Nell’ultimo fine settimana, Google ha comunicato l’imminente variazione delle condizioni di utilizzo dei suoi servizi. Secondo quanto emerso, il nome e la foto degli utenti che possiedono un account Google potrebbero essere utilizzati per promuovere determinati prodotti o servizi.
Come già illustrato in precedenza, il colosso di Moutain View utilizzerà il gradimento precedentemente espresso dagli utenti mediante il pulsante “+1” per comporre dei riquadri promozionali da esporre nel motore di ricerca, su Maps, su Play così come negli altri servizi a marchio Google.
Il funzionamento e le finalità del nuovo strumento Google, che verrà portato al debutto a partire dal prossimo 11 novembre, sono illustrate in questa pagina in lingua italiana.
Come spiega anche Google, chi non volesse accettare le nuove regole può esercitare il cosiddetto opt-out opponendosi all’utilizzo del proprio nome e della propria foto negli annunci pubblicitari.
Disattivando la casella “A seconda della mia attività, Google può mostrare il nome e la foto del mio profilo nei consigli condivisi che vengono visualizzate negli annunci” quindi cliccando su Save si potrà negare l’utilizzo dei dati da parte del colosso di Mountain View.
Dalla home page delle impostazioni di Google+ si dovrà poi individuare la regolazione Consigli condivisi, cliccare sul link Modifica e porla su OFF.
Anche in questo caso, dopo aver effettuato la variazione, bisognerà confermare la scelta cliccando sul pulsante Salva.
L’approccio adottato da Google passerà a questo punto al vaglio degli utenti e dei vari uffici privacy. Storicamente, soprattutto in territorio europeo, scelte di Google che vanno ad impattare sulla privacy degli iscritti sono spesso state oggetto di un dettaglio esame da parte delle autorità per la tutela dei dati personali.
Certo è che Google sta impersonando solamente il ruolo dell’apripista: Facebook e Twitter lanceranno nei prossimi mesi, con buona probabilità, iniziative molto simili. L'”advertising sociale” è una frontiera alla quale stanno guardando tutti gli “over the top” ed i giudizi espressi dagli utenti sui social network in merito a servizi e prodotti è una risorsa ritenuta troppo preziosa per non essere sfruttata adeguatamente per motivi di business.