocamera e Qualità Video | Fotocamera da 5 MP, risoluzione 2592×1944, video 780p | Fotocamera da 12 MP ultra grandangolare, risoluzione 3024×4032, video 1080p, fino a 60 secondi |
Audio e Microfoni | Sistema audio base con tre microfoni, problemi di qualità audio | Audio migliorato con nuovi speaker, bassi potenziati, cinque microfoni direzionali |
Prestazioni e Autonomia | Autonomia limitata, problemi di batteria durante uso intensivo | Processore Snapdragon AR Gen 1, autonomia fino a 36 ore con custodia di ricarica |
Design e Comfort | Design classico, un po’ pesanti e montatura spessa | Più leggeri e sottili, diverse finiture e combinazioni di montature e lenti |
Funzionalità Aggiuntive | Funzionalità di base per foto e video con condivisione social | Streaming live su Facebook e Instagram, assistente vocale basato su IA |
Un solo tocco è sufficiente per avviare una diretta streaming con i nuovi Ray-Ban Meta.
Intelligenza artificiale: l’aspetto più intrigante
Uno degli aspetti più interessanti dei Ray-Ban Meta è la loro integrazione con l’intelligenza artificiale. Anche se attualmente l’AI non è perfetta e mostra qualche incertezza in condizioni di scarsa luminosità o nella risposta a domande complesse, l’azienda guidata da Zuckerberg ha promesso aggiornamenti futuri che miglioreranno le prestazioni. In particolare, la capacità di riconoscere oggetti, animali e monumenti potrebbe rivoluzionare il modo con cui esploriamo il mondo, rendendo l’esperienza quotidiana ancora più interattiva e appagante.
Meta ha avviato un programma di accesso anticipato che consente agli sviluppatori di accedere a SDK e API. Su GitHub, però, nel frattempo stanno spuntando progetti di hack incentrati proprio sui Ray-Ban Meta che permettono di estendere le funzionalità degli occhiali a proprio piacimento.
C’è chi ha già sviluppato idee concrete per interfacciare i Ray-Ban Meta con un server WhatsApp proprietario (che intercetta in messaggi inviati e ricevuti), per farli parlare con ChatGPT e gli altri strumenti OpenAI, per cambiare la “parola magica” Hey, Meta con qualcos’altro a proprio piacimento e invocare l’assistente vocale usando comandi specifici.
Un altro ricercatore è già riuscito a integrare la funzionalità di visione di OpenAI GPT-4 nei Ray-Ban Meta. Lo scopo dell’integrazione è consentire agli utenti di usare gli occhiali intelligenti per inviare foto a GPT-4 Vision tramite comandi vocali, ottenere una risposta e gestire il tutto attraverso un’interfaccia di messaggistica (Messenger di Facebook).
IA non disponibile in Italia, ufficialmente…
Se ufficialmente Meta non permette di usare le funzioni di intelligenza artificiale in Italia, è un po’ il segreto di pulcinella il fatto che sia comunque possibile provare l’IA dei Ray-Ban Meta anche trovandosi fisicamente nel nostro Paese.
Basta impostare la lingua inglese nello smartphone collegato con Ray-Ban Meta, definire temporaneamente “Stati Uniti” come area geografica di riferimento. Infine, si deve chiudere l’app Meta View e stabilire una connessione VPN (ad esempio con NordVPN in offerta speciale), avendo cura di impostare un server USA come nodo di uscita dalla rete. Così facendo l’IP pubblico assegnato al proprio smartphone sarà in indirizzo statunitense e non più italiano.
Nelle impostazioni dell’app Meta View va quindi scelto Accesso in anteprima, attivando quindi le opzioni Programma di accesso in anteprima e Guarda e chiedi con Meta AI. Lingua del telefono e smartphone possono quindi essere ripristinati in italiano. Lo stesso collegamento VPN dovrebbe poi essere disattivabile.
L’obiettivo di Meta è quello di portare le funzionalità di intelligenza artificiale anche in Italia e in Europa adeguandosi alle prescrizioni dell’AI Act, approvato a maggio 2024. Nel frattempo gli hack come quello descritto, tuttavia, potrebbero improvvisamente non essere più efficaci. Proprio per via di contromisure che l’azienda di Zuckerberg deve necessariamente applicare.