Hackintosh: cos'è e perché OSX-PROXMOX prova a tenerlo in vita

macOS è progettato per funzionare solo su hardware Apple, ma il fenomeno Hackintosh ha permesso di farlo girare su dispositivi non ufficiali. OSX-PROXMOX utilizza la virtualizzazione di Proxmox VE per caricare macOS.

Il sistema operativo macOS è concepito da Apple per funzionare solo ed esclusivamente su hardware ufficiale. La Mela non consente l’installazione e il caricamento del sistema operativo su hardware di terze parti. Non da ieri, bensì negli ultimi decenni, il fenomeno Hackintosh ha un po’ rappresentato il simbolo dell’ingegno e dell’adattabilità per gli appassionati di tecnologia. Hackintosh significa proprio questo: far funzionare macOS su hardware non Apple per utilizzare la piattaforma senza affrontare i costi, spesso elevati, dei dispositivi ufficiali.

A marzo 2024, Aleksandar Vacić – noto esperto della materia – faceva presente come l’esperienza Hackintosh fosse ormai giunta all’epilogo. Con l’accelerazione impressa sui Mac Apple Silicon, i tecnici della società di Cupertino hanno rimosso ogni traccia del supporto per le schede WiFi/Bluetooth Broadcom più vecchie, utilizzate negli iMac e MacBook fino al 2013. Tali schede erano fondamentali per garantire la compatibilità con servizi come iMessage, FaceTime, AirDrop e Handoff, funzionalità che rendevano un Hackintosh praticamente indistinguibile da un Mac autentico.

A partire da macOS Sonoma, Apple ha introdotto ulteriori modifiche che complicano la vita agli appassionati Hackintosh. Ad esempio, la nuova architettura del sottosistema USB ha reso ancora più difficile garantire la stabilità delle configurazioni non ufficiali e si rilevano sempre più problemi con la connettività WiFi ed Ethernet.

OSX-PROXMOX prova a riportare in auge il concetto di Hackintosh usando la leva della virtualizzazione

Il progetto OSX-PROXMOX si propone come alternativa all’approccio Hackintosh tradizionale, sfruttando una filosofia completamente diversa. Facendo perno sulla virtualizzazione gratuita di Proxmox VE (Virtual Environment), OSX-PROXMOX riesce a ridurre molte delle complessità e delle problematiche tecniche tipiche degli Hackintosh.

Il concetto di Hackintosh ha avuto inizio con tentativi rudimentali nei primi anni 2000, ma è stato solo nel decennio successivo che la comunità è riuscita a creare soluzioni più stabili. La svolta è arrivata con strumenti come Clover e OpenCore, che hanno consentito di replicare con precisione l’ambiente macOS su hardware compatibile.

Come abbiamo raccontato nell’articolo citato in precedenza, Proxmox è una piattaforma di virtualizzazione open source che supporta container e macchine virtuali. OSX-PROXMOX utilizza questa piattaforma per eseguire macOS in una macchina virtuale (VM), bypassando molti dei problemi hardware che sorgono con un Hackintosh tradizionale. Grazie a Proxmox, è possibile creare un ambiente isolato in cui macOS funziona senza bisogno di configurazioni complesse per i driver e il kernel.

Prendendo il caso della GPU, anche se le prestazioni grafiche possono risultare limitate con OSX-PROXMOX, è possibile attivare la tecnica del GPU passthrough per migliorare le performance.

Da dove prende le immagini di macOS?

Ci siamo chiesti da dove attinga, OSX-PROXMOX, alle immagini delle varie versioni del sistema operativo macOS. Così abbiamo dato un’occhiata al codice pubblicato su GitHub.

Il file di setup, richiamato dalla riga di comando di Proxmox, invoca a sua volta uno script Python (macrecovery.py) che recupera le immagini di ripristino di macOS direttamente dai server Apple. Il processo è impostato in maniera tale da creare le immagini dell’installazione e prepararle automaticamente per l’uso in una macchina virtuale Proxmox.

Abbiamo forti dubbi che questo “giochetto” sia gradito ad Apple. Probabilmente l’azienda di Cupertino preferisce chiudere un occhio fintanto che le installazioni Hackintosh e OSX-PROXMOX sono ancora poche se paragonate con l’intera base di utenza della Mela.

Certo è che Apple consente l’utilizzo delle immagini di ripristino di macOS soltanto sui dispositivi aventi titolo, quindi i sistemi Mac ufficiali.

Un Hackintosh come macchina virtuale

Certo è che un progetto come OSX-PROXMOX semplifica davvero l’installazione di macOS sotto forma di macchina virtuale.

Basta infatti accedere alla Web Console di Proxmox, portarsi nella sezione Datacenter, cliccare sul nome dell’host quindi selezionare Shell per accedere alla riga di comando. È sufficiente quindi un “copia e incolla” di un semplice comando per caricare la versione di macOS preferita.

Installer OSX-PROXMOX

La routine di installazione fornisce, come ultimo passaggio, un URL locale sul quale puntare il browser e completare l’avvio di macOS. L’interazione con il sistema operativo è possibile grazie a noVNC, una libreria open source che consente di accedere a desktop remoti tramite browser Web, utilizzando il protocollo VNC (Virtual Network Computing). noVNC fornisce un’interfaccia Web per connettersi e controllare il sistema installato come macchina virtuale su Proxmox.

Desktop macOS in esecuzione su Proxmox VE

Basato su Debian Linux, Proxmox utilizza la tecnologia KVM (Kernel-based Virtual Machine) per la virtualizzazione completa e LXC (Linux Containers) per i container. Proxmox offre una gestione centralizzata tramite interfaccia Web, che permette agli utenti di configurare, monitorare e amministrare facilmente le risorse di sistema, come CPU, memoria e storage.

Il focus principale di Proxmox è sulle piattaforme x86-64, che sono quindi fondamentali anche per il funzionamento di OSX-PROXMOX. Per questo motivo, come evidenziato anche da Vacić, lo stesso progetto OSX-PROXMOX potrebbe non avere una vita particolarmente lunga.

In ogni caso, come sottolinea l’autore di OSX-PROXMOX, va considerato solo appannaggio di sviluppatori, per scopi di test o finalità educative. Non per altri usi. In ogni caso, è responsabilità dell’utente verificare la compatibilità con i termini di utilizzo Apple.

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