Si può essere arrestati per aver utilizzato una connessione Wi-Fi non protetta, disponibile nelle vicinanze?
E’ questo ciò che è successo a fine Agosto scorso ad un cittadino londinese, sopreso mentre – attraverso il suo portatile – stava effettuando attività in Rete sfruttando una connessione Wi-Fi non protetta.
Gli agenti che hanno effettato l’arresto hanno parlato di una violazione del “Computer Misuse Act” e del “Communications Act”. Esistono leggi simili anche in Italia?
Dopo che la notizia si è diffusa in Rete, alcuni utenti hanno fatto le proprie riflessioni in merito.
Alcuni hanno fatto presente che, testando un telefono compatibile Skype, è capitato loro di ricevere una chiamata in ingresso. In pratica il telefono si è era automaticamente connesso alla prima connessione Wi-Fi disponibile in zona che era, ovviamente, “aperta” ossia non protetta attraverso alcun meccanismo crittografico. Cosa succede in questi casi?
Molti utenti, di solito, non modificano le impostazioni predefinite di smartphone compatibili Skype così come molti altri continuano a lasciare aperte le proprie connessioni Wi-Fi, soprattutto in ambito domestico. Chi, per così dire, “lascia la porta aperta” non ha alcuna responsabilità?
Che cosa succede se, ad esempio, un computer od un qualsiasi dispositivo portatile, impiegando lo stesso SSID che si utilizza per connettersi alla rete Wi-Fi aziendale oppure domestica, dovesse diciamo malauguratamente “agganciarsi” ad un router Wi-Fi che sfrutta il medesimo SSID (i.e. i classici “Netgear” o “Linksys”)? Diventiamo automaticamente tutti criminali?
Si ringrazia l’Avv. Tiziano Solignani per la collaborazione.