I 13 errori comuni nell'ottimizzazione di Windows 10 e 11

Ottimizzare Windows 10 e 11 è fondamentale per ottenere un sistema più veloce e reattivo, ma spesso si commettono errori che compromettono la stabilità e la sicurezza. Ecco quali sono quelli più comuni.

Quando si installano Windows 10 e Windows 11, spesso ci si rende conto della necessità di ottimizzare il sistema, in modo da renderlo più fluido, veloce e scattante. Raramente, infatti, un’installazione di Windows 10 o di Windows 11 soddisfa l’utente, almeno nella configurazione predefinita con cui si presenta. Applicare i migliori interventi per ottimizzare Windows può migliorare le prestazioni del sistema, ma spesso si commettono errori che possono causare instabilità o addirittura peggiorare la situazione. In questo articolo ci concentriamo sugli errori più comuni.

1. Installare versioni non ufficiali di Windows 10 e 11

Il Web pullula di versioni non ufficiali di Windows 10 e Windows 11 che promettono di migliorare le prestazioni del sistema su cui sono installate. Si tratta di immagini ISO pubblicate su server che non hanno nulla a che vedere con Microsoft: non sono autorizzate e nella stragrande maggioranza dei casi applicano “ottimizzazioni” invasive.

Con l’obiettivo di ridurre al minimo lo spazio occupato da Windows a installazione ultimata e, soprattutto, il quantitativo di RAM occupata dal sistema operativo, queste versioni non ufficiali risultano private di buona parte dei servizi di sistema Microsoft. E questo non va bene perché ci si ritrova tra le mani un’installazione di Windows che non è sicura (spesso risulta disattivato lo stesso Microsoft Defender) o che non può erogare servizi fondamentali.

Basta premere Windows+R, digitare eventvwr.msc quindi cliccare sui registri di Windows per accorgersi del “cimitero” di errori che sono continuamente registrati e segnalati.

Vogliamo poi parlare del fatto che un file ISO di Windows scaricato da server non-Microsoft può contenere qualunque cosa? Chi può assicurare che tra le “pieghe” di un sistema operativo così “brillantemente” ottimizzato non si celino applicazioni dannose, magari eseguite periodicamente sulla macchina? Nell’articolo su Ghost Spectre, abbiamo spiegato perché è bene non fidarsi delle ISO custom di Windows.

2. Utilizzare software di ottimizzazione non affidabili

Il secondo punto è in un certo qual modo collegato al primo. Non si contano le utilità non ufficiali che hanno come obiettivo quello di ottimizzare il funzionamento di Windows 10 e 11.

Da parte nostra, il consiglio è di star lontani da questi strumenti. Tranne rare eccezioni, infatti, in molti casi ci si trova ad accettare “a scatola chiusa” modifiche sul sistema Windows che possono avere un impatto fortemente negativo.

È molto meglio acquisire consapevolezza sulle modifiche che possono essere davvero effettuate per migliorare il comportamento di Windows e, soprattutto, orientarsi su soluzioni che documentano dettagliatamente gli interventi applicabili.

Prendete il nostro script per velocizzare Windows 11 e ottimizzare il sistema: ogni singolo cambiamento applicato sul sistema è chiaramente documentato e si ha la possibilità di intervenire sul file batch per annullare qualunque modifica. Stessa cosa nel caso dello script per ottimizzare e velocizzare Windows 10: qui è addirittura possibile interagire specificando quali interventi applicare e quali invece non devono essere apportati.

Con buona pace di Microsoft, la disattivazione degli elementi superflui nel menu Start e nella casella di ricerca è un’ottimizzazione valida. Come lo è rinunciare all’installazione automatica delle applicazioni che non interessano e che, purtroppo, ci si ritrova puntualmente sul sistema in assenza di una semplice modifica nel registro di sistema.

3. Disabilitare servizi essenziali di Windows

Tra i trucchi molto in voga, ci sono quelli che prevedono la disattivazione di alcuni servizi di sistema Windows, con l’obiettivo di migliorare le prestazioni della macchina.

Anche in questo caso, è necessario tenersi a distanza dalla finestra Servizi (Windows+R, services.msc) così come dall’utilità a riga di comando sc se non si conosce esattamente a cosa serve ciascun servizio di sistema e perché risulti in esecuzione.

L’ottimo Autoruns consente di avere una lista completa dei servizi di Windows in esecuzione. Dopo l’avvio del programma, cliccate sulla scheda Services e assicuratevi che nel menu Options risultino abilitate le voci Hide Windows entriesHide Microsoft entries. Si ottiene così una lista dei servizi di terze parti che sono effettivamente caricati sul sistema.

Come spieghiamo più avanti, è proprio su questi che ci si dovrebbe concentrare, valutando se fosse possibile rimuovere le applicazioni corrispondenti perché, ad esempio, del tutto inutilizzate. In questo modo si può contribuire alla velocizzazione di Windows.

4. Disattivare Windows Update o impedire gli aggiornamenti di Windows

State alla larga da chi vi consiglia di disattivare Windows Update o vi racconta storie mirabolanti di come abbia sradicato completamente il sistema di aggiornamento dal sistema operativo Microsoft senza lamentare alcun problema, da anni.

Lo ribadiamo ancora una volta: gli aggiornamenti di sicurezza, per Windows e per le varie applicazioni installate, sono essenziali per evitare rischi di infezione, attacco, perdita di dati e danni economici. Il download e l’installazione degli aggiornamenti attraverso Windows Update non va quindi impedita: anzi, è un’operazione da effettuare periodicamente.

Per evitare problemi, soprattutto nel caso di aggiornamenti non sufficientemente maturi, si può attendere qualche giorno o addirittura qualche settimana (specie se non si usano servizi direttamente esposti sulla rete Internet oppure se si evita accuratamente l’apertura di documenti provenienti da fonti non attendibili).

Configurare Windows 10 e Windows 11 affinché segnalino la disponibilità di aggiornamenti ma non procedano con l’installazione automatica degli stessi ha quindi senso, come spieghiamo negli articoli citati al precedente punto 2. È invece un’operazione del tutto sconsiderata disattivare in toto Windows Update.

5. Modificare il registro di sistema senza conoscenze adeguate

Nato nel 1992 con il lancio di Windows 3.1, il registro di sistema è parte integrante, ancora oggi, delle più recenti versioni di Windows, sia client che server. È il prezioso contenitore di un ampio ventaglio di configurazioni relative al sistema operativo e alle applicazioni installate.

Interagire con il registro di sistema non è affatto complicato, ma è comunque essenziale conoscerne la struttura, oltre al ruolo di chiavi e valori.

Molte modifiche che si prefiggono di ottimizzare Windows sono proposte sotto forma di file .REG. Se voleste apportare qualche variazione, studiate nel dettaglio il contenuto dei file .REG e capite come sia eventualmente possibile annullare ogni modifica applicata.

Stessa cosa dicasi quando venisse suggerito l’utilizzo dell’utilità reg.exe dalla riga di comando (o finestra del terminale) di Windows.

6. Disabilitare il file di paging (memoria virtuale)

Il file di paging (paginazione) o pagefile.sys è un componente essenziale del sistema operativo Windows, utilizzato per gestire la memoria virtuale. Il file è generalmente memorizzato nell’unità principale e funge da estensione della memoria RAM, permettendo al sistema di utilizzare più memoria di quella fisicamente disponibile.

Quando la memoria RAM risultasse satura, Windows sposta temporaneamente i dati meno utilizzati nel file di paging, liberando spazio per le altre operazioni. Il processo è fondamentale per evitare che il sistema si blocchi quando la RAM risulta ormai esaurita.

Senza il file di paging, se tutte le risorse di memoria sono occupate, il sistema operativo potrebbe andare in crash, manifestando un errore critico noto come Blue Screen of Death (BSoD).

Disattivare il file di paging può sembrare vantaggioso sui sistemi con abbondante RAM. Eppure, in caso di esaurimento della RAM, il sistema non avrà un’area di supporto nella quale memorizzare i dati temporanei, aumentando il rischio di crash. Alcuni processi, inoltre, possono comunque necessitare del file di paging. La sua assenza può portare a rallentamenti e inefficienze nel caricamento delle applicazioni. Infine, il file di paging rimane utile anche quando non è pienamente utilizzato: serve per gestire le informazioni “dormienti” che potrebbero essere richieste in futuro.

Nell’articolo dedicato a come gestire il file di paging abbiamo approfondito questi concetti, spiegando che la configurazione di questo elemento è accessibile premendo Windows+R, digitando sysdm.cpl ,3, cliccando sul pulsante Impostazioni nel riquadro Prestazioni e infine facendo riferimento alla scheda Avanzate e al pulsante Cambia.

7. Non verificare i programmi e i servizi caricati all’avvio

Per ottimizzare Windows e rendere il sistema più scattante è essenziale controllare i programmi in esecuzione automatica. Molti dei programmi che si installano in Windows tendono a impostarsi in maniera tale che uno o più loro componenti si avviino automaticamente ad ogni ingresso in Windows.

Per ottenere questo risultato è possibile far leva, dal punto di vista di uno sviluppatore, su un gran numero di aree del sistema operativo. Utilità di pianificazione compresa.

Se si vuole davvero velocizzare Windows, quindi, è indispensabile controllare periodicamente quali programmi sono eseguiti in automatico, non fermandosi semplicemente al contenuto della scheda App di avvio del Task Manager (CTRL+MAIUSC+ESC).

Inoltre, per scrollarsi di dosso eventuali pesanti gravami, è essenziale – come accennato in precedenza – controllare quali servizi non-Microsoft sono automaticamente caricati all’avvio di Windows. Allo scopo, si può utilizzare il software Autoruns (scheda Services).

In tutti i casi, il consiglio è sempre quello di non rimuovere manualmente i singoli elementi ma di usare le informazioni raccolte per rimuovere dapprima i programmi superflui usando le corrispondenti procedure di disinstallazione. Solo successivamente, si potranno eliminare eventuali residui permasti.

8. Non utilizzare alcun software per la virtualizzazione

È caldamente sconsigliato installare software in Windows senza prendere le dovute precauzioni. Se si fosse soliti installare e rimuovere molti programmi in ambiente Windows, il rischio è – alla lunga – di sovraccaricare l’installazione e i vari componenti della stessa con elementi superflui che possono contribuire a rallentare il sistema operativo.

Per testare un software, quindi, non si deve mai utilizzare un sistema adoperato per scopi produttivi e, in ogni caso, si dovrebbe usare un software per la virtualizzazione.

Tutte le edizioni di Windows (eccetto la Home) integrano Hyper-V, il software per la virtualizzazione Microsoft che permette di installare, ad esempio, un’altra copia di Windows da usare per effettuare test e prove di qualunque genere. La macchina virtuale può anche essere isolata rispetto al sistema operativo sottostante e con un minimo sforzo si può caricare Hyper-V su Windows in edizione Home.

Utilizzando le macchine virtuali, che posso essere create e cancellate in qualunque momento, si evita di fare pasticci sul sistema principale, preservandone così l’integrità e le prestazioni velocistiche.

9. Disabilitare o lasciare disattivata l’utilità Ripristino configurazione di sistema

Ripristino configurazione di sistema è una funzione storica di Windows che permette di riportare il sistema a uno stato precedente senza perdere i file personali. È importante non disattivarla, perché offre una protezione contro errori di sistema, installazioni problematiche e malfunzionamenti causati da aggiornamenti o driver incompatibili.

È possibile usare i punti di ripristino del sistema anche in Windows 11, e anzi consigliamo di farlo. Anche perché, quando Ripristino configurazione di sistema risulta abilitata, buona parte delle routine di installazione e disinstallazione provvedono a generare un punto di ripristino che può risultare molto utile in molteplici situazioni.

Certo, Ripristino configurazione di sistema è uno strumento piuttosto impattante dal punto di vista dello spazio occupato: l’importante è non esagerare con la quota dati ad esso destinata (l’1%-2% della capienza dell’unità è un valore più che ragionevole).

10. Non controllare le impostazioni di risparmio energetico

Astenersi dal verificare le impostazioni di risparmio energetico in Windows è un errore perché può influenzare negativamente le prestazioni, la durata della batteria e la stabilità del sistema. Windows offre diverse modalità di alimentazione, e ignorarle significa non sfruttare al meglio le risorse del proprio PC, sia esso un desktop o un notebook.

Abbiamo criticato a suo tempo il fatto che i moderni portatili siano forzosamente passati dalla tradizionale modalità di sospensione S3 al Modern Standby, che include gli stati S0 e S0ix. Modern Standby di fatto non fa mai spegnere il portatile e gli utenti rischiano di perdere il controllo sulle preferenze in fatto di risparmio energetico.

Controllate quindi se state utilizzando Modern Standby, verificate se è davvero ciò che volete ed eventualmente personalizzate le vostre preferenze tramite la finestra Windows+R, powercfg.cpl.

11. Ignorare i messaggi di errore

Non ignorate mai i messaggi d’errore sostenendo di non avere il tempo materiale per gestirli. E date un’occhiata al Visualizzatore degli eventi di Windows che contiene informazioni preziose su ciò che avviene sul sistema.

In passato abbiamo spiegato come decodificare gli errori in Windows e ricordato che, per copiare un messaggio d’errore è spesso possibile premere la combinazione di tasti CTRL+C. Sarà copiato in memoria e incollabile altrove, ad esempio per cercare informazioni utili alla sua risoluzione, premendo CTRL+V.

12. Disattivare la deframmentazione automatica

Sebbene la deframmentazione tradizionale non sia necessaria per gli SSD, Windows esegue automaticamente una “ottimizzazione” che include il comando TRIM. Disattivare questa funzione impedisce all’unità SSD di funzionare al meglio.

Il comando TRIM è essenziale per gli SSD: permette al sistema operativo di segnalare quali blocchi di memoria non sono più in uso, migliorando le prestazioni e riducendo l’usura.

La funzione Ottimizza unità (digitare deframmenta nella casella di ricerca e selezionare Deframmenta e ottimizza unità) in Windows non esegue una vera deframmentazione sugli SSD, ma invia il comando TRIM, che aiuta a mantenere prestazioni elevate nel tempo.

13. Non controllare l’allineamento 4K per le unità SSD

Un errato allineamento delle partizioni presenti in un’unità SSD può influire negativamente sulle prestazioni. È importante verificare che l’unità sia allineata correttamente per garantire che le operazioni di lettura e scrittura siano efficienti.

Gli SSD memorizzano i dati in blocchi da 4K (4096 byte) o multipli di essi. Se non vi è un allineamento corretto, le operazioni di lettura e scrittura coinvolgono più blocchi del necessario, portando a prestazioni inferiori (tempi di accesso più lunghi) e maggiore usura dell’SSD (scritture extra non necessarie).

Digitate cmd nella casella di ricerca di Windows, selezionate Esegui come amministratore quindi impartite il comando seguente:

wmic partition get Name, StartingOffset

Se il valore di StartingOffset espresso in byte è divisibile per 4096 senza resto, allora l’allineamento è corretto. Se non è divisibile per 4096, la partizione è disallineata e va corretta.

Per approfondire, potete fare riferimento al nostro articolo incentrato sul tema dell’allineamento di un SSD.

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