Si parla di frequente di concetti quali realtà aumentata, virtuale e mista ma, complice anche il fatto che molti dispositivi restano ad oggi a uso prevalentemente professionale o comunque relegati al mondo delle imprese, sono in molti a usare i termini in modo quasi intercambiabile. In realtà le differenze ci sono e sono anche importanti.
Cos’è la realtà aumentata
Con il termine realtà aumentata si fa riferimento alla sovrapposizione di elementi virtuali, generalmente generati da un computer, allo spazio reale circostante.
È una tecnologia che utilizza sensori e dispositivi per la visualizzazione al fine di aumentare (da qui il nome) la percezione della realtà arricchendola con immagini digitali, suoni e informazioni aggiuntive.
La realtà aumentata affonda ormai le sue radici nelle soluzioni per l’intelligenza artificiale e sulle più moderne modalità di interazione uomo-computer.
Gli elementi virtuali visualizzati sullo schermo vengono combinati e fatti interagire con il mondo reale tanto che il confine tra reale e virtuale diventa sempre più sfumato. La tecnologia costruisce in tempo reale modelli 3D dello spazio reale e vi posiziona ad esempio elementi generati in digitale tenendo conto delle dimensioni e dell’angolazione da cui si guardano gli oggetti.
“Un assaggio” della realtà aumentata è offerta da Google ed è resa disponibile per tutti coloro che usano uno smartphone compatibile con la piattaforma ARCore: Animali 3D Google: realtà aumentata direttamente dal browser web.
Anche gli smartphone più economici dispongono infatti di un set di sensori che permettono di calcolare in tempo reale la posizione dell’utente e sovrapporre livelli aggiuntivi alle immagini reali.
Cos’è la realtà virtuale
Diversamente rispetto allo schema utilizzato nel caso della realtà aumentata, con la realtà virtuale viene generato in digitale un ambiente che non eredita nulla dallo spazio circostante.
Indossando un visore per la realtà virtuale si accede a un mondo completamente diverso e si perderà la percezione dello spazio che ci circonda.
Il concetto della realtà virtuale è antico: fin dagli anni ’30 del Novecento scrittori e inventori facevano riferimento alla possibilità, nel futuro, di poter indossare dispositivi simili a visori capaci di permettere una sorta di evasione dal reale.
Con la realtà virtuale parziale di solito si indossa un visore sullo schermo del quale viene proiettato un video a 360 gradi con il quale si può interagire muovendo la testa. Non è tuttavia possibile muoversi e interagire con l’ambiente virtuale.
Utilizzando la realtà virtuale totale o “immersiva” oltre al visore vengono opzionalmente usate cuffie on-ear che nelle soluzioni più avanzate permettono di creare effetti surround e ottimizzare l’esperienza dell’utente.
Per interagire con gli ambienti virtuali si utilizzano appositi controller che sostituiscono qualunque altro dispositivo di input e, al fine di evitare pericolosi impatti con pareti e altri elementi reali, si usano le cosiddette stazioni installate per delimitare la zona in cui ci si può muovere in sicurezza con il visore a coprire gli occhi.
Nel caso della realtà virtuale sono tre i pilastri sui quali si fonda questa tecnologia: multi-sensing, immersione e interattività.
Il primo è un concetto che alla percezione visiva abbina la percezione uditiva, quella della forza, la percezione tattile, del movimento e così via. In generale la realtà virtuale dovrebbe tentare di replicare tutte le funzioni di percezione umana.
Per quanto riguarda il senso di immersione, la realtà virtuale dovrebbe rendere l’ambiente creato in digitale quasi indistinguibile dal reale. Infine, l’interattività si riferisce al grado di “manovrabilità” degli oggetti da parte dell’utente nell’ambiente simulato da parte e al feedback che egli può ricevere in risposta dall’ambiente stesso.
Il mercato offre diversi prodotti per la realtà virtuale: basti ricordare i visori Oculus, i Vive di HTC, Gear VR di Samsung, Sony PlayStation VR. Alcuni hanno avuto un po’ più di fortuna, altri – per vari motivi – sono stati quasi ritirati ma gli investimenti in ottica futura comunque proseguono.
L’unione tra i due approcci: la realtà mista
La realtà mista è un concetto sul quale sta da tempo provando a spingere Microsoft.
Nonostante in Windows 10 la cartella Oggetti 3D sia ormai destinata a sparire (vedere Microsoft rimuove la cartella Oggetti 3D da Windows 10) l’impegno dei tecnici dell’azienda di Redmond sulla realtà mista è crescente.
Microsoft Mesh, presentata di recente, è una tecnologia basata su Azure che rappresenta un’evoluzione delle prime implementazioni della realtà mista. L’idea è quella di permettere agli utenti di interagire in ambienti che uniscono reale e virtuale.
Nel prossimo futuro sarà possibile anche interagire con gli ologrammi di colleghi, collaboratori, amici e conoscenti, anch’essi contemporaneamente collegati alla rete: Microsoft Mesh: il Teams del futuro per interagire con i dispositivi per la realtà mista.
Grazie alla realtà mista gli utenti possono interagire con gli elementi virtuali inseriti nell’ambiente reale. Nel nuovo ambiente gli oggetti fisici e digitali coesistono e interagiscono in tempo reale.
Se tutto è virtuale si ha a che fare con la realtà virtuale; se si hanno oggetti che vengono sovrapposti al mondo reale si ha a che fare con la realtà aumentata. La realtà mista presuppone che gli oggetti virtuali interagiscano con il mondo reale ottenendo riscontri immediati.
I Microsoft HoloLens rappresentano il prodotto ad oggi più concreto che riassume tutti i concetti alla base della realtà mista: vedere Microsoft HoloLens 2: i nuovi occhiali per la realtà mista e Monitor virtuali appaiono sulla scrivania accanto a quelli fisici con HoloLens.
Per adesso le bocche in Samsung sono assolutamente cucite ma gli occhiali sui quali starebbero lavorando i tecnici dell’azienda sudcoreana sembrano appartenere più al mondo della realtà mista che a quello della realtà aumentata: Avvistati gli occhiali per la realtà aumentata Samsung Glasses Lite: come funzionano.