Con l’arrivo sul mercato di modelli di televisori dalla diagonale sempre maggiore a prezzi più convenienti, la domanda di consumatori e professionisti è cresciuta notevolmente. Anche perché i moderni TV sono dispositivi smart con un loro sistema operativo e sono in grado di riprodurre un ampio ventaglio di contenuti multimediali, non solo attingendo alle principali piattaforme di streaming video ma anche ai file memorizzati su supporti esterni (i.e. USB) e in rete locale (su altri dispositivi, PC, NAS,…). I moderni TV possono essere usati anche come monitor e sono spesso installati nelle sale riunioni per essere adoperati come grandi schermi.
La distanza TV divano gioca comunque un ruolo significativo nell’assicurare un’esperienza coinvolgente. Sedendosi troppo vicino allo schermo del televisore si possono notare imperfezioni a livello di pixel o affaticare gli occhi; posizionandosi troppo lontano si potrebbero perdere i dettagli più piccoli.
Parlando di distanza di visione ideale, non esiste un unico standard: nel corso degli anni sono stati invece pubblicati diversi suggerimenti da parte di produttori e gruppi industriali. Essi hanno a che fare con una stima del campo visivo dell’occhio umano a partire dal quale viene calcolata la posizione migliore per il televisore e le dimensioni preferibili.
Un concetto di una distanza di visione ottimale ideale pone lo spettatore dove l’angolo orizzontale sotteso dallo schermo è lo stesso dell’angolo orizzontale catturato dalla videocamera con cui la scena è stata ripresa. Quando si realizza questa condizione, i rapporti angolari percepiti dallo spettatore sono identici a quelli registrati dalla videocamera.
È ovvio che questa è una condizione ideale e difficilmente realizzabile anche perché l’angolo orizzontale della videocamera cambia al variare della lunghezza focale dell’obiettivo: supponendo che il sensore della videocamera che riprende la scena non cambi, un obiettivo con lunghezza focale più corta (grandangolo) acquisisce un angolo di visione più ampio richiedendo allo spettatore di sedersi più vicino allo schermo.
Viceversa, un obiettivo a lunghezza focale maggiore (teleobiettivo) cattura un angolo di campo più ristretto: lo spettatore dovrebbe posizionarsi più distante dallo schermo.
Uno scenario del genere, oltre che essere impraticabile, renderebbero vani gli effetti delle riprese effettuate in grandangolo e con teleobiettivi.
Presupponendo che lo spettatore guardi sempre il televisore a una distanza fissa, una delle raccomandazioni maggiormente citate è quella elaborata dalla Society of Motion Picture and Television Engineers (SMPTE): essa fa riferimento alla visione di un TV dalla posizione in cui lo schermo occupa un campo visivo di 30 gradi cioè da una distanza pari a circa 1,62 volte la dimensione del pannello del televisore (le indicazioni si riferiscono alla HDTV, quindi Full HD 1080p, con rapporto d’aspetto 16:9).
Per calcolare la distanza di visione ottimale secondo il suggerimento “SMPTE 30” basta moltiplicare la diagonale del televisore per 1,62. In questo modo si ottiene la distanza a cui sedersi espressa in pollici: per convertirla in centimetri basta moltiplicare per 2,54.
Prendiamo ad esempio un TV da 55 pollici: 55 x 1,62 x 2,54 = 226 cm
Ciò significa che è bene sedersi e posizionare il divano a circa 2,3 metri dallo schermo del televisore da 55 pollici.
Al CES 2006 THX faceva presente che la posizione dalla quale si guarda lo schermo con un angolo di visione di 40 gradi assicura l'”esperienza cinematografica più coinvolgente“.
Nel caso di THX, quindi, viene suggerito di moltiplicare la diagonale dello schermo per 1,2 quindi per 2,54 per ottenere la distanza in centimetri. Anche in questo caso la distanza di visione considerata ottimale si riferisce alla riproduzione di contenuti video Full HD 1080p.
Sony è una delle poche aziende che offre un’indicazione della migliore distanza tra TV e divano basata non soltanto sulla diagonale dello schermo ma anche sulla risoluzione.
Nel caso della HDTV, quindi di televisori tradizionali che non superano la risoluzione 1080p, Sony fa riferimento a un fattore di 1,5 per moltiplicare la diagonale dei TV da 46 pollici in avanti; 1,4-1,45 per i TV di dimensioni inferiori.
In alternativa, la distanza di visione suggerita da Sony è 3 volte la dimensione in verticale dello schermo.
Per i televisori 4K UHD, Sony abbassa il coefficiente a 0,7 nel caso dei televisori di maggiori dimensioni, a 0,8 per quelli più piccoli. In alternativa la distanza suggerita è calcolabile, in questo caso, moltiplicando per 1,5 volte la dimensione verticale del pannello. All’aumentare della risoluzione, quindi, la distanza di visione scende significativamente.
Per il televisore da 55 pollici preso in precedenza come esempio, Sony colloca lo spettatore a una distanza di appena 1 metro in caso di contenuti 4K.
Le stesse raccomandazioni di Sony sono condivise anche da Panasonic.
TCL, invece, preferisce fornire una “forbice” ovvero un intervallo all’interno del quale si dovrebbe porre lo spettatore a seconda della diagonale.
Anche LG fa una riflessione molto simile proponendo però gli intervalli di visione consigliati per TV 4K UHD:
- 49’’, 1 – 2 metri
- 55’’, 1 – 2,2 metri
- 60”, 1 – 2,4 metri
- 65”, 1,2 – 2,6 metri
- 70”, 1,4 – 2,8 metri
- 77”, 1,6 – 3 metri
- 88”, 1,6 – 3,5 metri
Gli altri aspetti da tenere in considerazione
Le dimensioni e risoluzione dello schermo forniscono una buona base per scegliere la distanza di visione più adatta. Vale tuttavia la pena citare alcuni fattori aggiuntivi da tenere in considerazione.
Innanzi tutto, sempre in termini di angolo visivo, è bene assicurarsi che il TV non sia posizionato troppo in alto sulla parete: tutti gli spettatori non devono alzare lo sguardo per più di 15°.
È inoltre importante tenere conto di ciò che si guarda tipicamente sulla TV: un posizionamento più vicino alla TV è consigliabile nel caso in cui si fosse appassionati di gaming o se si volesse ottenere l’esperienza cinematografica più coinvolgente possibile.
I televisori più moderni consentono di selezionare la temperatura di colore ottimizzando così l’esperienza visiva grazie anche alla significativa riduzione della luce blu, responsabile di occhi stanchi e affaticati. La presenza di sensori di luminosità permette inoltre di rilevare l’illuminazione della stanza e adattare l’immagine così da evitare che le scene siano troppo luminose quando si guardano film la sera al buio e aumentando invece la luminosità quando la luce ambientale è ai massimi livelli.