Ogniqualvolta il crawler di Google visita “in lungo ed il largo” il web, provvede a mantenere memorizzata, sui server dell’azienda di Mountain View, una copia della pagina web che verrà poi successivamente analizzata, valutata ed inserita nelle pagine dei risultati (SERP) visualizzate all’utente a fronte di una qualsiasi interrogazione. La cosiddetta cache di Google viene quindi costantemente aggiornata ogni volta che il crawler del motore di ricerca torna sulla medesima pagina.
Digitando, nella casella di ricerca di Google, cache:
seguito dall’indirizzo della pagina d’interesse, il motore di ricerca indicherà l’ultima circostanza in cui essa è stata visitata e proporrà, poco più sotto, la copia salvata in cache.
La cache di Google può risultare utile in molteplici situazioni: quando un sito web non risulta raggiungibile e si ha la necessità di rilevare delle informazioni in esso pubblicate oppure quando si dovesse aver malauguratamente realizzato di aver perso un contenuto senza possederne una copia.
Va precisato che Google non raccoglie, nella sua cache, immagini, script ed altre tipologie di elementi inseriti nelle pagine web ma tenta di recuperarli dalle locazioni d’origine. Se il sito web di provenienza risulta irraggiungibile, la maggior parte delle risorse disponibili esternamente non appariranno e la pagina in cache verrà caricata lentamente. In questi casi si può risolvere il problema optando per la versione “solo testo” (è sufficiente fare clic sul link “Versione solo testo“).
Di default, ogni pagina conservata nella cache di Google non risulta “navigabile”. Cliccando sui vari link in essa presenti, si tornerà al sito web dal quale proviene la pagina e non si potrà attingere esclusivamente al contenuto della cache.
Coloro che avessero l’esigenza di passare da un link all’altro della cache di Google possono orientarsi su Greasemonkey, un’estensione per Mozilla Firefox che si occupa di modificare il “comportamento” di una pagina web sfruttando le indicazioni contenute all’interno di semplici file JavaScript.
Per utilizzare Greasemonkey, è sufficiente visitare questa pagina con Firefox quindi cliccare su Add to Firefox per avviarne l’installazione automatica.
Dopo alcuni istanti d’attesa, si troverà Greasemonkey all’interno del menù Strumenti del browser:
L’estensione Greasemonkey può essere disattivata all’occorrenza eliminando il segno di spunta dalla voce Attivo.
Per attivare la “navigazione” semplificata all’interno della cache di Google è possibile rivolgersi a Google Cache Continue Redux, codice JavaScript concepito proprio per essere eseguito con Greasemonkey.
La procedura da seguire è immediata: dopo aver installato Greasemonkey in Firefox, è necessario aprire questa pagina web e cliccare sul pulsante Install. L’estensione Greasemonkey deve essere obbligatoriamente attiva altrimenti non sarà in grado di “intercettare” automaticamente la richiesta d’installazione.
Per proseguire si dovrà cliccare su Installa. A questo punto, visitando una pagina ospitata nella cache di Google, lo script Greasemonkey verrà automaticamente attivato. Nel menù Strumenti, Greasemonkey, infatti, si noterà l’indicazione dello script correntemente abilitato (Google Cache Continue Redux).
Le varie etichette Cache, su sfondo giallo, se cliccate, consentiranno di “navigare” le pagine web memorizzate nella cache di Google seguendo i vari collegamenti ipertestuali.
Lo script Google Cache Continue Redux è compatibile con Firefox (noi abbiamo utilizzato la versione 5.0 del browser), con Chrome ed Opera grazie al supporto per Greasemonkey. Su Apple Safari, invece, va utilizzato Greasekit.