Ubuntu è una distribuzione Linux nata nel 2004 con l’obiettivo di rispondere in modo efficace alle esigenze di semplicità della maggior parte degli utenti. Basata su Debian, Ubuntu fa derivare il suo nome da un’espressione africana che si ricollega al concetto di “umanità”.
L’ultima versione di Ubuntu è prelevabile sotto forma di “LiveCD” da questa pagina.
Si tratta di un’immagine in formato .ISO che deve essere masterizzata su supporto CD ROM o DVD ROM mediante software, ad esempio, quali Nero o CDBurnerXP Pro.
Una volta masterizzato il supporto CD di Ubuntu, lasciandolo inserito nell’unità CD ROM all’avvio del personal computer, si accederà immediatamente ad un primo menù di scelta (è necessario comunque verificare che nella configurazione BIOS della propria macchina sia impostata, come prima periferica di boot proprio l’unità CD ROM).
Il menù che compare a video ricorda quello che compare premendo il tasto F8 all’avvio di Windows: da qui è possibile decidere se avviare Ubuntu Linux in modalità “LiveCD” oppure se installarlo sul sistema (“Start or install Ubuntu“) o se effettuare operazioni di manutenzione.
Dopo aver avviato Ubuntu selezionando la voce “Start or install Ubuntu”, quindi cliccando sull’icona “Install” si avvia l’installazione vera e propria del sistema operativo sul disco fisso (assicurarsi di selezionare la lingua italiana nella successiva finestra e premere il pulsante “Forward”).
Le informazioni richieste nei passi successivi riguardano il fuso orario, il layout di tastiera, il nome dell’utente, il nome da utilizzare per la procedura di login, una password di protezione per il proprio account, il nome da assegnare al computer.
Le opzioni proposte nella finestra seguente sono quelle che richiedono maggior attenzione e massima cautela.
In questa fase, infatti, l’utente deve scegliere dove installare Ubuntu. La finestra visualizza opzioni differenti a seconda della specifica configurazione dei dischi fissi collegati e delle partizioni eventualmente in essi presenti.
Se si sta installando Ubuntu Linux su un nuovo personal computer oppure su un sistema contenente dati che non si vogliono conservare (e che quindi verranno irrimediabilmente perduti), è sufficiente optare per “Cancellare l’intero disco…”.
Se, invece, si intende installare Ubuntu su un sistema che già ospita Microsoft Windows e sul disco fisso non sia disponibile spazio “non allocato” ossia non ancora assegnato ad alcuna partizione, è necessario scegliere l’opzione che consente il ridimensionamento delle partizioni già presenti.
L’opzione che prevede il ridimensionamento delle partizioni compare solo nel caso in cui si stia tentando di installare Ubuntu su un sistema x86 o a 64 bit sul quale sia già installato Windows.
Qualora sul proprio sistema siano installati più dischi fissi, questi verranno elencati nella stessa finestra della procedura d’installazione di Ubuntu: si scelga il primo disco fisso che non contenga dati da conservare ed il cui contenuto, quindi, possa essere tranquillamente sovrascritto. Si dovrà quindi porre massima attenzione al disco fisso che si sceglie in modo da evitare perdite di dati.
Prossimamente vedremo come installare Ubuntu sul sistema in configurazione “dual-boot”. Suggeriamo, intanto, di effettuare test su personal computer non utilizzati per scopi produttivi oppure utilizzando un software per la virtualizzazione. Un’idea potrebbe essere quella di virtualizzare Ubuntu, ad esempio, con VMware Player (è possibile creare un file .vmx per la sua installazione seguendo le indicazioni qui riportate) oppure con l’opensource VirtualBox (ved. questa pagina).
La finestra successiva fa un sunto delle scelte precedentemente operate: cliccando sul pulsante “Install” in basso a destra, si avvia il setup vero e proprio.
Al termine dell’installazione, Ubuntu richiede se si desideri riavviare il sistema (“Riavvia ora”) oppure se continuare ad utilizzare il sistema operativo in modalità “LiveCD”. E’ possibile optare per questa seconda scelta nel caso in cui, ad esempio, si desideri salvare dei file precedentemente creati durante l’utilizzo di Ubuntu Linux nella modalità di test offerta da “LiveCD”.
Ubuntu preferisce KDE
Dopo aver estratto il CD d’installazione (“LiveCD”) di Ubuntu dall’unità CD ROM e riavviato il sistema, ci si troverà subito dinanzi alla finestra di login del sistema operativo (utilizzare nome utente e password indicati in fase di setup).
Diamo una prima occhiata al desktop di Ubuntu.
E’ possibile che il sistema operativo comunichi la presenza di aggiornamenti: cliccando sull’apposita icona di notifica (posta nella barra in alto), è possibile decidere se scaricarli ed installarli subito. Gli aggiornamenti più pesanti, com’è facile verificare scorrendo la lista che viene proposta, riguardano il kernel Linux, GNOME desktop e le applicazioni installate come OpenOffice (è quindi consigliato servirsi di una connessione a banda larga).
Dopo aver cliccato sul pulsante “Installa aggiornamenti”, Ubuntu chiede di reinserire nuovamente la propria password amministrativa in modo da confermare la volontà di eseguire l’operazione.
Come interfaccia desktop Ubuntu usa GNOME (sebbene esista anche una versione del sistema operativo dedicata agli amanti di KDE): per chi arriva da Windows, il desktop di Ubuntu mette subito a proprio agio. Attraverso la barra posizionata nella parte superiore dello schermo, è possibile lanciare le varie applicazioni già installate, accedere alle risorse del sistema, intervenire sulle impostazioni di configurazione. Una sorta di “barra di avvio veloce” consente di lanciare con un clic i programmi utilizzati più frequentemente.
I pulsanti in basso a destra (“Passa da un’area di lavoro ad un’altra”) consentono di lavorare con i “workspace”. L’utente, in sostanza, ha l’opportunità di lavorare contemporaneamente su più desktop organizzando il proprio lavoro e migliorando la produttività.
Facciamo prima di tutto un sommario delle cartelle utilizzate in tutte le distribuzioni Linux e quindi comuni anche ad Ubuntu:
– /bin cartella che contiene le applicazioni di base (“core applications”) utilizzate da Linux
– /dev cartella che ospita speciali file indispensabili per accedere alle varie periferiche collegate
– /etc conserva file riferibili alla configurazione del sistema, l’elenco delle applicazioni eseguite in fase di boot e file relativi alle impostazioni di molti programmi di sistema
– /lib cartella nella quale sono presenti librerie richiamabili da altre applicazioni
– /proc in questa cartella Linux tiene traccia dei processi in esecuzioni così come delle informazioni ad essi collegate e dei dati relativi allo stato del sistema
– /sbin contiene applicazioni eseguibili da parte del “superuser”
– /sys qui viene tenuta traccia dello stato dell’hardware e delle varie interfacce in uso
– /tmp la cartella che contiene file temporanei generati dalle applicazioni utilizzate
– /home cartella all’interno della quale sono generalmente memorizzati i “profili” dei vari account utente
– /usr contiene file che possono essere eseguiti da un’utente normale (ospita le sottocartelle “/bin”, “/lib”)
– /var ha in sé una serie di cartelle che possono contenere contenuti variabili quali, ad esempio, i log di sistema.
Nella prossima puntata prenderemo maggior confidenza con il desktop environment di Ubuntu quindi passeremo ad analizzare le attività d’interesse per gli amministratori di sistema.