Dopo l’avvio della gara per l’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze (banda 3,4-3,6 GHz) nel nostro Paese, WiMax è sulla bocca di tutti. Ci proponiamo di fare il punto, brevemente, su alcuni aspetti che potrebbero ostacolare l’affermarsi di una tecnologia che è foriera di tante promesse e che è particolarmente attesa da tutti coloro che sono ad oggi esclusi dalla possibilità di fruire di connessioni a banda larga.
I costi
I costi che caratterizzeranno i chip WiMax, periferiche e servizi di rete giocheranno un ruolo chiave nel futuro di questa tecnologia. Secondo Barry West, CTO di Sprint, uno dei più grandi operatori di telecomunicazione al mondo (vanta circa 55 milioni di utenti; terzo operatore di telecomunicazioni wireless degli Stati Uniti – dietro Verizone ed AT&T), ha dichiarato nei mesi scorsi come i costi di WiMax saranno paragonabili a quelli delle attuali tecnologie senza fili.
Nel corso di un’intervista al WiMax World di Chicago, Barry West ha dichiarato che i prezzi per l’hardware in grado di supportare la tecnologia WiMax, come la scheda integrabile in un computer portatile, saranno approssimativamente quelli oggi affrontati nel caso di periferiche Wi-Fi.
Berge Ayvazian, analista di Yankee Group, ha citato poi un sondaggio condotto nel primo quadrimestre 2007 su un campione di 2.000 utenti Internet. L’indagine ha mostrato come gli utenti di connessioni DSL/cavo sarebbero disposti a passare al WiMax affrontando una spesa leggermente superiore, con il vantaggio di poter contare sul fattore mobilità.
Nel frattempo, Intel e altri produttori di chip dovrebbero, secondo Jack Gold – analista presso J. Gold Associates – abbattere ulteriormente i costi dell’hardware non solo per i chip studiati per i portatili ma anche per quelli integrati nei telefoni cellulari così come in altri device.
Oggi, un chip per un computer portatile dovrebbe costare intorno ai 40/50 Dollari, importo probabilmente troppo caro. Non appena la produzione dei chip WiMax si incrementerà, dovremmo assistere ad un abbattimento dei prezzi. A titolo di paragone, si dovrebbe arrivare a poco a poco – secondo Gold – ai 5/7 Dollari dei chip Wi-Fi odierni.
Applicazioni della tecnologia WiMax
“L’aspetto principale da tenere in considerazione nel caso della tecnologia WiMax è come essa possa inserirsi nella schiera delle soluzioni wireless”, ha dichiarato Craig Mathis – analista di Farpoint Group -. “Il wireless in aree di territorio piuttosto ampie è oggi sinonimo di cellulare e telefonia mobile”.
Nel nostro Paese, WiMax può aiutare a combattere il “digital divide” portando la banda larga in zone non raggiunte dalle connessioni tradizionali (ADSL tra tutte). Ecco, a tal proposito, una delle prime presentazioni della tecnologia WiMax, preparata da Intel nel lontano 2003:
Scott Wickware, vicepresidente di Nortel Networks, ha dimostrato a Maggio il potenziale di WiMax illustrando come questa tecnologia possa essere per esempio impiegata dal personale medico che effettua interventi in ambulanza: utilizzando una connessione WiMax è possibile, in movimento, accedere rapidamente ai file medici del paziente e trasmettere video ed informazioni sullo stesso direttamente ai medici in ospedale.
WiMax può permettere l’accesso a sistemi aziendali e domestici da veicoli in movimento oppure sarebbe possibile visionare in macchina video o file multimediali salvati sul proprio personal computer dall’autovettura o da altri dispositivi portatili.
“Gli utenti statunitensi già conoscono iPhone”, dispositivo che può sfruttare una connessione Wi-Fi, ha osservato Ayvazian. “Si pensi alle potenzialità di un prodotto del genere in grado di supportare WiMax”.
Affidabilità
In quanto all’affidabilità della tecnologia, West parla di un WiMax vicino soprattutto agli utenti consumer, un pò meno al mondo business. L’utente normale non si preoccupa se un video veicolato attraverso una connessione WiMax subisce rallentamenti mentre gli utenti business potrebbero non poter accettare temporanee difficoltà.
Per inciso, è assai improbabile che provider WiMax possano offrire ad ampie fette di utenza una banda minima garantita.
WiMax, così come ogni altra tecnologia wireless, ha delle limitazioni che derivano dalla sua stessa natura. Il comportamento di un canale radio è estremamente variabile. Gli utenti si contendono la banda disponibile in uno scenario che cambia in modo davvero rapido. Il fattore mobilità rende queste problematiche ancor più sentite.
La variabilità della distanza, la presenza di ostacoli fisici, la rideterminazione dell’antenna utilizzata di volta in volta impattano inevitabilmente sulle performance ottenibili e quindi sull’affidabilità della tecnologia.
Diffusione
WiMax porta con sé tante buone promesse ma quando la tecnologia comincerà a diffondersi veramente?
West ha dichiarato che cinque produttori di computer portatili (nessun nome viene comunque pronunciato) starebbero già lavorando per integrare chipset WiMax nei propri sistemi.
Motorola ha dimostrato il funzionamento di una versione “alpha” di telefono cellulare WiMax compatibile in grado di funzionare da un battello in movimento lungo il fiume Chicago.
Intel ha proposto un portatile con un chip WiMax integrato ed è al lavoro con Nokia per sviluppare dispositivi mobili in grado di offrire compatibilità sia con WiMax che con Wi-Fi, utilizzando una bozza della specifica 802.11n.
La diffusione di WiMax andrà quindi a braccetto, ovviamente, con la disponibilità di device in grado di sfruttare la tecnologia. Stando alle indiscrezioni in circolazione negli USA, i primi dispositivi non dovrebbero tardare troppo a comparire in forza della pressione che, Oltreoceano, si registra da parte di altre tecnologie wireless “concorrenti”.
Legislazione
Da molte parti arriva una critica dopo la pubblicazione del bando, promosso dal Ministro Gentiloni, per l’assegnazione delle frequenze WiMax in Italia. Il timore è quello che lo scarso numero di licenze a disposizione agevoli di fatto gli operatori più grandi ed economicamente più affermati. Il rischio, secondo molti, è quello che WiMax diventi un mercato “monopolizzato” da pochi soggetti, già attivi nel campo delle telecomunicazioni. Secondo l’Associazione “Anti Digital Divide”, sarebbero stato per esempio preferibile aggiungere almeno un’altra licenza riservata a società che non operino già su UMTS. Qualche perplessità anche circa la riassegnazione, dopo 30 mesi, delle frequenze assegnate ma rimaste inutilizzate. “Bisognerà chiarire se le garanzie previste nei primi due punti sono da intendere come obblighi e se le prime verifiche del rispetto di tale obblighi si avranno solo dopo 30 mesi. In questo caso la situazione sarebbe grave perchè permetterebbe di congelare la copertura di una zona per troppo tempo”, ha osservato ADD. La durata delle licenze concesse (15 anni) sarebbe poi considerata un tempo troppo lungo: una concessione quinquiennale potrebbe “spronare” i vari provider a costruire più rapidamente le infrastrutture necessarie.
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