Le configurazioni che prevedono l’utilizzo di più monitor sono un ottimo modo per migliorare la produttività soprattutto quando si potesse contare su schermi contraddistinti da una diagonale “generosa”.
Non tutte le schede grafiche per PC desktop né tutti i computer portatili offrono però la possibilità di allestire configurazioni multimonitor.
Daisy Chain, altrimenti conosciuta come funzione Multi-Stream Transport (MST) nel caso di DisplayPort, è una speciale modalità di interconnessione dei monitor in serie. Essa consiste nel collegare in successione un monitor a un altro monitor invece che direttamente all’uscita video della scheda grafica.
Ma qual è l’utilità e quali sono le implicazioni di un approccio del genere?
Fonte dell’immagine: Dell
Cos’è Daisy Chain e come funziona nel caso dei monitor
Daisy Chain è uno schema di interconnessione che si utilizza in elettronica. Nel caso dei monitor, lo schermo A viene collegato a un monitor B e questo, a sua volta, a uno schermo C.
Se la connessione si interrompesse per un qualunque motivo sul secondo monitor anche il terzo non risulterebbe più collegato.
I monitor collegati in Daisy Chain non si comportano diversamente dai monitor collegati in modo convenzionale ma bisogna tenere presente che è indispensabile che ciascuno schermo della “catena” integri uscite video e non solo ingressi.
I produttori lo indicano nelle specifiche e a volte dichiarano espressamente che il loro monitor supporta le configurazioni Daisy Chain con USB-C su Windows, con Thunderbolt sui sistemi macOS.
Daisy Chain rappresenta un ottimo modo per minimizzare l’ingombro dei cavi e aumentare in modo molto semplice la distanza alla quale è possibile collegare i vari monitor.
Ogni schermo dovrà essere collegato alla presa elettrica a muro mediante il suo alimentatore e a quello precedente nella catena (o alla scheda grafica del PC nel caso del primo display) con un cavo video. Il numero di cavi utilizzati alla fine sarà lo stesso di un collegamento tradizionale ma ci si risparmieranno tante scocciature: più cavi lunghi ciascuno da collegare alla scheda video.
Come collegare i monitor in Daisy Chain
Per approntare una configurazione Daisy Chain è fondamentale che i monitor siano compatibili almeno con le specifiche DisplayPort 1.2. Prima di procedere, inoltre, è bene comprendere le differenze tra le varie versioni di DisplayPort.
I monitor che fungono da anelli intermedi nella catena devono includere porte di uscita DisplayPort (così come porte di ingresso); è infine necessario dotarsi di cavi di qualità per non incorrere in una serie di limitazioni legate alla larghezza di banda disponibile.
Per collegare i monitor in Daisy Chain via DisplayPort tutto quello che si deve fare è connettere il primo monitor alla scheda grafica del PC e poi il secondo display al primo e così via. Il numero massimo di monitor supportati è pari a 6, a patto che la scheda grafica permetta questa possibilità.
Nel caso di alcuni monitor potrebbe risultare necessario selezionare esplicitamente l’impostazione DisplayPort 1.2 nelle regolazioni avanzate altrimenti il funzionamento verrebbe limitato alla visualizzazione degli stessi contenuti sui vari schermi (mirroring).
Limitazioni della configurazione Daisy Chain
Il collegamento dei monitor in Daisy Chain, dicevamo, è compatibile con DisplayPort 1.2 e versioni successive. Le specifiche USB-C sono supportate ma soltanto in Windows mentre non c’è compatibilità con l’interfaccia HDMI.
Va inoltre tenuto a mente che la larghezza di banda garantita dal singolo cavo di collegamento tra il PC e il primo monitor dovrà essere sufficiente per gestire lo streaming video di tutti i monitor collegati in cascata. Fortunatamente cavi di fascia alta aiuteranno ad affrontare questa problematica consentendo di sfruttare al meglio risoluzione e frequenza di refresh.
Un collegamento Daisy Chain DisplayPort 1.2 può gestire 4 monitor con risoluzione Full HD 1080p (1920×1080 pixel) oppure due 2 monitor fino a 2560×1600 pixel.
DisplayPort 1.3 e 1.4 sono in grado di pilotare monitor in Daisy Chain fino alla risoluzione 4K anche se solo 2 di essi alla risoluzione più alta e solo a 60 Hz sebbene DisplayPort sia capace di supportare frequenze di refresh molto più elevate.
C’è infine un’altra limitazione da prendere in considerazione: le schede grafiche integrate di Intel ampiamente utilizzate nei notebook supportano solo fino a 3 schermi incluso quello integrato nel portatile.
Ciò significa che possono essere collegati al sistema solo due monitor aggiuntivi; con i processori Tiger Lake il supporto è stato portato a 4 monitor.
Per approfondire suggeriamo l’articolo in cui trattiamo delle possibili modalità di collegamento dei moderni monitor 4K con HDMI, DisplayPort, USB-C e Thunderbolt.