Quando si acquista un NAS ciò che si compra è solitamente una “scatola” quasi vuota. Si tratta di “case” che al loro interno possono accogliere due o più hard disk.
I server NAS, soprattutto quelli migliori, non sono però semplici contenitori: si tratta di dispositivi di rete (si collegano al router mediante cavo Ethernet) che integrano l’elettronica necessaria per gestire gli hard disk in modalità RAID (Redundant Array of Inexpensive Disks) e condividerne il contenuto.
Nella parte frontale del NAS sono spesso riportate, su un apposito display, informazioni sullo stato dei dischi e sulla configurazione del device (ad esempio l’indirizzo privato assegnato al dispositivo).
Il sistema operativo, sempre basato su kernel Linux, in alcuni casi consente agli utenti di accedere a funzionalità evolute, come abbiamo visto nel caso dei NAS Synology.
Un NAS è quindi essenzialmente un dispositivo per la memorizzazione sicura dei dati (il supporto RAID consente di scongiurare perdite di dati anche nel caso in cui un singolo hard disk cominciasse a subire danni: Evitare perdite di dati: come configurare RAID), per la loro condivisione semplificata in rete locale e per facilitarne eventualmente l’accesso da remoto.
In alcuni casi, però, sfruttando il fatto che il NAS resta costantemente acceso, il dispositivo può trasformarsi in un server web, FTP, permettere il download di contenuti a PC spenti, diventare il supporto per la memorizzazione dei flussi video provenienti da un sistema di videosorveglianza, gestire gallerie fotografiche, fungere da server multimediale, comportarsi come un server VPN così da consentire l’accesso sicuro al contenuto della rete locale e alle cartelle condivise ovunque ci si trovi (Server VPN, come crearlo usando un NAS), effettuare il backup automatico dei dati anche su cloud o su sistemi di storage remoti e molto altro ancora.
Come scegliere gli hard disk migliori per il server NAS
Non basta portarsi su Amazon e ordinare due o più hard disk ad elevata capacità, uno per ciascun alloggiamento offerto dal server NAS.
Innanzi tutto, è bene verificare qual è l’interfaccia utilizzata sul NAS per la connessione degli hard disk: Serial ATA-600 significa che l’interfaccia è SATA3, formalmente nota come SATA 6Gb/s, che consente di trasferire fino a 600 MB/s; Serial ATA-300 indica invece l’utilizzo della più vecchia SATA2. In questo secondo caso, i dati possono essere trasferiti fino a 300 MB/s.
Inutile quindi spendere soldi su un hard disk SATA3 se il NAS dispone di un’interfaccia Serial ATA-300 (vedere anche SSD M.2 PCIe NVMe, guida ai nuovi termini).
È bene poi tenere presente che il mercato offre hard disk progettati espressamente per i NAS. Un disco fisso installato in un normale PC è di solito sottoposto a un lavoro piuttosto limitato; viceversa, gli hard disk di NAS sono maggiormente sollecitati e il numero di operazioni di I/O è molto più elevato.
Inoltre, quando si affiancano più hard disk all’interno del ridotto spazio presente nel server NAS, le varie unità sono sottoposte a maggiori vibrazioni rispetto a una configurazione standard e il calore presente in una “scatola” di dimensioni contenutissime è certamente maggiore di quello che si può ingenerare nel case di un PC desktop.
Gli hard disk progettati per l’installazione in un NAS dispongono poi di un firmware “ad hoc” pensato per le configurazioni RAID.
Il firmware utilizzato sui dischi fissi per PC desktop indica al controller di provare continuamente a recuperare un dato salvato sul supporto magnetico nel caso in cui un settore dell’unità dovesse dare qualche problema; un’operazione che può portare a evidenti rallentamenti.
Sui NAS, di contro, la “ricetta” contenuta nel firmware stabilisce che l’hard disk non debba ostinarsi a tentare la lettura di un dato: se un settore del disco manifestasse qualche problema, l’errore viene semplicemente evidenziato e il controller RAID provvede a gestire la situazione recuperando l’informazione cercata da un altro hard disk ugualmente installato all’interno del dispositivo.
Si possono quindi utilizzare anche dischi fissi “tradizionali” come supporti per la memorizzazione dei dati in un NAS ma oggi è certamente preferibile orientarsi sui prodotti pensati per questo utilizzo specifico.
Gli hard disk studiati espressamente per i NAS sono relativamente recenti (sono apparsi nei cataloghi dei vari produttori da circa cinque o sei anni…) ma offrono benefici reali.
Utilizzando i normali dischi fissi, infatti, non si potrà mai contare sullo stesso livello di affidabilità e performance che garantiscono gli hard disk per server NAS.
Certo, si tratta di prodotti che costano di più ma offrono importanti rassicurazioni agli utenti.
Generalmente tutti i principali produttori di hard disk inseriscono il termine “NAS” nelle specifiche dei loro prodotti per chiarire a quale tipo di mercato essi si rivolgono.
Citiamo di seguito gli appellativi usati oggi per riferirsi ai dischi fissi più affidabili e prestazionali:
– Western Digital: WD Red
– Seagate: IronWolf
– Hitachi HGST: Deskstar NAS
– Toshiba: N300
In precedenza Seagate vendeva i suoi hard disk per server NAS con l’appellativo NAS HDD (anziché usare la denominazione IronWolf); Western Digital utilizzava i nomi Caviar RAID Edition e WD RE.
Se vi trovate ad avere a che fare con dischi fissi recanti questi appellativi, sappiate che trattasi dei modelli più vecchi.
Sebbene i dati periodicamente pubblicati e aggiornati dal provider di soluzioni cloud BackBlaze debbano essere presi con le pinze, essi offrono un buono spunto per capire quali unità si rivelano più affidabili sul medio-lungo periodo: Hard disk più affidabili: quali sono secondo Backblaze. Ecco la classifica aggiornata.