Le VPN (Virtual Private Network) sono ampiamente utilizzate in ambito business per collegarsi da remoto, in totale sicurezza, alla rete locale dell’azienda e accedere alle risorse condivise oppure per mettere in comunicazione filiali diverse di una medesima impresa. Ne abbiamo spesso parlato nelle pagine de IlSoftware.it e abbiamo spiegato come installare e configurare server VPN sicuri.
Le VPN sono utilizzabili per collegarsi a distanza alla rete locale dell’azienda o a quella di casa, per accedere a documenti e file personali ma anche per navigare sul web usando l’IP pubblico assegnato al router dell’ufficio o della propria abitazione facendo altresì in modo che tutti i dati in transito vengano automaticamente crittografati (utile quando ci si appoggiasse a reti WiFi altrui, pubbliche o addirittura aperte).
Come abbiamo visto nell’articolo Come, quando e perché utilizzare una connessione VPN, non è un segreto che una VPN possa aiutare a superare le limitazioni geografiche imposte da provider che offrono contenuti video in streaming.
Tanti sono i servizi VPN gestiti da provider che permettono di superare le limitazioni geografiche: dopo aver installato l’app del servizio VPN e scelto un Paese diverso dall’Italia, ci si presenterà a qualunque server remoto con un indirizzo IP pubblico diverso dal proprio e addirittura ricollegabile – ad esempio – a un’altra nazione europea, nordamericana o asiatica.
ExpressVPN, uno dei tanti provider VPN, (vedere qui, qui e qui) dichiara in modo palese le sue abilità.
Sui dispositivi mobili è possibile configurare anche il cosiddetto split tunneling ove previsto del provider VPN: in questo modo solo il traffico generato da alcune applicazioni verrà fatto transitare attraverso la VPN mentre tutto il resto utilizzerà il normale routing del proprio provider italiano (funzionalità utile per esempio per fare streaming su una chiavetta HDMI Google Chromecast collegata in rete locale).
Come abbiamo visto nell’articolo Configurare un client VPN sul router e superare il problema DNS leak, alcuni router integrano di default un client VPN per far passare tutte le richieste – quando necessario – attraverso la rete del provider VPN.
Alcuni utenti hanno utilizzato le VPN non soltanto per accedere dall’estero a contenuti visibili sulle principali piattaforme di streaming con un abbonamento italiano ma anche per accedere a video in streaming riservati agli abbonati di altri Paesi.
Proprio usando la Modalità di navigazione in incognito (in modo da evitare il caricamento di cookie già presenti sui propri dispositivi; vedere Navigazione in incognito, quando utilizzarla?) e un provider VPN è di fatto possibile superare le limitazioni geografiche.
Dopo aver attivato la VPN, infatti, basta collegarsi ad esempio con questa pagina: non si dovrà più leggere il proprio indirizzo IP reale ma quello usato per uscire dalla VPN. In questo caso, come si vede in figura, si sta utilizzando un IP tedesco.
Così, alcuni utenti si sono registrati sulle principali piattaforme di online streaming con account utente di altri Paesi (pagando l’abbonamento con Google Pay, ad esempio) mentre altri hanno utilizzato l’account italiano per accedere ai contenuti visibili da nazioni estere.
La portabilità transfrontaliera è l’approccio comune che è stato adottato in Europa da giugno 2017 e che permette agli utenti abbonati alle piattaforme di streaming online di accedere ai contenuti visibili (sulla base degli specifici diritti) nel Paese di residenza anche quando ci si trovasse temporaneamente in un’altra nazione (regolamento UE 2017/1128).
Il regolamento sulla portabilità transfrontaliera stabilisce che la prestazione dei servizi online, l’accesso agli stessi e la loro fruizione devono essere considerati come avvenuti nello Stato membro di residenza dell’abbonato – anche quando questi si trovasse all’estero ma sempre entro i confini dell’Unione Europea -. Alcuni contenuti sono protetti dal diritto d’autore e la loro trasmissione è spesso concessa in licenza su base territoriale (un Paese europeo può accedere a determinati contenuti ma non ad altri; si pensi ad esempio agli eventi sportivi).
Perché le principali piattaforme di streaming stanno osteggiando l’utilizzo delle VPN? Semplice. Perché un utente potrebbe ad esempio iscriversi a un servizio di streaming online usando un indirizzo IP pubblico diverso dal proprio in modo da apparire come se fosse collegato da un’altra nazione e attivare un abbonamento con accesso ai contenuti riservati ai soggetti residenti in un altro Paese europeo.
In forza della portabilità transfrontaliera, una volta stipulato l’abbonamento, lo stesso utente potrebbe quindi accedere ai contenuti senza neppure attivare la VPN.
È ammissibile tutto ciò? Evidentemente no.
I legali spiegano però che il fornitore dei contenuti è comunque tenuto a esplicitare il divieto di utilizzo di soluzioni VPN a livello contrattuale mentre oggi molte realtà attive nello streaming online non lo fanno pur esercitando una pesante azione di blocco sulle VPN.
E chi utilizza comunque un servizio VPN? Ovviamente il rischio è vedersi chiudere improvvisamente il proprio account perché tutte le piattaforme di streaming nelle condizioni di utilizzo del servizio parlano di questa eventualità. Si tratta quindi di un atto configurabile con un illecito civile, un po’ come il download in locale a uso personale di contenuti condivisi sulle piattaforme video: Scaricare video dalle piattaforme di streaming online è legale?.