DVB, acronimo di Digital Video Broadcasting, è una sorta di ombrello al di sotto del quale vengono raccolti standard aperti e accettati a livello internazionale sviluppati accelerare la diffusione della televisione digitale e migliorare la qualità delle trasmissioni.
Tra le estensioni di DVB delle quali si è più parlato di recente ci sono DVB-S2 che migliora le trasmissioni satellitari e DVB-T2 per il digitale terrestre: dopo la “corsa” al passaggio al nuovo standard, in Italia tutto si è fermato e se ne riparlerà, forse, dal 2023.
La “S” dopo la sigla DVB sta per “satellite” e la “T” sta per “terrestre”. Ci sono però altri insiemi di standard: in DVB-C la “C” si riferisce al fatto che il segnale è ricevuto con un cavo coassiale (sta per “cavo”); la “H” per “handheld” ovvero portatile a indicare una modalità di diffusione terrestre del segnale progettata per la trasmissione dei contenuti sui dispositivi mobili.
C’è però anche uno standard molto più recente chiamato DVB-I e del quale si è iniziato a parlare nel 2020. La “I” sta in questo caso per “Internet” e suggerisce il fatto che i contenuti multimediali vengono distribuiti attraverso la rete senza appoggiarsi alle modalità trasmissive più tradizionali.
DVB-I: cos’è, come funziona e perché è il futuro della TV digitale
L’adozione dello standard DVB-I non è ancora realtà ma tanti broadcaster (le aziende che distribuiscono programmi televisivi) stanno avviando le prime sperimentazioni.
D’altra parte DVB-I è uno standard aperto già approvato da ETSI, Istituto europeo per le norme di telecomunicazione.
Il vantaggio di DVB-I è che si ha a che fare con uno standard condiviso che mette nero su bianco le modalità per la trasmissione di flussi televisivi su reti IP.
Il vantaggio è che la fruizione dei contenuti da parte degli utenti finali può avvenire utilizzando qualunque tipo di connessione, comprese xDSL, FWA, 4G/5G, fibra FTTx e così via. Il tutto senza collegare alcun cavo di antenna, né satellitare né DTT (digitale terrestre).
DVB-I unisce la TV live e on-demand: con il nuovo standard, infatti, i broadcaster possono offrire sia servizi televisivi di tipo lineare (modello tradizionale in cui l’emittente diffonde il segnale con una logica “uno-a-molti”: lo spettatore non ha possibilità di interagire con il flusso audio-video riprodotto) sia canali on-demand. In quest’ultimo caso l’abbonato o comunque l’utente del servizio può selezionare i contenuti che intende riprodurre, sospenderne temporaneamente la riproduzione, riprenderla in seguito e passare a un punto specifico del flusso multimediale.
DVB-I mette a disposizione un’unica e coerente interfaccia per qualsiasi tipo di contenuto televisivo.
In questi giorni Mediaset ha confermato l’avvio della sua attività di sperimentazione con DVB-I che al momento, tuttavia, sembra concentrarsi sul modello di TV lineare piuttosto che sull’approccio on-demand.
DVB-I: le caratteristiche più importanti
DVB-I è stato “pensato” sia per operare in modalità stand alone sia per integrarsi ad esempio con gli altri standard.
Il TV connesso alla rete Internet può quindi “sintonizzare” e ricevere i canali trasmessi in DVB-I senza che l’utente debba connettere al cavo d’antenna: basta semplicemente che il televisore sia collegato alla rete e possa disporre di una larghezza di banda sufficiente.
Secondo quanto stabilito dalle varie emittenti, inoltre, i TV che sono connessi alla rete ma anche contemporaneamente collegati con il digitale terrestre (DVB-T/DVB-T2), possono utilizzare tecniche di fallback automatico: è possibile configurare prioritariamente l’utilizzo degli stream DVB-I per “ripiegare” sulla trasmissione terrestre nel caso in cui non ci fosse banda a sufficienza e il flusso multimediale iniziasse a diventare troppo compresso o addirittura soggetto a buffering.
I rappresentanti di Mediaset, nel corso dell’evento Ultra HD Forum Italia, svoltosi a fine novembre 2022 a Roma, hanno fatto presente che è improbabile poter fruire di canali TV con risoluzione 4K sul digitale terrestre, anche quando la migrazione al DVB-T2 sarà conclusa. Con DVB-I sarà invece possibile compiere un deciso balzo in avanti in termini di qualità video presentando agli utenti finali la possibilità di accedere a un ampio bouquet di canali in 4K o addirittura con risoluzione superiore (comunque, le smart TV 8K sono a rischio vendita per via delle restrittive politiche in termini di risparmio energetico che entreranno in vigore in Europa da marzo 2023…).
La sfida sarà trasmettere in multicast, soprattutto per migliorare la qualità e l’affidabilità dei canali che offrono contenuti live.
In ogni caso, le emittenti DTT e, a livello internazionale, gli operatori su cavo non devono più scommettere su quali tecnologie usare e possono scegliere di affiancare DVB-I per migliorare il servizio reso agli utenti.
Gli operatori satellitari possono allestire, grazie a DVB-I, un affidabile servizio di fallback attivabile ad esempio quando il maltempo interrompesse la ricezione del segnale e comunque proporre un’unica offerta di servizi ibridi verso l’intera platea di utenti o potenziali tali.
Gli operatori che erogano servizi di IPTV e i fornitori OTT (over-the-top ovvero le media company che offrono servizi e contenuti direttamente via Internet bypassando i sistemi di distribuzione tradizionali come digitale terrestre e satellite) possono a loro volta trarre vantaggio da DVB-I per assicurare agli utenti un’esperienza unica e coerente. Non serve più usare più app, ciascuna appartenente a uno specifico servizio di streaming video, per accedere ai contenuti live e on-demand: la piattaforma compatibile DVB-I permette di gestirli tutti insieme e con la stessa interfaccia.
I metadati DVB-I possono essere combinati per creare elenchi di servizi su misura per gli abbonati abbinando sia contenuti lineari che on-demand/OTT, unire diverse offerte di servizi all’interno della medesima interfaccia e garantire l’accesso a funzionalità avanzate come EPG (Electronic Program Guide, guida ai programmi trasmessi) e personalizzazioni.
La specifica Service Discovery and Program Metadata definita insieme con DVB-I fornisce un meccanismo Internet-centrico per segnalare e scoprire i servizi televisivi, siano essi forniti su reti IP o reti di trasmissione tradizionali, e ne permette la presentazione in maniera unitaria.
Il “punto dolente” resta la compatibilità: ad oggi non esistono sul mercato televisori capaci di supportare DVB-I. Nel caso delle smart TV, i vari produttori potrebbero rilasciare un aggiornamento del firmware per rendere i loro prodotti in grado di supportare e gestire i contenuti diffusi con il nuovo standard ma, come già accaduto in passato, è assai improbabile che ciò avvenga. È verosimile, invece, che si debba attendere la presentazione di nuovi televisori che “di fabbrica”, oltre agli altri, supportano anche lo standard DVB-I.
Differenze tra DVB-I e HbbTV
Leggendo dei “fondamentali” di DVB-I e delle finalità del nuovo standard per la TV digitale, tanti utenti potrebbero aver notato una sovrapposizione con HbbTV (Hybrid Broadcast Broadband TV), standard industriale e iniziativa con cui s’intende promuovere la televisione digitale ibrida armonizzando l’utilizzo di digitale terrestre, satellitare, cavo, IPTV e varie tipologie di contenuti fruibili su richiesta o comunque in modalità interattiva.
Avete presente il tasto blu che alcune emittenti invitano a premere sui canali DTT per accedere a funzionalità aggiuntive? Ecco, quello è un esempio di HbbTV: quando la smart TV compatibile HbbTV è sintonizzata su un canale televisivo che offre un’app HbbTV, tale app può essere caricata seguendo le indicazioni riportate nella parte inferiore dello schermo. Alla pressione del tasto indicato, l’app HbbTV viene eseguita e visualizzata: da qui la trasmissione dei contenuti multimediali veri e propri prosegue su rete IP (il televisore deve essere connesso a Internet) ma come detto è necessario essere sintonizzati su un canale DTT per vedere apparire il riferimento all’app HbbTV.
Con DVB-I, come evidenziato in precedenza, non c’è bisogno invece di alcuna trasmissione del segnale di tipo tradizionale alla quale appoggiarsi: il flusso multimediale DVB-I è autonomo e non si regge su altri sistemi.
Su GitHub è stata inoltre pubblicata l’applicazione di riferimento DVB-I che include i componenti di backend e frontend per generare e modificare elenchi di servizi oltre che per integrare l’erogazione con HbbTV e Android.
Sì, perché DVB-I nasce per essere interoperabile e compatibile con qualunque dispositivo, dispositivi mobili compresi.