In passato c’erano solo le emoticon ovvero le rappresentazioni utili ad esprimere emozioni, stati d’animo o concetti in testi scritti. Sono inserite usando semplicemente i caratteri disponibili sulle comuni tastiere: ad esempio il simbolo :-)
(o :)
in forma compatta) è la classica faccina sorridente che esprime felicità, soddisfazione. Si parla di emoticon anche nella Netiquette, definitiva in versione finale nel 1995. Successivamente sono arrivate le emoji ovvero apposite icone grafiche che vivono vita propria, indipendentemente dai simboli disponibili sulle tastiera. In un altro articolo abbiamo parlato del significato di emoji ed emoticon evidenziando le differenze tra le une e le altre.
Il termine emoji (che può essere utilizzato indifferentemente al femminile o al maschile) deriva dalla combinazione di due parole giapponesi: “E” (絵) che significa “immagine” o “disegno” e “moji” (文字) che sta per “carattere” o “lettera”. Sono infatti piccole immagini o simboli grafici che rappresentano emozioni, oggetti, concetti nei messaggi di testo e nelle comunicazioni digitali.
L‘idea delle emoji risale a un operatore di telecomunicazioni giapponese che le presentò nel 1997. Apple fu successivamente persuasa a inserire le emoji nei suoi iPhone fin dal debutto nel 2007 per poi lanciarle a livello internazionale nel 2011.
Emoji e proprietà intellettuale
Le emoji derivate da emoticon non sono generalmente protette dalla proprietà intellettuale, poiché sono considerate elementi di carattere generico e funzionale per rappresentare concetti o emozioni.
Prendete ad esempio WhatsApp e nel campo per l’inserimento del messaggio digitate ;-)
(la faccina che fa l’occhiolino). Ecco, quell’emoticon – così come tutte le altre emoticon standard – è automaticamente tradotta nell’emoji corrispondente.
I vari produttori software sono comunque soliti sviluppati un set di emoji personalizzate, anche per quelle generate a partire dalla conversione di semplici emoticon testuali. Quando si utilizzano le emoji è quindi muoversi con cautela perché alcune di esse potrebbero essere protette dal copyright e utilizzabili solo ed esclusivamente all’interno della piattaforma per la quale sono state concepite.
Differenza tra le tipologie di emoji
Posto che alcune emoji vengono “tradotte” a partire dalle emoticon più conosciute, va detto che ne esiste un ricco insieme composto da circa 3.500 elementi che è standardizzato dal Consorzio Unicode, organizzazione che si occupa di sviluppare standard di codifica per la rappresentazione di testi e simboli sui dispositivi digitali. Questo significa che le emoji sono parte degli standard Unicode ed è possibile utilizzarle liberamente in conformità con le specifiche Unicode. È sufficiente visitare il sito Unicode per verificare quali e quante emoji sono direttamente supportate.
In Windows provate ad aprire un editor di testo o un wordprocessor come Word, LibreOffice, ONLYOFFICE, Google Documenti, Word Online e così via. Premete quindi i tasti Windows+.
(tasto Windows insieme con il punto): il sistema operativo presenta una serie di emoji inseribili nel testo. Queste emoji appartengono al set creato da Microsoft ma ognuna di esse corrisponde a un’icona codificata Unicode.
Provate a selezionare l’emoji appena inserita, copiatela (CTRL+C
) quindi incollatela nella casella di ricerca su Google aggiungendo site:unicode.org
. Tra i risultati troverete il corrispondente codice Unicode (ad esempio 1F926
). Selezionandolo, copiandolo, incollandolo in Word o in LibreOffice quindi premendo ALT+X
, otterrete l’emoji corrispondente.
Questo a conferma della relazione stretta che c’è tra le emoji e i codici Unicode. Lo abbiamo spiegato anche nell’articolo in cui vediamo come ottenere caratteri speciali usando la tastiera.
Anche nel caso delle emoji che corrispondono a codici Unicode, tuttavia, tante aziende e sviluppatori creano set personalizzati di emoji che possono essere soggetti a diritti di proprietà intellettuale. Ad esempio, Apple, Google, Microsoft e altre aziende hanno i propri set di emoji. L’uso dei loro insiemi di emoji è generalmente regolamentato nei termini di servizio e condizioni d’uso.
Alcune emoji possono contenere marchi o loghi registrati, ad esempio riferimenti espliciti a prodotti o aziende. L’uso di tali emoji in modi che violano i diritti di marchio può comportare problemi legali. Infine, alcune piattaforme consentono agli utenti di creare emoji personalizzate o sticker. In questo caso, le emoji personalizzate possono essere soggette a diritti di proprietà dell’utente o dell’azienda che le ha create.
Il progetto Openmoji
OpenMoji è un progetto open source che si concentra sulla creazione di un set di emoji accessibili e gratuito per l’uso generalizzato. Il progetto OpenMoji nasce quindi con l’obiettivo di fornire un’alternativa aperta e a costo zero alle emoji proprietarie utilizzate sulle varie piattaforme digitali.
L’impegno è quello di creare rappresentazioni grafiche “libere”, inclusive e disponibili per tutti, indipendentemente dalle piattaforme o dai dispositivi utilizzati.
Sul sito di Openmoji è possibile effettuare una ricerca in modo da individuare a colpo d’occhio il supporto grafico di proprio interesse: è sufficiente servirsi della casella di ricerca. In alternativa, il repository di GitHub permette di scaricare l’intero archivio ad oggi disponibile, continuamente in espansione. L'”anatomia” delle cartelle di OpenMoji è la seguente:
black/
ecolor/
Contengono tutti i file .png e .svgdata/
Contiene il fileopenmoji.json
con tutti i metadati sulle emoji in archiviofont/
Raccoglie i caratteri OpenMojiguidelines/
Ospita vari file modellohelpers/
Offre vari script di supporto, ad esempio per esportare in .png e .svg, generare varianti in termini di tonalità, applicare tavolozze dei colori e così viasrc/
Contiene tutti i file sorgente .svg di OpenMoji. I file sono suddivisi in cartelle e file corrispondenti ai gruppi e sottogruppi Unicodetest/
Test automatizzati per garantire la coerenza tra tutti i file .svg
La licenza attualmente utilizzata per Openmoji consente qualunque tipo di utilizzo, anche per progetti commerciali, tollerando l’applicazione di modifiche e la creazione di opere derivate. L’importante è inserire sempre una nota, nei propri progetti, per indicare la provenienza del materiale grafico. Inoltre, se si creassero opere derivate a partire da Openmoji è obbligatorio distribuirle utilizzando la medesima licenza.
Credit immagine in apertura: iStock.com/1550539