Con il termine cloud computing, com’è noto, si fa riferimento a quell’insieme di tecnologie che permette di utilizzare risorse hardware e software distribuite in remoto. In altre parole, l’approccio cloud permette a qualunque utente di appoggiarsi alle risorse macchina ed alle applicazioni software messe a disposizione su uno o più server remoti per effettuare talune tipologie di operazioni.
Applicazioni che funzionano in the cloud sono, ad esempio, Google Documenti che permette a tutti coloro che posseggano un account Google di elaborare documenti senza installare alcunché sul personal computer e fruendo di tutti gli strumenti tipici di un wordprocessor tradizionale dalla finestra del browser web. Parte del servizio Google Documenti (o Google Docs) sono “Fogli elettronici“, “Presentazioni“, “Disegni” e “Moduli“. Ciascuna applicazione consente di lavorare, online, su presentazioni, disegni e grafici oltre che su moduli creati in HTML. Lo stesso Gmail, se utilizzato via web, può essere considerato un servizio “in the cloud” dal momento che offre non soltanto funzionalità per la composizione, l’invio e la ricezione della posta elettronica ma anche per la sua gestione, organizzazione ed indicizzazione. Anche in questo caso, Gmail si pone come l’erede delle note “webmail” mettendo nelle mani dell’utente numerose funzionalità in più.
Un altro esempio di servizio cloud è Microsoft Office 365: completamente fruibile dal browser web, si tratta di una suite per l’ufficio che rispecchia i tempi che cambiano. Sino a qualche tempo fa impegnata esclusivamente nello sviluppo di applicazioni desktop, Microsoft si sposta così anche sul web proponendo una soluzione che ambisce a rivaleggiare con Google Docs. Chi volesse approfondire, può fare riferimento a questo articolo: qui abbiamo illustrato tutte le principali caratteristiche di Office 365.
Adobe ha addirittura messo a punto un servizio “in the cloud” che permette di effettuare operazioni di fotoritocco sui file digitali: lo strumento è stato infatti battezzato “Photoshop Express Editor“.
Alcune aziende hanno approntato servizi per l’hosting di file di qualunque genere (Dropbox ne è un esempio: suggeriamo di consultare, a tal proposito, questi nostri articoli) e gli stessi sviluppatori di software antivirus ed antimalware si sono orientati sull’approccio cloud come soluzione efficace per l’individuazione e la rimozione delle minacce più nuove. Anziché poggiare sui tradizionali database delle firme virali (o comunque non soltanto su di essi), i produttori delle principali soluzione per la sicurezza stanno spostando l’intelligenza “in the cloud“: grazie ad un costante dialogo tra client e server, gli esperti delle varie aziende specializzate nella lotta contro il malware possono individuare i primi esemplari di nuove minacce comparse in Rete e mettere immediatamente a disposizione della comunità dei clienti gli strumenti per la rimozione automatica delle infezioni.
I detrattori dei servizi cloud, comunque, ci sono. Richard Stallman, attivista americano del movimento del software libero, hacker e programmatore, per esempio, si è sempre strenuamente schierato contro la filosofia cloud criticandola aspramente (ved. questo articolo). Le eccezioni più frequentemente sollevate riguardano infatti la continuità dei servizi (leggasi affidabilità), la loro sicurezza e le politiche di tutela dei dati personali. Nel tempo si sono infatti susseguiti casi di temporanei down dei servizi online e sono state evidenziate problematiche di sicurezza più o meno gravi.
Proprio di recente, ad esempio, Dropbox è entrato nell’occhio del ciclone: al servizio di file hosting sono state contestate le politiche di tutela dei dati caricati online dagli utenti registrati e la mancata adozione di misure volte ad impedire la sottrazione del contenuto di file appartenenti a terzi (ved. questo articolo).
Noi stessi, nelle scorse settimane, avevamo suggerito l’impiego di una soluzione come TrueCrypt per cifrare i dati inviati su Dropbox o su servizi simili (ved. queste pagine).
“Per mettere d’accordo” tutti i servizi “in the cloud” gli sviluppatori di Joli OS hanno pensato di realizzare un vero e proprio sistema operativo capace di raccogliere, sotto un unico ombrello, le principali applicazioni web utilizzabili ricorrendo al solo browser.
Joli OS è un sistema operativo basato su kernel Linux e fatto derivare dalla distribuzione Ubuntu di Canonical. Requisito essenziale per il corretto funzionamento di Joli OS è un sistema dotato di un quantitativo di memoria RAM pari o superiore a 384 MB.
Il sistema operativo può essere eseguito in modalità “live” (“Try Joli OS without installing“) lasciando inserito nel lettore CD/DVD il supporto generabile a partire da questo file ISO. In questo caso, però, tutte le modifiche non saranno salvate e saranno perse al successivo riavvio del personal computer. Sempre dal menù di avvio del CD “live” di Joli OS, è possibile optare per l’installazione del sistema operativo sul disco fisso (Install Joli OS):
Qualora si decidesse per l’installazione sul disco fisso, Joli OS richiede se installare il sistema operativo accanto a quello già presente (nel nostro esempio viene individuata la presenza di Windows XP Professional) oppure se cancellare completamente il contenuto dell’hard disk:
Joli OS può essere anche installato da ambiente Windows ricorrendo a questo file eseguibile. Anche qui, il file d’installazione di Joli OS provvederà a ridimensionare la partizione destinata a Windows in modo da fare spazio per il sistema operativo che guarda al cloud (sono necessari almeno 18 GB).
Una volta completata l’installazione, al successivo riavvio del sistema comparirà il menù di boot che consentirà di avviare Windows oppure Joli OS. La voce che consente l’avvio di Joli OS è impostata come opzione predefinita. Per variare questa regolazione, è sufficiente accedere a Windows, entrare nel Pannello di controllo, fare doppio clic sull’icona Sistema, cliccare su Impostazioni di sistema avanzate, portarsi entro la scheda Avanzate, fare clic sul pulsante Impostazioni (riquadro Avvio e ripristino) ed agire sul menù a tendina Sistema operativo predefinito:
Dopo aver avviato Joli OS verrà richiesto di effettuare il login utilizzando un account precedentemente creato oppure inserendo le credenziali d’accesso di Facebook. Se ancora non si è creato un account “Jolicloud” e non si desidera inserire i dati di Facebook, è necessario visitare questa pagina, cliccare sulla scheda Sign up e registrarsi compilando i campi proposti.
A questo punto, si potranno inserire le credenziali scelte all’interno della finestra Login di Joli OS. Se la connessione Internet è attiva e funzionante, verrà proposta la finestra principale:
Per risolvere i problemi legati alla digitazione dei caratteri speciali, suggeriamo di cliccare su Keyboard issue, nella parte superiore della schermata, cliccare su Layout, aggiungere Italy e rimuovere USA.
Il pulsante di colore verde che espone il segno “+” permette di aggiungere nuove applicazioni mentre gli altri tasti della barra degli strumenti consentono di ottenere l’elenco delle applicazioni installate, gli aggiornamenti da parte di Jolicloud e degli amici, gestire i file presenti sulla partizione di Joli OS così come in quelle appartenenti altri altri sistemi operativi, personalizzare le impostazioni.
Nell’immagine, l’elenco delle più note applicazioni che Joli OS è in grado di installare ed eseguire.