Parlando di tecnologie per la diffusione del segnale TV, un passaggio storico avvenne nel 2012 quando dalla televisione analogica si passò finalmente al digitale terrestre nella sua prima versione, conosciuta con l’appellativo DVB-T (“T” sta appunto per terrestrial). Della tecnologia DVB T2 avevamo iniziato a parlare nel 2017: si tratta di una versione migliorata dello standard DVB-T che il DVB (Digital Video Broadcasting), consorzio europeo incaricato di definire modalità condivise per la trasmissione televisiva digitale terrestre, iniziò a proporre già nel 2006.
Con il decreto ministeriale del 19 giugno 2019, era stato fissato per il 21-30 giugno 2022, a distanza di 10 anni dal precedente, un nuovo switch off; questa volta con il definitivo passaggio da DVB-T a DVB T2, presentato come il nuovo digitale terrestre. Un’evoluzione tecnologica che aveva come obiettivo primario quello di migliorare la qualità delle trasmissioni televisive.
In realtà, a luglio 2021, con un improvviso “cambio di rotta”, il Ministero dello Sviluppo Economico decise di rinnegare le precedenti decisioni e rimandare a data da destinarsi l’avvio della transizione a DVB T2. Dopo un’incredibile serie di continui rinvii, le prime trasmissioni DVB T2 con codifica HEVC a 10 bit sono attivate il 28 agosto 2024.
La prima emittente chiamata ad attivarsi in tal senso è RAI che dovrà predisporre un proprio MUX nazionale per irradiare il segnale DVB T2 su tutto il territorio italiano. Si parla soltanto di una selezione di canali (secondari) per poi aggiornare anche gli altri MUX a DVB T2 in tempi successivi (ne parliamo più avanti).
I motivi del passaggio da DVB-T a DVB T2 e le indicazioni normative
Obiettivo dello standard DVB T2 è migliorare la ricezione del segnale TV con apparati fissi e portatili, facendo crescere anche il bitrate ovvero la quantità di informazioni trasferita nell’unità di tempo: più dati sono trasferiti in un secondo, maggiore sarà la qualità delle immagini.
DVB T2 usa codici a correzione d’errore simili a quelli impiegati con lo standard satellitare DVB S2, permette l’utilizzo di sistemi MIMO (ben noti in ambito WiFi), prevede metodiche per la riduzione della potenza di picco irradiata dall’antenna trasmittente, consente di usare più di 8.000 portanti, di stimare il canale migliore con l’impiego di un numero inferiore di portanti pilota, di usare più versioni di codifica e modulazioni, di aumentare le distanze tra antenne e ricevitori, di incapsulare pacchetti IP nello stream e altro ancora. Le novità, insomma, sono davvero tante.
Il digitale terrestre, purtroppo, è rimasto indietro in termini di risoluzioni e bitrate
Mentre il satellite, grazie allo standard DVB S2 (anch’esso ufficialmente introdotto qualche tempo fa con una storica migrazione), può assicurare qualità audio-video “stellari” e un sempre maggior numero di network televisivi che trasmettono in 4K UHD, l’unica cosa che ci si è limitati a fare sul versante del digitale terrestre è il “mini switch off” del 21 dicembre 2022 per disporre il passaggio a MPEG-4 AVC (H.264).
Il tutto mentre l’interesse degli utenti si è sempre più spostato verso le piattaforme di streaming video fruibili via Internet attraverso una qualunque connessione dati e con gli operatori interessati che iniziano a fare i test su DVB-I. Tant’è vero che spunta l’ipotesi di un nuovo bollino per certificare i TV che possono funzionare con una connessione Internet, senza bisogno di un cavo di antenna.
Quando inizierà davvero il passaggio a DVB T2: 28 agosto 2024
La legge Finanziaria 2018 in materia di “Uso efficiente dello spettro e transizione alla tecnologia 5G” aveva posto una “data spartiacque” ovvero il 1° luglio 2022. In realtà, con la già citata decisione del MISE di fine luglio 2021, il 1° luglio 2022 era rimasta soltanto la data in cui tutti i network televisivi dovevano liberare le frequenze sulla banda dei 700 MHz.
Tali frequenze sono infatti rese disponibili per le reti mobili che offrono connettività 5G e consegnate agli operatori aventi titolo che hanno vinto il bando per l’assegnazione delle frequenze, gara precedentemente organizzata dal MISE stesso. In Italia è stato assegnato in licenza ai vari operatori di telecomunicazioni l’utilizzo delle bande di frequenza sui 694-790 MHz, 3600-3800 MHz e 26,5-27,5 GHz per l’erogazione di servizi di connettività di quinta generazione.
Come accennato nell’introduzione, Rai e Ministero si sono accordati per l’avvio delle trasmissioni DVB T2 a partire dal 28 agosto 2024. L’operazione riguarda un numero ridotto di canali Rai: Rai Storia, Rai Scuola e Rai Radio 2 Visual: non risulteranno più ricevibili da chi non possiede apparecchi compatibili DVB T2.
I canali Rai 1 HD, Rai 2 HD e Rai 3 HD nazionale, Rai 4HD, Rai News 24 HD Rai Premium HD saranno diffusi in DVB T2 e in simulcast anche in DVB-T. Questo significa che accanto all’avvio delle trasmissioni in DVB T2, chi non possiede un TV o un ricevitore compatibile potrà ancora sintonizzare i canali citati.
Come sapere se la TV ha il DVB T2. Quando acquistare un nuovo TV o un decoder
Dal 1° gennaio 2017 i vari canali di vendita sono autorizzati a commercializzare esclusivamente dispositivi dotati di sintonizzatore DVB T2 HEVC. Chi ha acquistato un nuovo televisore da inizio 2017 in avanti, quindi, può essere già sufficientemente sicuro di essere pronto per lo switch off che, comunque, non è ancora dato sapere quando avverrà.
Il 28 agosto 2024, infatti, non rappresenta certamente un vero e proprio switch off ma l’inizio di una progressiva migrazione verso DVB T2 che ancora impiegherà del tempo per essere portata a conclusione. Da parte loro le TV locali esortano a velocizzare la migrazione in massa a DVB T2 in modo da poter beneficiare, finalmente, della larghezza di banda utile a diffondere un segnale qualitativamente migliore.
HEVC (High Efficiency Video Coding), noto anche come H.265, è uno standard di compressione video che va a braccetto con DVB T2. HEVC è l’erede dell’H.264/MPEG-4 AVC: migliora la qualità video, raddoppia il rapporto della compressione dei dati rispetto a H.264 e supporta l’ultra definizione 8K, spingendosi fino a 8192 x 4320 pixel. In un altro articolo mettiamo in evidenza le principali differenze di HEVC (H.265) rispetto a H.264.
I TV immessi sul mercato dal 1° gennaio 2017, come detto, sono compatibili HEVC. Anche alcuni televisori di fascia medio-alta acquistati nel 2015-2016 dovrebbero essere compatibili DVB T2 HEVC.
Come si scopre nella pagina Nuova TV Digitale, il Ministero si tiene un po’ più cauto e fa presente che certamente tutti i TV acquistati a partire dal 22 dicembre 2018 sono compatibili DVB T2. Si indica che “da quella data i negozianti sono obbligati a vendere televisori che supportano il nuovo standard DVB-T2 e la codifica video HEVC“.
Qualche osservazione utile sui TV e dispositivi acquistati prima del 2017
Per i televisori antecedenti al 2017, il suggerimento è quello di annotarne il modello esatto quindi effettuare una ricerca in rete, meglio sul sito del produttore, per individuare le specifiche tecniche complete. In questo modo si può accertare l’eventuale compatibilità con DVB T2 HEVC a 10 bit.
Il dato sulla profondità di colore (10 bit) è fondamentale perché i dispositivi compatibili soltanto con DVB T2 HEVC a 8 bit non permettono di ricevere i canali del digitale terrestre dopo lo switch off.
I TV risalenti agli anni 2014-2015 integrano il supporto DVB T2 ma non il codec HEVC: questa limitazione rende di fatto impossibile ricevere i nuovi canali dopo lo switch off definitivo.
Letteralmente improbabile se non proprio impossibile il rilascio di aggiornamenti del firmware in grado di attivare la compatibilità con il codec HEVC: vale comunque la pena provare a consultare l’area Download del produttore previa ricerca del modello di TV esatto inserendo la sigla corrispondente.
Un aggiornamento del firmware è sempre in grado di modificare il comportamento del software del televisore ma non può intervenire sulla configurazione hardware del chip usato per la decodifica video.
Se il chip di decodifica disponesse dell’hardware sufficiente per supportare HEVC allora il produttore potrebbe effettivamente rilasciare un aggiornamento del firmware. In altri casi ciò non potrà mai avvenire.
Come controllare la compatibilità con DVB T2 del proprio TV e del sintonizzatore digitale integrato
Ormai da metà gennaio 2020, sono attivi due canali (100 e 200 del digitale terrestre) gestiti rispettivamente da Rai e Mediaset che permettono di verificare la compatibilità del TV con DVB T2 HEVC. Oltre che “spulciando” tra le specifiche, basta effettuare una risintonizzazione del TV per quanto riguarda le frequenze del digitale terrestre e portarsi sui canali 100 e 200.
La comparsa di un “cartello” simile a quello riprodotto in figura (trasmesso con risoluzione 720p) conferma che il dispositivo, al momento dello switch off finale, sarà in grado di ricevere le trasmissioni in DVB T2 HEVC senza adottare apparecchi accessori (i.e. decoder compatibile).
Se il televisore attualmente in uso non fosse in grado di sintonizzare entrambi i canali 100 e 200, se lo schermo risultasse completamente nero o se venissero visualizzati messaggi circa l’indisponibilità dei canali, significa che il TV non è compatibile DVB T2 HEVC a 10 bit. Su un televisore con supporto HEVC a 8 bit dopo lo switch off si vedrà schermo nero o compariranno messaggi del tipo Servizio non supportato.
10 bit o non 10 bit?
Il modo migliore per effettuare un test consiste nell’accedere al canale 54 (Rai Storia HD): Rai trasmette in questo caso un segnale DVB T2 HEVC a 8 bit. La corretta visualizzazione del canale conferma che il televisore è pienamente compatibile con DVB T2 mentre potrebbe non esserlo con il più avanzato profilo a 10 bit. Come accennato in precedenza, i 10 bit si riferiscono alla profondità di colore gestibile con HEVC ovvero 1 miliardo di colori. Al momento, però, nessun broadcaster italiano sta trasmettendo in DVB T2 a 10 bit (Main10).
La presenza del bollino DGTVi PLATINUM conferma che il TV o il decoder sono pienamente compatibili DVB T2 e HEVC. Esistono diverse versioni del “bollino” ma quella PLATINUM offre, a colpo d’occhio, la massima garanzia. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito dedicato ai bollini della nuova TV digitale terrestre e satellitare.
Un nuovo decoder DVB T2 HEVC a partire da settembre 2024. I TV box Android DVB T2
Su Amazon Italia si trovano tanti decoder DVB T2 HEVC pronti per l’uso al prezzo massimo di circa 35 euro: basta collegarli al TV mediante porta HDMI oppure con la vecchissima presa SCART se si disponesse di un televisore ancora più datato (e non si volesse ancora conferirlo come rifiuto RAEE nei centri di raccolta specializzati).
Il Ministero mantiene una lista di decoder a questo indirizzo: quelli compatibili riportano Sì nella colonna Terrestre.
Vista la contestata decisione del Ministero di rimandare tutto rivedendo la calendarizzazione che ormai sembrava definitiva, non c’è fretta di acquistare decoder e TV box DVB T2 HEVC.
Da qui in avanti, complice anche l’avvio delle trasmissioni DVB T2 in Italia, saranno presentati tanti modelli di TV box Android dotati dei connettori d’antenna per la ricezione del digitale terrestre e del segnale satellitare compatibili con le varie tecnologie e con sintonizzatore digitale DVB T2 HEVC integrato.
Il vantaggio sarà quello di poter disporre di dispositivi che non fungeranno da semplici decoder “basici” ma uniranno tali caratteristiche tecniche alla possibilità di installare applicazioni Android di ogni genere.
Quando si sceglie un TV box Android con sintonizzatore compatibile DVB T2 è comunque essenziale spulciarne bene le specifiche perché alcuni prodotti potrebbero non supportare i meccanismi DRM utilizzati dalle principali piattaforme di streaming (Netflix, Amazon Prime Video, Now TV, Infinity, Disney+, DAZN,…). Quindi, se l’intento fosse non soltanto quello di accedere ai canali digitali terrestri ma trasformare il televisore in una smart TV con cui sia possibile accedere ai servizi di streaming online.
Quali sono le principali alternative a DVB T2
Come accennato in precedenza, l’alternativa a DVB T2 ovviamente esiste e si chiama satellite: tale piattaforma utilizza lo standard DVB-S2 HEVC e i canali fruibili tramite digitale terrestre (con l’eccezione di alcune emittenti minori) sono accessibili attraverso la nota piattaforma gratuita Tivusat.
È comunque necessario attrezzarsi con un decoder satellitare compatibile o con una CAM da inserire nei TV che permettono di ospitarla (deve essere certificata) e un’apposita smartcard (vedere qui per maggiori informazioni).
Su tivùsat ci sono decine di canali in alta definizione e 4K UHD ma, banale dirlo, CAM e smartcard 4K non saranno pienamente sfruttabili se il televisore si ferma al Full HD 1080p come risoluzione supportata.
L’altra alternativa sono le tante piattaforme di streaming come Netflix, Amazon Prime Video, Disney+ e così via, che già da tempo possono garantire una qualità audio-video nettamente superiore rispetto ai tradizionali network operativi sulle frequenze del digitale terrestre (spogliati, tra l’altro, di un’importante porzione di banda sui 700 MHz). Il 4K UHD è ormai di casa, sin dalla nascita sui principali network online ed è sfruttabile connessione di rete permettendo. Lo avevamo visto, ad esempio, nell’articolo su come riprodurre i contenuti 4K UHD con Netflix.